Poste Italiane: fino al 20 febbraio sciopero degli straordinari

Anni di specializzazione non retribuiti ai medici specializzati anche in Toscana. Docenti non laureati: la Toscana chiede al Ministero il coinvolgimento delle Regioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 gennaio 2018 23:05
Poste Italiane: fino al 20 febbraio sciopero degli straordinari

Cronica carenza di personale, peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro, mancato confronto con le sigle sindacali. Sono queste le motivazioni principali per cui Uilposte Toscana e Slc-Cgil Toscana hanno deciso di proclamare sciopero degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive dal 26 gennaio al 20 febbraio 2018 in tutta la regione. L'iniziativa riguarderà sia il PCL (portalettere e recapito) che il MP (Mercato Privati, cioè sportellisti).

"La situazione in cui versano i lavoratori di Poste Italiane in Toscana, sia PCL sia MP, è intollerabile - spiegano Renzo Nardi, Segretario Generale Uilposte Toscana, e Graziano Benedetti, coordinatore area servizi postali Slc-Cgil Toscana - Per quanto riguarda la questione recapito il progetto 'giorni alterni' ha prodotto un'intollerabile peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro. Ad oggi, infatti, ci sono varie zone che i portalettere non riescono a coprire per via della vastità della zona stessa e della mole di lavoro che si è prodotta grazie alle scelte scellerate dell’azienda.

Azienda che nel tentativo di ricorrere ai ripari fa un largo e diffuso utilizzo di contratti a tempo determinato, di fatto precarizzando il lavoro invece di intervenire sulla stabilizzazione del personale carente. Anche sul mercato privati c’è una carenza strutturale di personale. Negli uffici postali si lavora con grande difficoltà perché Poste Italiane ha scelto di non effettuare un turnover rispetto ai massicci esodi incentivati negli ultimi anni. Tra l’altro ogni giorno gli sportellisti subiscono pressioni da parte dell’azienda per raggiungere obiettivi sulla promozione di alcuni prodotti, cosa che crea stress inutile e dannoso ai lavoratori".

Questo, in sintesi, quello che chiedono i sindacati:

  • Un diverso approccio aziendale verso i precari (contratti a tempo determinato) applicati al recapito e alla logistica, che segni velocemente il mutamento delle condizioni di lavoro partendo dal rispetto dell'orario di lavoro e rispetto dei diritti sindacali
  • Un programma di sportellizzazioni, necessario in tutte le province toscane per la mancanza di personale in numero adeguato
  • Un programma di passaggio in tempi certi da Part Time a Full Time (sia PCL sia MP)
  • Una revisione sostanziale e profonda al progetto delle zone di recapito a giorni alterni

"Su questi temi abbiamo avviato un confronto a livello regionale con l’azienda, la quale però non ha ascoltato minimamente le istanze dei rappresentanti dei lavoratori - aggiungono Nardi e Benedetti - Per questo ci troviamo costretti a proclamare uno sciopero su tutta la Toscana e ci riserviamo di proseguire la nostra lotta qualora non ci siano adeguate risposte da parte di Poste Italiane. Ci auguriamo anche che in futuro ci siano cambiamenti sostanziali nel rapporto azienda-sindacato, come sta già avvenendo a livello nazionale laddove siamo riusciti a sottoscrivere, dopo anni, il rinnovo del contratto".

Si apre anche per i medici specializzati della Toscana più “anziani” la possibilità di ottenere un risarcimento per le retribuzioni non corrisposte dallo Stato Italiano durante gli anni di specializzazione. La Corte di Giustizia Europea nei giorni scorsi si è espressa sulla questione, stabilendo che “Qualsiasi formazione a tempo pieno o tempo ridotto come medico specialista iniziata nel corso dell’anno 1982 e proseguita fino al 1990 deve essere oggetto di una remunerazione adeguata”. In base a tale principio affermato dalla Corte, deve ritenersi che anche i medici più “anziani”, ossia iscritti alla Scuole di Specializzazione in anni precedenti al 1982, abbiano diritto a vedersi riconosciuto il risarcimento del danno patito per la mancata remunerazione da parte dello Stato Italiano – spiega il Codacons - L’interpretazione dei giudici del Lussemburgo delle direttive fondamentali sul tema, n.

75/363/CEE e 82/76/CEE, è perfettamente in linea con quanto sostenuto in numerosissimi processi dallo staff legale della nostra associazione, che hanno già portato complessivamente solo in Toscana ad oltre 45 milioni di euro di indennizzo in favore di quasi 1500 medici della regione che non si erano visti riconosciute le retribuzioni loro spettanti. A seguito di questa nuova sentenza il Codacons ha deciso di lanciare anche in Toscana un nuovo ricorso collettivo per tutti i medici iscritti alle Scuole di Specializzazione prima del 1982, volta a far valere i loro diritti e ottenere risarcimenti superiori ai 50 mila euro ciascuno (considerando interessi e rivalutazione monetaria).

“Tagliare ulteriormente il personale sanitario non è possibile e, in ogni caso, il presidente Rossi e l’assessore Saccardi devono allargare il confronto almeno ai sindacati. Non possono chiudersi in una stanza con i direttori generali toscani e lì decidere tutto, come già avvenuto (secondo quanto riportato dalla stampa e mai smentito)”. Lo affermano Paolo Sarti e Tommaso Fattori, consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra, che hanno presentato una mozione per la rapida riapertura di confronto con le organizzazioni sindacali e degli operatori del servizio sanitario regionale sul tema del personale.

Nella mozione si chiede anche che, contrariamente a quanto prospettato, sia valutato un piano di stabilizzazioni e di assunzioni nei settori di maggiore complessità, sia a livello ospedaliero che territoriale. “Non ci sono margine per operare altri tagli al personale -aggiungono Sarti e Fattori - tanto che gli organici sono in affanno in regime ordinario, per non parlare di quando scattano i periodi di maggior affollamento, come in agosto o durante l’epidemia influenzale. Dobbiamo investire sul personale per salvare la sanità pubblica toscana dalla decadenza in cui sta andando e proteggerla dal privato con la perdita del suo intrinseco valore universalistico”. “Le organizzazioni sindacali -ricordano i consiglieri- hanno preannunciato, in mancanza di una rapida riapertura di un confronto sulle problematiche del personale con la Giunta regionale, lo stato di agitazione e una mobilitazione generale.

Il personale, in particolare quello del comparto, in questi anni si è fatto carico di salvaguardare il sistema pubblico regionale garantendo il più possibile servizi e prestazioni ospedaliere e territoriali, e lo ha fatto sobbarcandosi turni estenuanti all’interno per altro di un blocco dell’aumento degli stipendi (fermi oramai da oltre otto anni). Nel check che ci arriva dal Monitoraggio 2017 sulla spesa sanitaria del quarto Rapporto della Ragioneria di Stato, nel nostro paese la spesa per il personale sanitario pubblico è in continua diminuzione: oltre il 20% in meno dal 2000 al 2016, per passare da un'incidenza del 39,8% a quella del 31% sulla spesa sanitaria totale.

Sempre nel rapporto si evidenzia un crollo dei redditi da lavoro dipendente nel SSN: tra il 2011 e il 2016 hanno fatto registrare un calo medio annuo dell'1,3% . Il peggiore risultato -concludono Sarti e Fattori- di tutti i settori di spesa della sanitaria pubblica”.

Sulla questione dei docenti non laureati, bensì diplomati, già assunti con riserva e adesso a rischio licenziamento a causa del recente pronunciamento del Consiglio di Stato, le Regioni italiane chiedono al Ministero dell'Istruzione un confronto annunciando la volontà di partecipare alle possibili ipotesi di soluzione. L'assessore a Lavoro, scuola e formazione della Regione Toscana ha scritto lo scorso 22 gennaio al Ministero, in qualità di coordinatore della Nona commissione della Conferenza delle Regioni, proprio per sollecitare un confronto urgente con le medesime Regioni offrendo collaborazione e disponibilità a trovare le soluzioni possibili e condivise. Nello scorso mese di dicembre, pronunciandosi in seduta plenaria, il Consiglio di Stato, che attraverso le varie camere si era già espresso in senso opposto dichiarandosi a favore delle richieste dei docenti precari con diploma magistrale, ha bocciato l'inserimento di quest'ultimi nelle graduatorie ad esaurimento (le Gae, ndr) azzerando di fatto le aspirazioni di molti giovani che credevano di aver finalmente ottenuto un lavoro destinato a stabilizzarsi. L'assessorato toscano a Lavoro, scuola e formazione dà atto dell'apprezzabile lavoro di approfondimento che il Ministro sta svolgendo, ma in linea con la Conferenza delle Regioni sottoscrive la necessità di coinvolgere le Amministrazioni regionali in quanto la vicenda dei docenti non laureati impatta a livello locale, Toscana compresa, sull'offerta di istruzione e di occupazione rischiando di provocare confusione, iniquità e tensioni.

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