Per l'8 marzo un drappo rosso ai balconi e una candela

Manifesto-appello del Coordinamento donne e dello SPI CGIL di Castelfiorentino. "Le donne hanno pagato il prezzo più alto della pandemia". A San Casciano accanto alle targhe maschili, quelle di 15 donne per le vie della cittadina

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2021 10:03
Per l'8 marzo un drappo rosso ai balconi e una candela

Hanno pagato il prezzo più alto della pandemia, con la perdita del posto di lavoro e un aumento considerevole delle violenze domestiche. E’ anche per questo motivo che in occasione della prossima giornata internazionale della donna (8 marzo) lo SPI CGIL Lega di Castelfiorentino e il Coordinamento Donne SPI CGIL (con il patrocinio del Comune di Castelfiorentino) hanno deciso di diffondere un manifesto-appello, che in una parola riassume il valore di un richiamo secco alla coscienza di ognuno di noi: “Basta!”.

Una parola che apparentemente si presenta come un grido di rabbia e di dolore, ma che intende in realtà configurarsi come un invito a riflettere intorno alla condizione di sfruttamento e marginalizzazione che sta interessando sempre di più la popolazione femminile. Ai centomila posti di lavoro perduti finora durante l’emergenza sanitaria, si è aggiunto infatti l’acutizzarsi del fenomeno dei femminicidi, per contrastare i quali è necessario – si legge nel manifesto – intervenire con strumenti efficaci: a partire dal finanziamento dei centri antiviolenza, che agiscono soprattutto sul versante della prevenzione (a Castelfiorentino esiste una sede del centro antiviolenza “Lilith”, al piano terra della Stazione Ferroviaria).

Infine il tema, sempre attuale, del ruolo della donna nella famiglia: dalla maternità alle giovani coppie, per dare piena attuazione alla legge 194/78 in relazione al fenomeno dei “medici obiettori”, nonché per promuovere la pillola “del giorno dopo” e la RU486.

Allo scopo di sensibilizzare la popolazione sui valori di questa ricorrenza, il Teatro del Popolo sarà illuminato di rosso dal 6 all’8 marzo, con l’invito alla popolazione a esporre un drappo rosso e ad accendere una candela dai balconi e terrazzi (un drappo rosso sarà esposto anche dalla finestra del Municipio).

“Quest’anno – osserva la segretaria dello SPI CGIL di Castelfiorentino, Nadia Meacci – non abbiamo potuto organizzare iniziative in presenza per sottolineare il valore di questa ricorrenza, che purtroppo è estremamente attuale in quanto i diritti di tante donne vengono quotidianamente rimessi in discussione, riportando indietro l’orologio della storia. Abbiamo quindi pensato di diffondere un manifesto e di lanciare un appello alla popolazione per la sera del 7 marzo: l’esposizione di un drappo rosso ai balconi e ai terrazzi e di accendere una candela, allo scopo di ribadire un NO netto e deciso a qualsiasi atto di violenza contro le donne”.

“Come ogni anno – osserva il consigliere alle Pari Opportunità, Ilaria Angiolini - l'8 marzo è un'occasione per riflettere sul ruolo della donna nella nostra società, sulle conquiste ottenute e sulle lotte ancora da combattere. Questo vale ancora di più in un periodo storico che ha costretto le donne in casa, vedendo aumentare in maniera preoccupante i casi di violenza domestica e femminicidio. È proprio a queste donne che si rivolge l'iniziativa delle associazioni castellane: il drappo rosso e la candela accesa alle nostre finestre ricordano le vittime e sono simbolo di speranza”.

C'è anche una bella stria che da arriva da San Casciano dove accanto all’intellettuale fiorentino Niccolò Machiavelli si affaccia, sull’edificio del palazzo comunale, il nome della politica sarda Eleonora d’Arborea, definita nel quattordicesimo secolo ‘giudicessa’. E’ lei che da ieri domina dall’alto una delle strade centrali di San Casciano, intitolata all’autore de Il Principe. Nella piazza dedicata al pilota Orazio Pierozzi fa capolino un'altra donna, in questo caso statunitense, che amò solcare i cieli, l’aviatrice Amelia Earhart. A ‘cantare’ idealmente ai passanti di quella che un tempo era via dello Sdrucciolo sono in due, Tommaso Guarducci e la soprano Maria Malibran.

E ancora Antonio Morrocchesi, uomo di teatro caro a San Casciano tanto da intitolare a lui nella contemporaneità un premio alla carriera artistica, ha al suo fianco la collega attrice Francesca Bertini, mentre poco più avanti Simone Martini divide la scena della notorietà nel panorama dell’arte con la pittrice di scuola caravaggesca Artemisia Gentileschi. Le strade di San Casciano, quasi tutte caratterizzate da nomi maschili si popolano simbolicamente di figure femminili, più o meno celebri, rimaste invisibili, annullate dal sistema sociale della loro epoca, arrivate a noi solo per piccoli tasselli di conoscenza, che poco spazio hanno trovato nella memoria collettiva di ogni tempo.

Ma a dare un cambio di marcia alla storia che ha tentato di cancellare nomi e ruoli delle donne che hanno lasciato il segno è l’iniziativa che si è ispirata ad un’idea dell’associazione Toponomastica femminile organizzata per le vie del centro storico da una specifica commissione consiliare di San Casciano, presieduta da Paola Malacarne.

Un organo permanente, voluto dal sindaco Roberto Ciappi, che da quando si è istituito, esattamente un anno fa, con un gruppo di consiglieri comunali e cittadini che provengono dalla comunità locale e regionale, lavora sui temi delle questioni di genere, dedicando una particolare attenzione all’abbattimento degli stereotipi, alla prevenzione e al contrasto al fenomeno della violenza sulle donne. Il progetto che si costruisce sulle basi di un percorso di ricerca e studio, con il coinvolgimento dell’Istituto comprensivo Il Principe, vuole conferire visibilità e valorizzare le donne che si sono distinte negli stessi campi di interesse umano e nel medesimo periodo delle figure maschili a cui sono intitolate le strade di San Casciano, la cui toponomastica riporta al femminile soltanto una decina di vie, dedicate per lo più a sante.

Da qualche giorno è partito il percorso che vede le componenti della Commissione consiliare aggirarsi per il centro storico e, munite di scala, martello e chiodi, attaccare una quindicina di targhe con i nomi delle donne individuate affiancandole ai personaggi maschili dove rimarranno per qualche settimana. “Una delle forme di violenza più subdola – dichiara la presidente Paola Malacarne – è l’invisibilità delle donne, il messaggio che vogliamo lanciare con questa azione, la prima uscita esterna della commissione che comunque non ha mai smesso di lavorare sul tema dei diritti umani e delle Pari opportunità, neanche durante la pandemia, è dire alle donne di oggi che l’identità di una persona conta a prescindere dal genere, che è giusto e necessario intraprendere le strade formative e professionali che prediligono e in cui si sentono maggiormente vocate anche se esse sono storicamente appannaggio maschile”.

Il progetto sulla toponomastica ha coinvolto anche gli studenti di San Casciano per l’individuazione di figure femminili rispolverate e riemerse dall’armadio della storia che, per volontà dell’amministrazione comunale, si legheranno alla funzione sociale e urbana di tre spazi pubblici situati nel capoluogo, un giardino pubblico, una terrazza, una nuova viabilità, al momento privi di una denominazione.

Di questi duetti inediti che abiteranno per il mese della mimosa, donne e uomini insieme per le vie di San Casciano che hanno fatto epoca, non si dispiaceranno forse neanche i protagonisti che hanno avuto gloria sulle strade, come il popolarissimo Giuseppe Garibaldi che accanto a sé, alla targa che apre il viale alberato tra piazza della Repubblica e il campo sportivo, vede risorgere nome e opere della prima moglie, Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva in Garibaldi.

In evidenza