Pendolaria 2016: bene Alta Velocità e cura del ferro

​5,5 milioni di persone su metropolitane e treni regionali ogni giorno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 gennaio 2017 16:42
Pendolaria 2016: bene Alta Velocità e cura del ferro

Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana: “La nostra regione è seconda nella classifica sui Bilanci Regionali (a Statuto Ordinario) destinata al trasporto locale su ferro. Nelle grandi città serve tuttavia una svolta, e le risorse, in chiave assoluta, sono ancora inadeguate (0,51% del bilancio)”.Ogni giorno in Italia quasi 5,5 milioni di persone prendono il treno per spostarsi per ragioni di lavoro o di studio, un numero solo leggermente superiore al 2015 (+0,2%), quando i pendolari del treno erano 5,43 milioni (e 5,1 nel 2014).A crescere in maniera evidente sono, invece, le diseguaglianze tra le Regioni rispetto al numero di viaggiatori e alle condizioni del servizio offerto.Sui 5,5 milionidipendolari, sono 2 milioni e 832 mila quelli che usufruiscono del servizio ferroviario regionale (divisi tra 1,37 milioni cheutilizzano i convogli di Trenitalia e gli altri 20 concessionari) e 2 milioni e 655 mila quelli che prendono le metropolitane presenti a Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania.

Nel 2016 il numero dei pendolari del treno è aumentato di poco:+0,7% rispetto al 2015 per il trasporto ferroviario e +0,6% per quello metropolitano.La crescita dei pendolari è però un dato con differenze macroscopiche, perché aumenta dove il servizio non è stato tagliato e dove sono stati realizzati investimenti nell’acquisto di nuovi treni, come in Lombardia dove sono arrivati a 712 mila (con un +1,3%), in Emilia-Romagna (+3%) e in Alto Adige (dove sulle lineeriqualificate con treni nuovi sono triplicati, da 11.000 nel 2011 a quasi 32.000).

Mentre continua a calare in Regioni dove dal 2010 a oggi sono stati realizzati solo tagli ai servizi (in Calabria -26,4% treni in circolazionee -31% passeggeri, in Campania -15,1% treni e -40,3% passeggeri, in Piemonte –8,4% e -9,5%) e nelle cittàdove il servizio è scadente, con sempre meno treni e sempre più vecchi come a Napoli sullaCircumvesuviana (le corse sono state ridotte del 30% dal 2010) o sulla Roma-Ostia Lido.In questianni si è inoltre assistito allachiusura di oltre 1.120 chilometri di linee ferroviarie, cuivannoaggiunti 412 km di rete ordinaria che risulta “sospesa” per inagibilità dell’infrastruttura,come per laTrapani-Palermo, laGemona-Sacile, la Priverno-Terracina, la Bosco Redole-Benevento e la Marzi-Soveria Mannelli in Calabria. Per fare qualche esempio, in Molise non esiste più un collegamento ferroviario con il mare: da qualche mese sono scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso con l’Adriatico e con Termoli.

In tutto sono 1.532 km di linee ferroviarie su cui non esiste attualmente alcun servizio passeggeri.È una Italia che viaggia sempre di più a velocità differenti, quella che viene fuori dal rapporto che, dal 2008,presenta la fotografia della situazione del trasporto ferroviario in Italia e ne racconta i cambiamenti. Sonoproprio ledifferenzee diseguaglianzetra le diverse aree del Paese, ad essere al centro del focusquest’anno. Con realtà dove la situazione è migliorata ed altre, più numerose, in cui ci sono meno treni eanche più lenti che in passato, per via dei tagli ai treni Intercity e a lunga percorrenza e a quelli regionali (tagliati rispettivamente del 22,4% e del 6,5% rispetto al 2010.Continuano intanto i successi dell’alta velocità, con un servizio sempre più in crescita e articolato (dal 2007 +394% sulla Roma-Milano) e un numero crescente di passeggeri (+6% nel 2016, dopo il +7 del 2014 e 2015).

Ma risultati positivi li troviamo in altre realtà dove si è puntato sul ferro: dal Tram Firenze-Scandicci (30mila passeggeri giorno) a quelli nuovi di Palermo, alle linee dove si è investito in Alto Adige, alla linea Palermo-Catania, ad alcune linee pugliesi. E in ogni parte d’Italia, dove si investe nel ferro il successo è garantito come dimostrano 30 buone pratiche raccontate nel Rapporto.

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