PD: lettera aperta sullo stop al DL sulla fecondazione eterologa

Dalla presidente dell'assemblea del Partito Democratico della Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 agosto 2014 00:27
PD: lettera aperta sullo stop al DL sulla fecondazione eterologa

di Francesca Bianchi

Presidente Assemblea PD Toscana

Via libera subito alla fecondazione eterologa? E invece il Governo Renzi dice NO, scegliendo di non emanare il decreto legge urgente, annunciato dalla Ministra Lorenzin nei giorni scorsi.

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Da quando ho appreso questa notizia, ho una domanda che mi occupa la mente, una domanda che vorrei rivolgere a tutti, cittadini e classe dirigente del Partito che rappresento e che ha preso impegni da sempre sui diritti civili e temi connessi, dall’obiezione di coscienza, ai matrimoni gay, fino appunto alla fecondazione eterologa.

Secondo voi, aveva o non aveva carattere di urgenza, e quindi necessità di un decreto legge, un provvedimento che andasse a riempire il bisticcio normativo che si è formato in seguito alla sentenza della Corte Costituzione del 9 aprile u.s. sulla Legge 40, e che ha cancellato il divieto per le coppie assolutamente sterili di fecondazione ricorrendo a donatori esterni?

Secondo voi, si legittima così o no uno sgambetto alla democrazia e all’uguaglianza costituzionale tra cittadini, tra i facoltosi che potranno continuare ricorrere a cliniche all’estero (circa 2.700 casi all’anno) e i meno abbienti che non potranno far altro che spegnere il motore dell’auto che già era pronta per la corsa in ospedale?

E cosa potrebbe succedere in quelle Regioni, come la nostra Toscana in cui abbiamo una delibera che chiarisce le metodiche tecniche, se domani una coppia con tutti i requisiti si presentasse in una struttura e chiedesse di essere sottoposta a fecondazione eterologa? Il Governo ammonisce e specifica che i centri, pubblici e privati che si muovessero in assenza di una legge, si esporrebbero a contenziosi e problemi giuridici e ricorda che qualsiasi atto amministrativo, delibera regionale e linea guida può essere impugnato al TAR, dando vita a lunghi contenziosi.

E non pensate che tutto questo non faccia altro che sommare ulteriori e svilenti pasticci ai problemi di persone che già vivono una sofferenza enorme, quella di non riuscire a diventare genitori, pur avendone diritto già dal 9 aprile scorso?

Ma serve, si dice, un dibattito parlamentare, per gli evidenti profili etici della materia. Personalmente temo che questo finirà per far prendere (o perdere) tempo, perché, sia ben chiaro che non si può più mettere in discussione la possibilità di vietare l’eterologa, da quando sono stati dichiarati illegittimi i punti più ideologici della Legge 40. Che qualcuno se ne faccia una ragione una volta per tutte.

Con il decreto avremmo l’eterologa subito, con regole uniformi a livello nazionale per tutelare coppie e nascituri. E invece, con lo stop deciso in consiglio dei ministri, su proposta del premier Renzi, nonostante l'urgenza di tipo sanitario e le forti pressioni esterne su cui ha relazionato la Ministra Lorenzin, si è scelto all’unanimità di rinunciare a quel subito e prendere tempo.

La stessa Ministra dichiara – sue parole rilasciate alla stampa - che sui tempi, «se c'è la volontà di andare fino in fondo e si attengono agli elementi già previsti dal mio decreto possono volerci pochi mesi. Altrimenti si sta fermi e si aspetta», «Del resto questa materia in Italia è stata dibattuta anni. Un pò di attesa in più non cambia le cose».

Ed è proprio in quel “se c’è la volontà” il limite, la debolezza e la pericolosità di una posizione che finisco per non condividere affatto e a cui sono convinta serva trovare il coraggio di opporsi con forza e determinazione. “Un po’ di attesa” le cose le cambia eccome, specie se pensiamo a quello che come nuovi rappresentanti di questo Partito e soprattutto di questo Paese, abbiamo preso l’impegno di fare: ridurre la distanza tra cittadini e politica, fare, fare bene e fare presto perché purtroppo i tanti che ci hanno preceduto non hanno avuto il coraggio di affrontare temi come questo, per timore e vantaggio elettorale.

Io credo nel cambiamento, nel rinnovamento, in una classe dirigente libera e coraggiosa, che si rapporta con i cittadini e non con gli elettori, che supera il compromesso di opportunità elettorale e sceglie con determinazione che anche su questi temi, dove non si può più dare tempo al tempo. Il dibattito parlamentare potrà, anzi dovrà, essere comunque aperto per migliorare successivamente il decreto, ma ora alla signora Maria e a suo marito Gino, come direbbe il nostro Presidente del Consiglio e Segretario in uno dei suoi esempi sempre vivi e calzanti, serve quel decreto, e se Renzi e il Governo ci ripensassero e si riunissero di nuovo, potremmo averlo anche oggi. Perché domani non è mai stato così tardi.

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