Pap-Test dopo due mesi per il controllo in gravidanza

Interrogazione del Vicepresidente della Commissione sanità Mugnai (FI): «Troppo. Si rivedano i modelli organizzativi o è inutile il protocollo». Marroni in visita ai Pronto Soccorso del San Luca di Lucca e del Versilia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 luglio 2014 14:53
Pap-Test dopo due mesi per il controllo in gravidanza

La Toscana è una delle poche regioni italiane ad essersi dotata, per le donne in stato di gravidanza, di un protocollo specifico di screening che guida la paziente settimana dopo settimana attraverso il percorso dei controlli diagnostici da effettuare. Bravi, evviva. Alla dodicesima settimana, ecco il Pap-Test. Il cui referto, però, poi, almeno nella Asl 10 di Firenze arriva dopo due mesi circa, ovvero quando la donna si trova ormai circa alla ventesima settimana. Ma allora: che efficienza dimostra un protocollo che, potenzialmente, pone una donna dinanzi a una scelta che può essere drammatica così in là col tempo di gestazione? A domandarselo, a seguito della segnalazione ricevuta da una signora e di suo marito, è il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (FI) che, sull’argomento, presenta un’interrogazione per chiedere alla giunta regionale di rivedere i modelli organizzativi in maniera da rendere il protocollo non solo esistente, ma anche funzionale.

«E’ evidente – scrive Mugnai nella sua interrogazione – quanta differenza possa fare soprattutto per la donna, da un punto di vista sia fisico che psicoemotivo, trovarsi a dover interrompere una gravidanza a 3 piuttosto che a 5 mesi. In caso l’esame rilevi problemi e si giunga a diagnosticare un carcinoma, la madre di vede infatti costretta a dover scegliere tra il praticare una chemioterapia o portare avanti la gravidanza». Eppure, a quanto pare: «A quanto ci viene riferito dalla signora che ieri si è sottoposta al prelievo presso il distretto Asl 10 di Scandicci – spiega il Vicepresidente della Commissione sanità anche nel suo atto, con il quale chiede alla giunta risposta in forma scritta – l’Urp dell’azienda sanitaria fiorentina avrebbe spiegato che i campioni di pazienti in gravidanza vengono tutti inviati in regime d’urgenza il giorno stesso del prelievo, ma che il ritardo nella refertazione sarebbe addebitabile all’ISPO.

Per altro, a seguito della prestazione non verrebbe rilasciata nessuna attestazione cartacea che aiuti, eventualmente, a tracciare o conoscere lo stato dell’esame, né un recapito a cui chiedere informazioni. Bisogna aspettare e basta». La conclusione di Mugnai è chiara: «Al solito: si è stilato un protocollo per appuntarsi un fiorellino all’occhiello, ma non si è pensato a dargli gambe. Per questo non abbiamo dubbi: c’è da rivedere l’organizzazione».Un verifica del Ministero della Salute e del ministro Beatrice Lorenzin sul settore della diagnostica per immagini della Toscana.

Lo richiede il consigliere regionale e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri «per contrastare – spiega – il vuoto pneumatico di iniziative politiche dell’assessore regionale Luigi Marroni in termini di riduzione dei tempi d’attesa e riforma di un quadro regolamentare frammentato che, non solo privilegia i residenti di alcune Asl, a discapito di altri ma altera il mercato privato delle aziende locali convenzionate.

Col risultato di creare cittadini di serie B, come quelli dell’Asl 10 di Firenze». «A dare la misura di questa anomalia – sottolinea – sono le fughe dei fiorentini verso altre Asl sulle quali lo scorso 22 maggio abbiamo interpellato l’assessore Marroni. I numeri sono impressionanti, nel 2012, 21.377 fiorentini sono emigrati presso l’Asl di Pistoia o di Prato e di Arezzo per avere indagini diagnostiche (radiografie, ecografie, tac e risonanze magnetiche) con un costo per la Asl di 3.077.000 di euro.

Nel 2013 invece18.300 fiorentini si sono recati fuori Asl con un costo per l’Asl 10 di 2.300.000 di euro: un vero esodo. E chi non è migrato in altre Asl, in che tempi ha avuto una risposta alla sua richiesta di indagine diagnostica? Tempi ancoratroppo lunghi: mesi come dimostra il caso di stamattina dove il Cup non è stato in grado di fornire nessuna data, rinviando ad una successiva “loro telefonata” ove non si tratti di urgenze.

C’è poi il paradosso dell’ospedale Serristori di Figline. Qui, i servizi di diagnostica del nuovo reparto di radiologia, inaugurato un anno fa, sono consentiti solo ai pazienti ricoverati o che provengono dal pronto soccorso. Nel frattempo le strategie dell’Asl 10 penalizzano le aziende “convenzionate” di diagnostica che potrebbero aiutare a ridurre le attese sulla diagnostica per immagini.

Un esempio? Non sono state rinnovate le convenzioni con gli istituti fiorentini, procedendo con proroghe di pochi mesi mentre le aziende fuori Asl hanno avuto rinnovate le convenzioni anche per anni. Arezzo ePistoia hanno contratti pluriennali. In questa situazione di precariato come possono le aziende private fiorentine investire in termini di personale e attrezzature? Ed ancora lo spezzatino dei tetti di spesa.

Nell’Asl di Pistoia e Arezzo le aziende diagnostiche hanno un tetto di spesa dedicato ai fuori sede che gli permette un’ampia disponibilità. Per gli istituti fiorentini le prestazioni dei fuori sede e dei fiorentini sono sotto lo stesso tetto di spesa. In sostanza le prestazioni rese ai fuori sede “rubano” posti ai fiorentini esenti. Il risultato di questo quadro – commenta – è quello di una vera e propria penalizzazione e disservizio sui quali finora l’assessore Marroni non ha osato inoltrarsi per mettere ordine.

Eccezion fatta per dichiarazioni ad effetto come quella di un numero verde per abbattere le liste d’attesa, lanciata in occasione del centenario di Careggi. A mio avviso, iniziativa assolutamente inutile, dal sapore beffardo. Per questo motivo – conclude – richiedo un verifica al Ministero e al ministro della Salute alla quale farò pervenire un dossier, affinché si alzi il livello dell’impegno finora dimostrato dalla nostra Giunta in materia sanitaria e ridisegnare il sistema toscano della diagnostica per immagini».

Ieri al Pronto Soccorso del Nuovo Ospeale San Luca di Lucca e di quello Unico della Versilia, Marroni ha incontrato i direttori sanitari, gli operatori e alcuni degenti. "In ambedue gli ospedali è stata l'occasione - ha detto l'assessore - per verificare la situazione e fare il punto sui piani di miglioramento dell'accoglienza e dei flussi interni dei pazienti in un momento in cui gli accessi ai Pronto Soccorso stanno crescendo. Nostro compito è quello di mantenere l'attenzione costante e prendere in esame tutte le soluzioni possibili per migliorare il comfort e l'attesa, dal momento che il livello delle prestazioni dal punto di vista medico e tecnico è già altissimo.

Dove serve faremo investimenti, in parte li stiamo già facendo, e vagliermo anche la disponibilità di personale". Il Pronto Soccorso Adulti dell'Ospedale Versilia gestisce un volume di circa 57.000 accessi all'anno con progressivo trend di incremento sia rispetto al 2013 che al 2012. Il numero di accessi giornalieri varia a seconda dei periodi dell'anno e dei giorni della settimana, con una media di circa 160 e con punte anche di 250/280 nei mesi estivi. Tra gli interventi migliorativi sono stati definiti alcuni percorsi dedicati, quali quello con l'Ortopedia per la gestione tempestiva delle fratture di femore, con la Cardiologia per il paziente con patologia cardiaca, con l'Area Medica per il paziente con patologia internistica, e con l'Area Chirurgica per il paziente con politrauma, e, in collaborazione con l'ASL n.

6 di Livorno, per il paziente neurochirurgico. Sono inoltre attivi i percorsi di "fast-track" in alcune fasce orarie particolari per l'invio diretto dal triage agli specialisti delle branche di otorino, oculistica e dermatologia e un protocollo di collaborazione con il personale del 118 per la gestione di ambulatori dedicati ai codici a bassa priorità. Nel Nuovo Ospedale San Luca di Lucca si registrano in media 170 accessi al giorno e una particolarità che lo distingue a livello regionale è il fatto di poter contare, oltre ai letti di OBI (Osservazione Breve Intensiva), anche sulla Medicina d'Urgenza, un ulteriore setting di ricovero gestito direttamente dai medici del Pronto Soccorso dove i pazienti possono restare per un massimo di 72 ore. A Lucca Marroni ha paretcipato anche all'incontro sull'informatizzazione della azienda.

Si tratta di un piano concordato dalla Asl 2 con la Regione che punta sulle reti di trasmissione dati, pc delle postazioni lavoro e CED, sull'informatizzazione dei processi di assistenza favorendo la qualità e sicurezza, la polispecialità e la interattività, venendo così incontro alla persona e ai suoi bisogni reali: tutti i dati clinici che ruotano intorno al paziente infatti d'ora in poi saranno collegati direttamente a lui e non più al settore specifico che li produce.

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