​Orgoglio fiorentino: Riccardo Guarneri alla 57a Biennale di Venezia

Riccardo Guarneri è alla sua seconda partecipazione alla Biennale di Venezia

12 aprile 2017 12:42

Giornata piovosa, una Firenze con tonalità grigio scure, ma l’incontro che si prospetta è luminoso, specialmente perché il personaggio che vado ad incontrare ha fatto della luce il suo elemento di ricerca.

Mi accoglie sorridente, sulla porta del suo studio, con la coppola in testa e la sua inseparabile pipa, Riccardo Guarneri, alla sua seconda partecipazione alla Biennale di Venezia, stavolta nel padiglione internazionale.

Prima di tutto uno sguardo, con la sua introduzione, alle opere che caratterizzano la sua ultima ricerca, d’altronde gli artisti sono come scienziati, pronti a cercare nuove possibilità espressive, che sia cambiando un supporto, un pigmento o altro, la parola “evoluzione” è sempre affiancata alle loro creazioni.

Ammetto di essere suggestionato dal percorso di questo nostro maestro che, come troppo spesso accade, è stato dimenticato per anni sia dal mercato, che dalla cultura locale e nazionale. Le ricerche degli anni ’60 si sono estremizzate in quelle degli anni ’70, portando alla realizzazione poetica di impercettibili geometrie dove il colore, stavolta, non fa da padrone. Si arriva agli anni ’80 dove alle precedenti ricerche si aggiunge l’inserimento di fantasiose calligrafie, utilizzate più per forma che per altro, da accompagnare sempre alle tenui geometrie, stavolta più marcate.

Gli anni ’90 vedono una sperimentazione diversa, un leggero abbandono della forma, almeno nel risultato finale, grazie all’impiego, come mi spiega Guarneri, della carta di riso sulla tela che, una volta tolta, lascia un effetto un po’ informale acquerellato. Infine gli anni 2000, caratterizzati, a mio avviso, da un collegamento con la precedente ricerca degli anni ’60, variando il cromatismo ed i pigmenti, con un piacevolissimo risultato che non fa sospettare che dietro ci sia una mano molto matura.

Ho conosciuto Guarneri, di persona, solamente nel 2015, mentre già da qualche anno ne apprezzo la sua pittura, la sua sottile ricerca, che ha fatto dell’apparente impercettibilità un vanto personale.

Ricordo che nel 2015 stavo parlando con l’amico Balthazar Piero Rosai, titolare ideatore della Rosai Ugolini modern di New York, ancor prima dell'allestimento della mostra a conclusione dell'estate, mi espose le ipotesi sulla mostra di dicembre e, quando mi fece il nome di Guarneri, mi trovò entusiasta ed assolutamente favorevole, d’altronde, da fiero collezionista delle sue opere, non poteva che trovarmi concorde! Adesso, dopo il racconto sulla serie di coincidenze che lo hanno portato ad essere invitato alla Biennale, non posso che inorgoglirmi che il tutto sia nato grazie alla fortuita scelta di un caro amico.

Nell’augurare a Riccardo Guarneri altri 50 anni di Biennali ed altri successi, vi suggerisco di ascoltare cos’altro mi ha raccontato il maestro nel corso dell’intervista.

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