Occupazione: le pmi trainano il manifatturiero

Agosto positivo per il Turismo, ma settembre preoccupa gli albergatori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 settembre 2021 23:40
Occupazione: le pmi trainano il manifatturiero

Il sistema manifatturiero, formato in maggioranza da micro e piccole imprese, sta trainando la ripresa sia a livello locale che nazionale, sta aiutando il Paese a preservare quote significative di mercato e a piazzare l’Italia al secondo posto dell’economia manifatturiera europea, dopo la Germania. Ciò dimostra che le pmi rappresentano un patrimonio prezioso e serve un cambio di passo per tutelarle adeguatamente con politiche industriali pensate a loro misura”

Ad affermarlo è il Presidente di CNA Toscana Centro, Claudio Bettazzi, alla luce delle ultime indagini del Centro Studi CNA nazionale, che confermano questa capacità trainante delle pmi del prodotto interno lordo, e del report camerale sulla congiuntura a Prato e Pistoia.

Come sottolinea il Presidente Bettazzi infatti, “gli ultimi dati congiunturali della C.c.i.a.a di Pistoia e Prato per la prima metà del 2021 ci dicono che nelle nostre province l’industria manifatturiera sta recuperando le posizioni perse a causa della pandemia. Molti settori stanno rialzando la testa – come abbigliamento e maglieria, settore del mobile, meccanica, chimica e plastica – e le previsioni per l’occupazione nel manifatturiero del nostro territorio sono nettamente positive sia per Pistoia (+5) che per Prato (+3).

A livello nazionale del resto, dall’indagine CNA emerge come la presenza di micro e piccole aziende sia preponderante in tutti gli ambiti produttivi, soprattutto a vocazione artigiana. In Italia, su quasi 380mila imprese attive nel manifatturiero, il 92,3% sono micro (82% del totale) o piccole imprese (10,3% del totale), organizzate giuridicamente come aziende artigiane nel 63,8% dei casi. Ed è proprio grazie alle pmi e a questo tessuto produttivo così esteso, che il nostro Paese riesce a piazzarsi al secondo posto per fatturato manifatturiero dopo la Germania, con una struttura produttiva di pmi che è, di fatto, una una importante leva di traino per la competitività nazionale. Ma non è tutto.

Se guardiamo al rapporto tra pmi ed export nazionale, le piccole imprese della manifattura contribuiscono all’export complessivo del settore per una quota pari al 15,8% del totale, superando la soglia del 20% in molti ambiti: tessile (31,1%), abbigliamento (27,3%), alimentari (22,5%), fabbricazione di mobili (29,4%) e altre industrie manifatturiere (27,6%). I comparti nei quali è maggiormente radicata la presenza delle piccole e medie imprese, dunque, sono quelli che contribuiscono quasi per intero alla formazione dell’avanzo commerciale dell’intera manifattura, senza contare che per merito delle piccole e medie imprese il valore aggiunto creato dalle imprese italiane fino a 50 addetti (pari a 246,9 miliardi di euro), ha superato persino quello realizzato in Francia (241 miliardi) da imprese con la stessa dimensione occupazionale.

Infine – conclude Bettazzi – sempre parlando di occupazione, dallo studio CNA emerge che oltre il 55% delle microimprese è intenzionato ad assumere addetti nei prossimi sei mesi: quasi il 30% a tempo indeterminato, 27,7% a tempo determinato, il 20,2% con l’apprendistato, il 14,8% con il tirocinio formativo, mentre marginale è il ricorso a collaborazioni professionali e al lavoro occasionale (3,8%). La volontà delle imprese artigiane, micro e piccole, è quindi quella di ampliare gli organici anche in funzione delle nuove necessità richieste dal mercato nel dopo pandemia; una necessità che rischia però di essere frustrata dalle difficoltà, spesso insormontabili, nel trovare le figure professionali di cui hanno bisogno”.

Sotto questo aspetto, l’indagine conferma anche un dato inquietante: il nostro Paese non ha un sistema in grado di coniugare domanda e offerta di lavoro, tant’è che il 41,1% delle imprese cerca personale attraverso il “passaparola”, solo il 21,5% si rivolge alle agenzie interinali, il 16,6% del campione si indirizza a scuole e/o a istituti di formazione, l’11% si affida ai mezzi di comunicazione specializzati e appena il 3,8% ricorre ai centri per l’impiego.

E’ una lacuna di non poco conto – conclude Bettazzi –ed ecco perché l’annunciata riforma delle politiche attive del lavoro dovrà affrontare urgentemente la riorganizzazione delle strutture dedicate al collocamento e adattare i percorsi formativi alle esigenze del mondo produttivo: l’unico modo per consentire al Paese di agganciare i nuovi driver dello sviluppo che richiedono competenze adeguate”.

Da una parte un'estate che vede gli albergatori del territorio soddisfatti. Dall'altra le preoccupazioni per un futuro ancora condizionato dall'incertezza. “Nel periodo estivo alberghi e hotel di Pisa e provincia hanno visto una ripresa consistente delle presenze, soprattutto nel mese di agosto” commenta il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli. “Una conferma delle potenzialità del nostro territorio, molto apprezzato sia dal turismo straniero che da quello di prossimità, così come della professionalità dei nostri operatori e dell'accoglienza delle strutture ricettive. Un piccolo sospiro di sollievo in un anno davvero drammatico per le imprese del settore, che già a partire da settembre dovranno fare i conti con una normalità purtroppo contrassegnata da troppe variabili”.

Timori confermati dal presidente di ConfAlberghi Confcommercio Pisa Roberto Tommasoni: “Agosto è stato un mese straordinario dal punto di vista delle presenze, a Pisa città c'è stato un boom di turisti dal Nord Europa, in particolare provenienti da Germania, Francia, Belgio e Olanda, mentre sul Litorale prevale il turismo locale e italiano, ma non ci facciamo illusioni. Il turismo leisure, quello legato alle vacanze e al tempo libero, fa da padrone in questo periodo dell'anno, e ci permette di fare programmazione. Già da settembre invece il nostro lavoro è legato alle presenze del turismo congressuale e a quello del business, e da questo punto di vista c'è ancora molta cautela nelle aziende. Purtroppo la continua incertezza sull'andamento dei contagi e i cambiamenti sulle misure restrittive condizionano il ritorno alla normalità”.

“Anche nella provincia di Pisa e in particolare nella zona del Cuoio la stagione estiva è andata bene, con il mese di luglio che ha visto una prevalenza di turismo straniero a luglio, il 65%, e italiano a giugno e agosto” afferma il referente Confcommercio Provincia di Pisa con delega al Turismo nel comprensorio del Cuoio Cesare Andrisano. “Le bellezze paesaggistiche e la posizione strategica sono un punto di forza indiscutibile, e oltre ai turisti tedeschi, svizzeri, belgi e olandesi sono aumentati gli arrivi dall'Est Europa. Ormai da due anni mancano però il turismo organizzato e gli arrivi da Paesi extra europei, e oltre l'estate servirebbe una programmazione che a queste condizioni è impossibile”.

“La crescita del Pil italiano pari al +2,7% nel secondo trimestre rispetto a quello precedente e' un dato positivo. Un segnale di ripresa che può essere solo amplificato se puntiamo diritto alle riforme, in particolare a quella sul fisco e ad un sostegno forte per le attività delle imprese. Un impulso che sta venendo forte grazie al governo Draghi e alla voglia del nostro Paese di ripartire. Come riflettono i dati Istat, il cuore del cambiamento si registra proprio nel forte recupero dell'attività produttiva, sia nell'industria, sia nel terziario. Un aumento che potrebbe diventare ancora più significativo e trainante man mano che si tornerà alla piena normalità, nei diversi comparti, dai trasporti alla scuola, dal turismo alla ristorazione a tutti gli altri settori dell’economia che il covid ha massacrato e che gradualmente riprendono alla luce” Così in una nota Stefano Mugnai, vice capogruppo vicario alla Camera di Coraggio Italia.

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