Minimarket nel centro di Firenze: dal buon vicinato alla salute pubblica

Il capoluogo toscano ha visto crescere la rete della piccola distribuzione, intervenendo più volte sulla sua regolamentazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2019 10:06
Minimarket nel centro di Firenze: dal buon vicinato alla salute pubblica

 Il commercio di vicinato ha subito una profonda trasformazione negli ultimi anni, le vecchie gastronomie, i venditori di frutta e verdura, macellerie, pollerie e generi vari sono stati condensati all'interno di piccoli esercizi su strada che offrono oggi una selezione di prodotti più o meno freschi, mescolati ad una ampia offerta di bevande. Nel gergo comune sono diventati Minimarket e su queste attività si è concentrata spesso l'attenzione da parte dei residenti, prima, e successivamente delle istituzioni.Anche a nove@nove.firenze.it sono arrivate segnalazioni nel corso degli anni, non solo riguardo ad orari di apertura e tipologia di offerte, come ad esempio la vendita di alcolici rivolta espressamente ai giovani studenti stranieri, ma anche al bivacco che tali attività producono sulla pubblica via.

Niente che non sia noto alla Firenze della cosiddetta "movida molesta". In alcuni casi le segnalazioni hanno rimarcato la nazionalità dei titolari delle piccole attività prima ancora che gli effetti della strategia aziendale sui prodotti acquistati e rivenduti. Sulla nostra Pagina Facebook non sono mancati commenti a difesa di rivenditori diventati di famiglia in alcune strade. Ma come si gestisce questo fenomeno economico e sociale? Le restrizioni adottate sono la soluzione per migliorare il tessuto commerciale del centro storico? Il monitoraggio di tutti gli esercizi cosa ha comportato? Quanto valgono, ad esempio, in termini di affitto al metro quadrato? Dal punto di vista urbanistico sono equiparabili ad attività di vicinato che garantiscono un presidio utile alla permanenza della residenzialità? Erano emblema della eccellenza gastronomica di filiera corta, oggi si guardano con sospetto coloro che si approvvigionano presso la grande distribuzione sfruttando le promozioni e si arriva a parlare di salute pubblica durante i controlli che portano a sequestri, sospensioni e chiusure. Cosa è successo, cosa è cambiato negli ultimi anni? A finire sotto la lente d'ingrandimento è stata l'offerta rivolta al pubblico attraverso cartelli luminosi, in alcuni casi i 3X2 o comunque i forti sconti applicati sulle bevande alcoliche.

Ma anche l'assenza spesso di prodotti freschi, salvo poi apprendere da veline della Polizia Municipale che in presenza di prodotti freschi, gli stessi non sono sempre trattati secondo le direttive. Forse perché sono diventati una costrizione e non erano previsti nel business plan aziendale? Questo trend ha portato ad equiparare la buona gestione dell'attività a termini quali "Sicurezza" e "Salute pubblica".  Molte sono state le restrizioni più volte proposte in forma di ordinanze, interventi adottati su motivazioni di urgenza, spesso a carattere temporaneo, mirati a singole stagioni o materie di riferimento, sino a toccare aspetti urbanistici quali gli spazi commerciali, l'allestimento delle vetrine e, nel rispetto di parametri Unesco, anche sulla tipologia di merce esposta.

Adesso una nuova ordinanza interviene a tutela della salute pubblica e della sicurezza nel centro storico imponendo la chiusura dei minimarket alle 22.Le prime verifiche della Polizia Municipale su 20 esercizi hanno visto elevare 5 sanzioni a carico di attività in zona Santa Croce. Quattro verbali da 450 euro sono scattati per la violazione della nuova ordinanza, una per la vendita di alcol dopo le 21.

Il provvedimento arriva dopo l’ordinanza contingibile e urgente dell’ottobre scorso, e rende stabili le misure in considerazione dei risultati positivi ottenuti dalla prima ordinanza introducendo novità su alcune delle tipologie di esercizi interessati. Nel centro storico Unesco, chiudono dalle 22 alle 6 gli esercizi commerciali di vicinato alimentari e misti con superficie di vendita inferiore a 150 mq; mentre chiudono dalle 24 alle 6 le attività artigianali/industriali alimentari e le gelaterie, cioccolaterie e yogurterie, che abbiano nella loro offerta commerciale giornaliera anche bevande alcoliche vendute in forma accessoria. Per queste ultime attività, dunque, l'orario di apertura può essere esteso fino alle 24, trattandosi di attività nelle quali si consuma cibo preparato all'interno del locale e la vendita di alcol è solo accessoria. 

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