​Lotta al bullismo, Francesca Torrini è la prima ambasciatrice del progetto So.Le.

Cerimonia di premiazione questa mattina all'Istituto Buontalenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 febbraio 2021 16:36
​Lotta al bullismo, Francesca Torrini è la prima ambasciatrice del progetto So.Le.

“La mia vittoria l’ho guadagnata parlando. Attraverso le mia parola, raccontando prima a voce, e poi con il libro scritto assieme a mio fratello, ho superato le barriere che avevano creato davanti a me i bulli”. Si esprime così Francesca Torrini, 18 anni, vincitrice della prima edizione del premio So.Le, come Ambasciatore della Solidarietà e Legalità. La studentessa, 18 anni, ha pubblicato un libro dal titolo 'Storia di una vittoria', in cui racconta il suo successo personale contro il bullismo, di cui è stata vittima per sette lunghi anni.

A Francesca, questa mattina, nella sua scuola, l'Istituto Buontalenti, è stata consegnata una targa per l'impegno ispirato ai principi della solidarietà e della legalità, nello spirito di un ampio progetto (So.Le.), finanziato dalla Fondazione CR Firenze, sviluppato dalle Associazioni APAB e Aleteia, col sostegno dell’Assessorato all’istruzione e al welfare del Comune di Firenze e realizzato in via sperimentale presso l’Istituto Buontalenti.

Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, l'onorevole Gabriele Toccafondi, l'assessore regionale all'Istruzione, Alessandra Nardini, l'assessore all'Educazione del Comune di Firenze, Sara Funaro, il presidente del Quartiere 4, Mirko Dormentoni e il Dirigente divisione anticrimine della Questura di Firenze, Fabio Valerio Pocek.

La studentessa ha ricevuto anche, dalle mani dell’assessore all’Educazione e Welfare del Comune di Firenze, Sara Funaro, una pergamena del Comune di Firenze firmata dal Sindaco Nardella "per il suo impegno a contrastare il bullismo affinché possa essere un esempio virtuoso per il riscatto delle giovani vittime".

Obiettivo di So.Le è di affrontare questioni come quella del bullismo, uscendo da una logica di mera colpevolizzazione ma tendendo invece ad individuare le motivazioni di certi comportamenti. I ragazzi coinvolti nel progetto hanno trovato una via all'interno della scuola, per sentirsi responsabilizzati e motivati in positivo. A tal fine sono stati realizzati dei biscotti della legalità e solidarietà e sono stati donati al centro diurno per disabili il Giaggiolo in viale Canova.

Il progetto So.Le. prevede l'attivazione di uno sportello su chiamata, rivolto ai docenti e studenti presidiato dai Social Coach, ossia operatori professionisti con differenti specializzazioni (mediatore e riparatore). Lo sportello consentirà alla scuola di gestire in maniera rapida i casi difficili, prospettando come risposta non la sospensione che può essere in certi casi vissuta come un premio, ma le “attività socialmente utili” presso il terzo settore.

“Il progetto -spiega la dirigente scolastica del Buontalenti, Maria Francesca Cellai- nasce come risposta alle numerose azioni di bullismo che purtroppo nelle scuole sempre più spesso vengono poste in essere dai ragazzi, ragazzi che spesso non si rendono nemmeno conto della gravità delle loro azioni, finendo col far soffrire gli altri e commettendo persino dei reati. Da un lato con le forze presenti sul territorio, compresa la Questura, ma anche Fondazione CR Firenze, Apab e Aleteia, stiamo creando una rete per la sicurezza di questi ragazzi, però dobbiamo agire anche da un punto di vista pedagogico, con percorsi che sono sicuramente più faticosi, ma estremamente efficaci. La scuola, in tutto questo, non può rimanere sola, ma fare rete, proprio per vincere il bullismo insieme”.

Quanto alle famiglie, continua Cellai, “agiscono in due modi: ci sono le famiglie che accettano la linea educativa della scuola e quindi partecipano consapevolmente al percorso dei propri figli, siano essi vittime o bulli. Ci sono invece famiglie che non accettano questo e si accollano la difesa dei propri figli, a prescindere. Quindi l’educazione, secondo me, deve essere volta anche verso la famiglia, che deve essere sostenuta nel caso della vittima, ma deve essere sostenuta anche nel caso in cui la famiglia sia del bullo. Perché la tendenza a giustificare, a dire ‘mio figlio non potrà mai aver fatto questo’, esiste ed è anche un istinto naturale”.

Racconta Francesca Torrini: “Quei sette anni mi hanno cambiato tanto. Mi hanno tolto tanto. A me è successo molto spesso di non essere invitata ad una festa o di essere esclusa dalle attività del gruppo classe. Io ho dovuto subire, dato che ho una malattia al cuore, le prese in giro, dalle medie, perché purtroppo ero ingrassata per l’assunzione di farmaci. Oppure mi prendevano in giro perché non andavo bene a scuola o perché non mi truccavo o semplicemente perché sono credente. Mi strappavano i libri. Poi alle superiori sono arrivate anche le minacce di morte per telefono, a me e alla mia mamma. I bulli? io li ho perdonati. E ho chiuso quella porta che per tanto tempo è stata aperta. Al Buontalenti ho trovato la mia seconda vita”

L'onorevole Gabriele Toccafondi ha dichiarato: “la scuola è un percorso educativo, non è semplicemente un insieme di nozioni che ti servono per il mondo del lavoro. Io ringrazio i dirigenti e il personale scolastico che hanno aiutato una ragazza vittima di bullismo. Ecco, questo è il percorso scolastico, un percorso educativo fatto tra i ragazzi e che non nasconde niente. Per questo ci siamo battuti tanto per la scuola in presenza. Ringrazio la Regione Toscana perché è stata la prima a riaprire ed è stata di esempio per le altre Regioni”.

Alessandra Nardini: “Si può e si deve contrastare il bullismo a partire dal coraggio di Francesca, proprio per spiegare alle compagne e ai compagni quanto questi atteggiamenti possono essere dannosi verso chi li subisce. Io credo che il bullismo si combatta in primo luogo con la cultura, in un’alleanza tra scuola e famiglie. La scuola deve essere il luogo dell’uguaglianza e dei diritti, non certo il luogo dove ragazze e ragazzi vengono discriminati”.

“Francesca è una ragazza coraggiosa - ha detto l’assessore a Educazione e Welfare Sara Funaro -. Per parlare della propria storia, che tra l’altro è molto complicata, bisogna avere tanto coraggio, tanto altruismo e tanta forza. Purtroppo, il fenomeno del bullismo continua a preoccupare, lo abbiamo visto a livello locale e nazionale. Stiamo cerando di attivare numerosi progetti per contrastarlo, sia sul fronte della prevenzione che su quello ripartivo. Lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo in collaborazione con Apab, Aleteia, Fondazione Cr Firenze e il Buontalenti con il progetto Sol.e, che mira alla riparazione del danno, e lo stiamo facendo con tante in numerose altre scuole con varie iniziative per contrastare il bullismo attraverso il progetto ‘Le Chiavi della città’, lavorando con i ragazzi, gli insegnanti e le famiglie.

È necessario lavorare quotidianamente, i nostri progetti devono essere sempre più diffusi perché i ragazzi possano avere la possibilità di denunciare appena hanno il minimo sospetto per poter uscire da percorsi che rischiano di essere molto complicati e che possono lasciare ferite indelebili su di loro”.

'Questa cerimonia - dichiara il Direttore generale di Fondazione CR Firenze Gabriele Gori - giunge a poche settimane di distanza dalla collocazione della terza casetta per lo scambio gratuito dei libri che è stata collocata al giardino del Lippi in via Fanfani su iniziativa di molte delle istituzioni promotrici del premio. Sono due iniziative che hanno una grande forza sociale ed educativa e che vedono la nostra Istituzione in prima linea ogni volta che è possibile intervenire per formare ed educare i giovani.

In questo caso sosteniamo volentieri il progetto So.Le. che opera cercando di individuare le motivazioni di determinati comportamenti prospettando lo svolgimento di attività socialmente utili in luogo della tradizionale punizione. Ringraziamo le associazioni Apab e Aleteia per la costanza, la competenza e la generosità con cui svolgono la loro preziosa opera ed esprimiamo la nostra stima e vicinanza alla vincitrice del premio che ha saputo reagire con encomiabile maturità alle violenze subite per sette lunghi anni, ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità''.

Gaia Citriniti, vicedirettrice di Apab e responsabile del progetto So.Le: “Lo spirito del progetto nasce dall’esperienza della giustizia riparativa delle associazioni Apab e Aleteia. Anziché allontanare l’adolescente dal percorso scolastico perché ha commesso un atto di bullismo, interveniamo perché vi sia una riparazione, in questo caso, assieme al terzo settore. In sostanza, il tempo della sospensione viene trasformato in ore socialmente utili”.

Simone Stefani, Presidente dell’associazione Aleteia: “Il lavoro che stiamo facendo sul bullismo è di far sì che la vittima possa superare la propria situazione e, allo stesso tempo, far sì che chi compie azioni di bullismo, avvii un percorso di riparazione, in sinergia anche con gli psicologi della scuola, permettendo al ragazzo di rielaborare profondamente il vissuto e di superare un atteggiamento dannoso verso gli altri”. 

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