L’opera più bella al Festival del Maggio musicale Fiorentino

Da lunedì 28 giugno a giovedì 8 luglio il Ritorno di Ulisse in Patria di Claudio Monteverdi al Teatro della Pergola

Nicola
Nicola Novelli
26 giugno 2021 16:54
L’opera più bella al Festival del Maggio musicale Fiorentino

FIRENZE- “La considero l’opera più bella che sia mai stata scritta e sono felice di dirigerla in uno dei teatri più antichi del paese” parola di Ottavio Dantone, il direttore d'orchestra e clavicembalista, specialista nelle interpretazioni di musica barocca, stamani al teatro della Pergola per presentare alla stampa il Ritorno di Ulisse, che andrà in scena dal 28 giugno all’8 luglio nell’ambito Festival del Maggio musicale Fiorentino. Con lui il regista Robert Carsen e il sovrintendente del Maggio Alexander Pereira.

“E’ la seconda volta in vita mia che realizzo il capolavoro di Claudio Monteverdi. Avrei voluto riuscirci appena arrivato a Firenze -ha spiegato il sovrintendente- Ma sono felice di farlo ora insieme a uno dei maggiori registi del mondo e con Ottavio Dantone, che ama molto quest’opera. Abbiamo un cast di 19 solisti e dopo aver visto le prove sono al settimo cielo, anche se cerco di non esagerare. In più tutto questo ha luogo in un tale teatro. Perciò arrivo a dire che sarà uno dei momenti più belli della mia esperienza qui”.

Il ritorno di Ulisse in patria, tragedia di lieto fine in un prologo e tre atti di Claudio Monteverdi, è il terzo titolo operistico dell’83^ edizione del Festival. L’opera va in scena dopo l’Adriana Lecouvreur inaugurale, La forza del destino diretta dal maestro Zubin Mehta e subito prima di Siberia di Umberto Giordano. Al Maggio è stata messa in scena solo in tre occasioni: due alla Pergola (1942 e 1999) e una al Comunale (1987).

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“Sono felice di fare la regia di questa rara opera -ha detto Robert Carsen- Avevo già lavorato all’Incoronazione Poppea e a Orfeo, ma questo è forse il lavoro di Monteverdi a me più caro. E’ sempre difficile fare da ponte tra pubblico e spartito. In questo caso in particolare per la presenza di personaggi come le allegorie e gli dei. La figura di Ulisse invece è una metafora della vita umana stessa. Ma è complessa anche perché è un’opera incentrata sulle emozioni e relazioni dei personaggi piuttosto che sull’azione scenica. Monteverdi ha una complessità che lo fa assomigliare a Richard Wagner. In questa difficoltà è stato di grande aiuto lavorare con un direttore come Ottavio Dantone”.

Il maestro pugliese dirige l’Accademia Bizantina. Il cast composto da Toni Gradsack, casting manager del Maggio, troviamo Charles Workman (Ulisse), Anicio Zorzi Giustiniani (Telemaco), Delphine Galou (Penelope) compagna di Ottavio Dantone, John Daszak (Iro), Francesco Milanese (Il Tempo), Marina De Liso (Giunone), Eleonora Bellocci (La Fortuna), Gianluca Margheri (Giove), Guido Loconsolo (Nettuno), Arianna Vendittelli (Minerva), Konstantin Derri (Amore), Andrea Patucelli (Antinoo), Pierre-Antoine Chaumien (Anfinomo), James Hall (Pisandro), Miriam Albano (Melanto), Hugo Hymas (Eurimaco), Mark Milhofer (Eumete), Ericlea (Natascha Petrinsky). Le scene sono di Radu Boruzescu, i costumi di Luis Carvalho, le luci di Robert Carsen e Peter van Praet e la drammaturgia Ian Burton.

“Si tratta di un’opera più complessa di quel che appare al semplice ascolto -precisa Dantone- e non sarebbe possibile dirigerla senza guidare un gruppo in totale relazione di fiducia. Come fondamentale è l’apporto dei miei collaboratori, specialisti di strumenti barocchi, senza nulla togliere all’orchestra del Maggio. Robert Carsen ha la straordinaria capacità di muovere i personaggi con grande armonia sulla scena e di saper sempre sintonizzare il cast con il pubblico. Sono convinto che Ulisse sia la prima opera di Monteverdi nel senso moderno del termine e l’unica che possiamo rappresentare. Per questo la considero la più bella che sia mai stata scritta”.

Il ritorno di Ulisse in patria, melodramma con prologo e tre atti su libretto di Giacomo Badoaro, è uno degli ultimi e straordinari frutti della vena creativa di Claudio Monteverdi realizzato nel periodo veneziano. Nella città lagunare erano stati inaugurati da poco i teatri pubblici con la conseguente richiesta di drammi sempre nuovi. Il ritorno di Ulisse in patria nacque in quel contesto e andò in scena nel 1640 al Teatro dei SS. Giovanni e Paolo. L’opera fu eccezionalmente riproposta anche l’anno seguente a dimostrazione del favore indiscusso di cui godeva l’anziano maestro, che ancora una volta aveva colpito nel segno.

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