L’industria toscana non è ancora fuori della crisi

Resta in terreno negativo la produzione, nonostante dal mercato estero continuino ad arrivare segnali positivi. Il commento del presidente di Confindustria Toscana Pacini all'Indagine congiunturale trimestrale di Unioncamere

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 aprile 2014 22:48
L’industria toscana non è ancora fuori della crisi

Dopo il rallentamento della flessione produttiva registrato nella precedente rilevazione, i risultati dell’indagine Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana sulle imprese manifatturiere evidenziano nel quarto trimestre dell’anno un nuovo seppur lieve aggravamento, deludendo le aspettative innescate da un clima di fiducia in lento recupero e dal miglioramento osservato nello scenario internazionale. L’indicatore della produzione si ferma a -0,5% (-0,1% il dato del terzo trimestre) e si allontana dal dato nazionale che, secondo le stime Eurostat disponibili, si attesta a +0,6% (variazione tendenziale della produzione manifatturiera del IV trimestre 2013, corretta per gli effetti di calendario).

In media d’anno la produzione 2013 si ferma a -1,8% migliorando la performance del 2012 (-4,3%) ma sottolineando ancora criticità: ripresa debole della domanda interna e difficoltà di accesso al credito.

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Nonostante il lieve arretramento del quadro produttivo, l’utilizzo degli impianti del comparto manifatturiero risulta in recupero; nei tre mesi conclusivi dell’anno è stato infatti mediamente utilizzato il 79,2% della capacità produttiva disponibile, mentre nel medesimo periodo del 2012 l’indicatore si fermava al 77,0%.

La spesa per investimenti, dopo quattro anni di pesanti flessioni, torna in terreno positivo: +3,4%. Si tratta certo di un risultato modesto alla luce delle perdite accumulate, ma da accogliere favorevolmente in considerazione delle persistenti difficoltà con le quali le imprese si trovano a dover fare i conti, e delle criticità tuttora riscontrate sul fronte dell’accesso al credito.

Continua il recupero degli indicatori di domanda e di offerta

Nonostante l’ulteriore frenata produttiva, il fatturato manifatturiero toscano nel IV trimestre recupera – rispetto al corrispondente periodo del 2012 – dell’1,1% grazie soprattutto alla crescita dell’indicatore sui mercati internazionali (+1,8%). Tale crescita è stata favorita da una dinamica dei listini di vendita che si è ormai arrestata (prezzi alla produzione +0,2% sull’anno precedente), ma che risulta non sostenibile nel tempo senza compromettere i margini di redditività e di autofinanziamento delle imprese.

Anche gli ordinativi, che complessivamente hanno registrato flessioni per quattro trimestri consecutivi, tornano a fine anno in terreno positivo (+0,5%), trainati ancora una volta dalla componente estera che recupera il 3,4% in termini tendenziali e porta al +2,4% il dato annuale. Tale evoluzione migliora anche la produzione assicurata dal portafoglio ordini delle imprese: si passa infatti dai 61 giorni del quarto trimestre 2012 agli attuali 70 giorni, cioè quasi due giorni in più anche rispetto all’indagine del trimestre luglio-settembre.

In un contesto tuttora caratterizzato da forte incertezza, anche le dinamiche occupazionali restano ancorate ad una sostanziale stazionarietà: complessivamente l’indicatore del trimestre tornare a segnare un risultato leggermente positivo ( +0,3%), tuttavia non sufficiente ad invertire un trend che in media d’anno rimane sfavorevole (-0,4%). Anche dalla Cassa Integrazione Guadagni non arrivano segnali incoraggianti. È vero che, complessivamente, le ore autorizzate negli ultimi tre mesi dell’anno sono in diminuzione rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno ma è anche vero che questa flessione deriva per lo più dall’esaurimento di fondi per la Cassa in Deroga. Continua ad aumentare invece il dato della gestone straordinaria (+2,6% a fronte del +21,5% del precedente trimestre), ammortizzatore sociale che viene richiesto in casi di crisi e riorganizzazione aziendale e che – quindi – potrebbe anticipare nuove riduzioni degli organici aziendali.

Ancora difficoltà per le piccole e medie imprese

In linea con quanto già evidenziato nel precedente trimestre, le grandi imprese (oltre 250 addetti) continuano a rappresentare lo spaccato più reattivo nel tentativo di uscita dalla fase recessiva. La produzione segna in chiusura anno un positivo +4,0% mentre il fatturato raggiunge addirittura il +9,5%. Incoraggianti anche i dati sul fronte della domanda che, trainata dalla componente estera (+7,0%), segna complessivamente un +2,1%. Tali dinamiche, tuttavia, non si rispecchiano sul quadro occupazionale, che flette dello 0,4%.

Torna in terreno negativo invece l’indicatore della produzione per le medie imprese (50-249 addetti): dopo il rallentamento emerso nella precedente indagine (+0,2% il dato di luglio-settembre) si registra una perdita dell’1,4% mentre il fatturato resta in crescita (+1,2%). Prospettive migliori arrivano dagli ordinativi che crescono sul fronte estero del 4,4% mentre complessivamente il dato si ferma al +2,9%. Positiva infine l’occupazione (+0,9% la variazione tendenziale).

Per quanto riguarda infine le piccole imprese (10-49 addetti), il quadro appare decisamente più preoccupante. La produzione e il fatturato flettono rispettivamente dell’1,3 e dell’1,2% mentre gli ordinativi, nonostante il recupero sul fronte estero (+2,0%), perdono l’1,0%. Stazionario il dato occupazionale.

Eterogeneo il quadro settoriale

A livello settoriale il quadro appare piuttosto diversificato. Molti i comparti in difficoltà, anche se l’entità delle flessioni produttive risultano assai eterogenee.

Restano preoccupanti i dati del sistema moda, nel quale soltanto il settore del pelli e cuoio riporta una variazione positiva (+1,0%) mentre il tessile, l’abbigliamento e le calzature flettono rispettivamente del 2,4%, del 3,6% e dell’1,5%. Dopo il recupero del precedente trimestre torna in terreno negativo il dato della meccanica (-1,0%) e si aggrava la performance dell’elettronica (dal -0,6% al -5,9%). In perdita anche il legno e mobili (-2,8%) e i minerali non metalliferi (-1,8%) e infine sempre con il segno “-“, anche se in misura più contenuta, la chimica, gomma e plastica (-0,1%).

Oltre al già citato dato del settore del pelli e cuoio,gli unici comparti in recupero sono la farmaceutica (+6%), i metalli(+1,9% per effetto di una singola unità locale che risente degli effetti – transitori – di un’importante commessa), l’industriaalimentare e le manifatture varie che registrano variazioni decisamente meno significative (+0,5% e +0,9%).Migliora ma prevale ancora il pessimismo nel clima di fiducia delle imprese

In linea con la precedente rilevazione continua a migliorare il clima di fiducia delle imprese. L’indicatore destagionalizzato della produzione passa dal -5 al -4, delineando un quadro in moderato miglioramento, seppure ancora all’insegna del pessimismo.

Oltre che per la produzione si conferma purtroppo negativo il saldo tra ottimisti e pessimisti anche per la domanda interna (-11) e per l’occupazione (-5), che resta una dei principali nodi da sciogliere non solo a livello regionale ma anche nell’intero sistema-paese. L’unico dato positivo interessa la domanda estera per la quale, in linea con i positivi risultati a consuntivo, tra gli operatori del sistema sembra dominare l’ottimismo relativamente alla dinamica dei prossimi mesi (+4 il saldo).

Il commenti del Presidente Pacini"Gli ultimi colpi di coda della crisi non hanno risparmiato la Toscana; il segno meno –è il commento del presidente di Confindustria Toscana Pacini all'Indagine congiunturale trimestrale– caratterizza ancora la nostra economia da nove trimestri. Dal canale estero continuano a giungere segnali confortanti, ma prosegue la stagnazione della domanda interna; e i bassi livelli di attività e fatturato - e le enormi difficoltà a ottenere pagamenti e credito - condizionano le aspettative delle imprese. Il ritorno alla crescita è, perciò, un obiettivo vitale per la Toscana, perché la situazione sta mettendo a dura prova la resistenza e le risorse disponibili da parte di tutti gli attori economici e sociali. E questo obiettivo va accompagnato con quello – ancora più ambizioso – di riportare saldamente sopra il 20% la quota dell’industria manifatturiera sul Pil regionale, perché è l’unico modo per mettere in sicurezza l’economia e i posti di lavoro. Confindustria Toscana concorda con la Regione sull’esigenza di mettere mano a un’agenda serrata di politiche industriali in quest’ultimo scorcio di legislatura.

E ha considerato molto importante l’anticipo sui fondi europei. E’ però ugualmente necessario che tutte le politiche regionali siano coerenti con l’obiettivo di aumentare attrattività e competitività: c’è bisogno di una Toscana magnete d’investimenti, facilitatrice d’impresa e incubatrice di start up. Ci vogliono infrastrutture, ma soprattutto bisogna agire su fiscalità, semplificazioni e regole. Accanto allo sprint sulle riforme previsto dal DEF, le imprese toscane chiedono che tutti i provvedimenti regionali - a partire da quelli in discussione in tema di governo del territorio e del paesaggio - tengano conto di questi obiettivi, che sono indispensabili anche al recupero dell’occupazione, che altrimenti resterà ancora a lungo una delle principali zavorre sulla ripresa, anche in Toscana"

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