Legge Carlotta: il Jobs Act introduce esenzioni alla visita fiscale

“Ma ci sono ugualmente discriminazioni per i disabili” l'allarme della Camera del lavoro di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 2015 19:58
Legge Carlotta: il Jobs Act introduce esenzioni alla visita fiscale

Nei primi mesi del 2015 l’opinione pubblica è venuta a conoscenza, attraverso articoli di stampa e servizi televisivi, del caso di Carlotta Filardi, una lavoratrice del settore privato, malata oncologica, a cui l’Inps ha comminato una sanzione di 3000 euro perché non era stata trovata in casa durante la visita fiscale di accertamento del suo stato di malattia, poiché impegnata in una seduta chemioterapica. Di fronte quindi a un grave stato di malattia che costringe suo malgrado il lavoratore a doversi assentare anche negli orari di reperibilità vi è un’oggettiva condizione di svantaggio di alcuni lavoratori rispetto ad altri: una discriminazione determinata unicamente dalla natura del datore di lavoro (privato invece di pubblico). Infatti mentre i lavoratori del settore pubblico hanno diritto a un’esenzione dalla reperibilità in caso di malattie gravi, la stesso diritto non è garantito ai lavoratori del settore privato che sono tenuti alla presenza.

Le novità normative ed i contenuti di quella che è già stata ribattezzata ‘Legge Carlotta’ sono stati presentati questa mattina a Firenze dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Onorevole Luca Lotti, Carlotta Filardi e Federico Gelli, deputato e responsabile nazionale sanità Pd, primo firmatario della proposta di legge. “Realizziamo un sogno che non è solo di Carlotta ma di tanti, quello di poter estendere a tutti i lavoratori privati gli stessi diritti che hanno i lavoratori pubblici - ha dichiarato luca Lotti -.

Lo abbiamo scoperto grazie a lei e festeggiamo questo raggiungimento. Può sembrare strano e difficile che la politica si occupi anche di questo ma è questo l’obiettivo della legge: estendere i diritti ai malati oncologici non solo ai dipendenti pubblici ma anche per i privati, grazie ad un decreto attuativo del Jobs Act che è in discussione ora sia alla camera sia al senato e che è stato inserito grazie alla presentazione di un disegno di legge che porta il nome della nostra concittadina Carlotta.

I decreti attuativi stanno organizzando tante problematiche piccole o grandi del mondo del lavoro - ha concluso l’onorevole - e fa piacere pensare e sottolineare come il Jobs Act sia anche questo, soluzione di problemi che affliggono il mondo dei lavoratori”.

Nel quadro di un fermo mantenimento dei diritti acquisiti e di estensione delle tutele e unificazione del mercato del lavoro il decreto attuativo del Jobs Act n. 176, attualmente in discussione alla Camera e relativo alla razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese, contiene una norma di giustizia. E’ la cosiddetta Legge Carlotta, proprio dal caso di Carlotta Filardi. L’art. 25 dello schema di decreto legislativo prevede che vengano stabilite le cause di esenzione dalle visite fiscali anche per i lavoratori del settore privato attraverso la modifica della normativa del 1983, che a sua volta rimanda a un decreto attuativo del 1986.

Dopo l’approvazione dello schema di decreto attuativo verrà quindi modificato il decreto attuativo della legge 638/83 che stabilisce orari e modalità di rispetto delle fasce di reperibilità. E’ di questi giorni la notizia che l’Inps del Trentino, di fronte a un caso del genere, ha disposto il blocco delle visite fiscali per i malati gravi con terapie salva-vita. Un episodio che testimonia sia l’urgenza del problema, sia la necessità di approvare e attuare rapidamente la norma del Jobs Act proprio per evitare situazioni di disparità sul territorio nazionale.

“Questo importante risultato è frutto di mesi di sofferenza e battaglia per far sì che i diritti di noi malati oncologici siano riconosciuti - ha detto Carlotta Filardi -. La ‘Legge Carlotta’ è ancora una volta la dimostrazione che dal cancro può nascere vita, e che la politica e il governo sono vicini a noi cittadini. Finalmente la disparità tra malati del settore pubblico e del privato non esiste più. E con le fasce di reperibilità abolite si può sperare in una qualità di vita un po’ migliore”. "Con questa proposta di legge - ha dichiarato Federico Gelli - mettiamo la parola fine ad una serie di diseguaglianze inaccettabili fra chi è dipendente pubblico e chi invece lavora nel privato.

Quanto accaduto a Carlotta è senza dubbio assurdo se non addirittura vergognoso e non si deve più ripetere. La sua denuncia ha permesso che si concretizzasse un'azione sinergica e immediata fra Governo e Parlamento. Grazie a questa legge sarà possibile estendere anche ai lavoratori dipendenti del privato l'esclusione dall'obbligo di rispettare le fasce di reperibilità in caso di assenza per malattia. Un provvedimento necessario che elimina una delle tante anomalie del nostro ordinamento”.

L’articolo 25 modifica l’articolo 5, comma 13, del decreto-legge n. 463 del 1983, il quale prevede che con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della salute, sentiti la Federazione nazionale degli ordini dei medici e il consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, sono stabilite le modalità per l'effettuazione delle visite mediche di controllo dei lavoratori che si trovano in malattia. In attuazione di tale disposizione, è stato emanato il decreto 15 luglio 1986, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.

170 del 24 luglio 1986, che disciplina le visite domiciliari di controllo, fissando l’orario di reperibilità del lavoratore entro il quale devono essere effettuate le visite mediche c.d. fasce di reperibilità. La proposta normativa in commento prevede che il suddetto decreto debba stabilire anche le ipotesi di esenzione dal rispetto delle fasce di reperibilità, così come avviene per i lavoratori del settore pubblico (cfr. l’articolo 5-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 e il decreto attuativo del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione 18 dicembre 2009, n.

206).

Nello schema del Decreto Attuativo “Razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti e revisione del regime sanzionatorio” del Jobs Act, gli articoli sul collocamento mirato di fatto stravolgono lo spirito con cui la legge 68/99 era stata emanata. In particolare all’art. 6 si modifica la modalità di assunzione dei Disabili, introducendo la chiamata nominativa al 100%. Attualmente, per le aziende con oltre 50 dipendenti, la norma stabilisce il 60% nominativo e il 40% dalle graduatorie dei Centri per l’Impiego.

Le aziende quindi potranno scegliere il disabile “più appetibile”, relegando di fatto gli altri in una sorta di ghetto. "Guardiamo con particolare preoccupazione i disabili intellettivi e motori gravi, per i quali invece sarebbero necessari maggiori attenzioni. Infatti, se seguiti correttamente, con percorsi formativi adeguati e modiche strutturali alle postazioni lavorative, potrebbero inserirsi nel mondo del lavoro creando quel valore aggiunto che viene loro sempre riconosciuto" è l'allarme della Camera del Lavoro di Firenze per bocca della segretaria Carla Bonora e di Alessio Focardi dell'Ufficio Disabili.

Questo l’intervento del consigliere PD Nicola Armentano: “La legge Carlotta è in dirittura di arrivo. Grazie al suo esempio di coraggio e contestualmente momento di altruismo, una grave ingiustizia tra malati oncologici in settori diversi, pubblico e privato, sarà prossimamente al capolinea. È solo un ulteriore passo verso una migliore regolamentazione nel mondo del lavoro, dei diritti dei malati affetti da gravi patologie. La forza, il coraggio, valori propri del mondo dello sport dal quale lei proviene, sostenuto dall'azione di governo promossa dal sottosegretario Lotti, sono state le chiavi per arrivare a breve al traguardo. La vicenda inizia ad ottobre 2014 quando Carlotta, lavoratrice del settore privato, riceve una raccomandata dall'Inps che le intima di pagare una multa per non essere stata in casa durante una visita fiscale nel suo periodo di malattia.

Lei si era allontanata per andare a ricevere le cure necessarie, cure salvavita, per la sua grave malattia, non una semplice malattia ma una malattia oncologica. A lei come a tenti altri nelle sue stesse condizioni questo diritto era negato perché dipendente del settore privato. Tutto ciò ha portato Carlotta ad impegnarsi per fare luce su una assurda norma che aveva creato malati di diverse categorie pur accomunate da stesse patologie. L’azione di governo promossa da Lotti è sostenuta da una proposta di legge con primo firmatario l’on.

Gelli presentata il 16 giugno, collegata ai decreti attuativi del jobs act, e faciliterà il percorso promosso da Carlotta. Non mi sono sottratto a sostenere la battaglia di Carlotta e ho cercato di contribuire alla riuscita dell’iniziativa. Tra l’altro, grazie alla sensibilità dimostrata dai presidenti delle commissioni di Palazzo Vecchio Perini e Fratini, Carlotta verrà in audizione per parlarci di altri progetti che vanno nella stessa direzione e che sicuramente avranno il mio appoggio e quello di molti altri colleghi, come lo segnala già la sua prossima presenza nelle due commissioni che si occupano di diritti umani e di sanità in Palazzo Vecchio.

Questo è solo l’inizio di un percorso che, ritengo, deve far luce sui tanti lati ancora oscuri o su altre distorsioni che sono propri del mondo del lavoro quando si intrecciano con la malattia. Dalla sua vicenda, un esempio per aver contribuito ad accendere i riflettori su una stortura del sistema a sostegno di tanti. Un fine nobile non egoistico ma rivolto a tanti, un esempio anche per vive in prima persona la vita politica: ascoltare il disagio dei cittadini e mettersi a disposizione e provare in tempi rapidi a dare risposte certe. Il ruolo di ognuno di noi deve essere questo per riavvicinare i cittadini alla politica.

Non possiamo permettere che, spesso e giustamente, siano le trasmissioni televisive a segnalare in primis il disagio per denunciare i diritti che ogni cittadino civilmente pretende. Solo così, da politici, potremo dire che stiamo assolvendo al mandato che ci hanno consegnato al momento del voto”.

In evidenza