Nel nostro lavoro di ricognizione delle caratteristiche del gigante abbandonato, abbiamo pensato di intervistare questa estate nel suo studio, lo scorso 6 agosto, un noto architetto fiorentino, che dal 1972 ha svolto - parallelamente - attività professionale e docenza universitaria, fino a diventare professore ordinario. “Ho sempre ritenuto che in architettura si dovrebbe insegnare quello che si fa”, spiega infatti nel presentarsi.
Avevamo appreso che, nell’ambito del Laboratorio di Sintesi in Progettazione Ambientale tenuto dal prof. Sala presso l’Università degli Studi di Firenze e del Master ABITA, era stata sviluppata infatti una tesi di laurea dedicata proprio al recupero dell’ex Sanatorio “Guido Banti”.
Una breve scheda di presentazione del progetto, opera di Paolo Morelli e Andrea Pontarelli, è stata pubblicata nel 2009 nel volume che raccoglie le migliori tesi di Laurea e di Master realizzate in quel contesto a partire dall’anno 2000. Intitolato “100 tesi… sostenibili”, Alinea Editrice, abbiamo avuto la possibilità di rinvenirlo presso la Biblioteca del Consiglio Regionale della Toscana: in allegato pdf vi proponiamo la scheda in questione.
Ma, al di là del merito di questa o quella ipotesi progettuale, ci è sembrato opportuno interpellare Marco Sala per i suggerimenti di metodo che possono derivare dall’ampia esperienza accumulata sul campo e in cattedra. Indicazioni di cui tener conto magari nell’approccio al tema – tuttora attuale e drammaticamente irrisolto – del recupero dell’ex Sanatorio, se è vero che ci stiamo avvicinando alla giornata di studio e confronto pubblico promessa dall’Amministrazione comunale di Vaglia.
“Il futuro sicuramente ci vede interessati a fare qualsiasi azione, ovviamente aperta al pubblico, perché ogni idea è sempre una ricchezza, e il confronto è sempre una ricchezza”, ha scandito durante l’intervista lo scorso 6 novembre l’assessore all’Ambiente Riccardo Impallomeni. E ha aggiunto “Spero che anche i gruppi di opposizione siano favorevoli a accettare quello che è il nostro invito, sempre, ad avere da una parte l’impegno a trattare questo argomento, ma soprattutto a renderne partecipe la popolazione.
Ma per popolazione io non intendo solo quella di Vaglia…”.
Dunque, una chiara apertura alla partecipazione informata e costruttiva – insieme alle istituzioni competenti - degli studiosi e dei soggetti culturali che a vario titolo – come è stato segnalato in una recente lettera aperta al Consiglio e alla Giunta - hanno coltivato e promosso la conoscenza del continuum territoriale al cui interno è collocato l’ex Sanatorio “Guido Banti” fra Bivigliano, Monte Senario, il Parco mediceo di Villa Demidoff, il Parco territoriale e Sito di Importanza Comunitaria di Monte Morello.
Ma anche alle associazioni e alle organizzazioni di volontariato presenti sul territorio del Comune e della Città Metropolitana di Firenze. E alle espressioni di cittadinanza attiva che dagli anni ’90 monitorano le condizioni del complesso e avanzano proposte di soluzione – fin qui mai adottate - compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione dell’utilità sociale, della memoria storica, del valore ambientale e della qualità architettonica e paesaggistica del bene comune rappresentato dal Banti e dal suo Parco.
“Perché a me, sapere che ho un bene devastato, e in devastazione, piange il cuore”, concludeva l’assessore Impallomeni. E come a lui, a tutti noi!
Girolamo Dell’Olio
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