La legge sul suicidio medicalmente assistito approvata dalla Regione Toscana è stata impugnata dal Governo.
“Come presidente della Regione Toscana, esprimo profonda delusione per la decisione del Governo di impugnare la nostra legge sul fine vita. Questa legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili”.
Lo afferma il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani in seguito alla decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge toscana sul fine vita, approvata nel marzo scorso.
“La nostra normativa - aggiunge il presidente Giani - è stata elaborata in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito. In assenza di una legge nazionale, la Toscana ha scelto di dare risposte concrete ai cittadini, nel pieno rispetto dei principi costituzionali”.
“È paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il Governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte", sottolinea Giani. "Difenderemo con determinazione la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e, soprattutto, delle persone”, conclude il presidente toscano.
"Come avevamo detto a febbraio, la Toscana, approvando la legge sul suicidio medicalmente assistito, ha aperto un grave scontro istituzionale e costituzionale. Bene ha fatto il governo a impugnare questa norma a nostro giudizio illegittima, di cui Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle hanno voluto fare una legge bandiera, ideologica, priva di appigli giuridici. Ora staremo a vedere come si pronunceranno i giudici competenti". Lo afferma il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella.
"Noi - ricorda Stella - a suo tempo abbiamo votato 'no' con convinzione, certi che le sentenze della Corte Costituzionale e il pronunciamento dell'Avvocatura dello Stato hanno stabilito chiaramente che la legislazione sulla vita è di competenza del Parlamento nazionale, un'esclusiva che non può essere derogata da interventi normativi degli enti locali. È evidente che spetta al Parlamento italiano intervenire su questi temi e legiferare in materia. Da parte nostra, rivendichiamo la battaglia fatta, abbiamo cercato di migliorare il testo con 23 emendamenti e 14 sub-emendamenti, ma la sinistra ce li ha bocciati quasi tutti".