Imprese in Toscana: terza regione italiana per attività gestite da immigrati

Sono quasi 55mila le imprese guidate da lavoratori di origine straniera all'inizio del 2018

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 dicembre 2018 16:49
Imprese in Toscana: terza regione italiana per attività gestite da immigrati

Con quasi 55mila imprese guidate da lavoratori di origine straniera all’inizio del 2018, il 13,2% di tutte le aziende registrate nelle Camere di Commercio del territorio, la Toscana si distingue come la terza regione italiana per numero di attività imprenditoriali gestite da cittadini immigrati (il 9,3% del totale), preceduta solo da Lombardia e Lazio, e come quella in cui la loro incidenza sul tessuto di impresa locale raggiunge il livello più elevato. Al suo interno, Prato e Firenze rappresentano tradizionalmente due dei principali poli di concentrazione dell’imprenditoria degli immigrati in Italia, a partire dall’inserimento dei cinesi nella manifattura, e continuano a distinguersi come la prima e la terza provincia del Paese per incidenza delle attività da questi gestite sull’insieme delle imprese locali (con percentuali pari rispettivamente al 27,9% e al 15,8% del totale).  Anche negli anni della crisi, segnati dal tendenziale ridimensionamento del tessuto di impresa locale, il loro numero ha continuato a crescere, contribuendo a compensare il calo delle attività gestite da lavoratori autoctoni.

I dati di Infocamere attestano per il periodo 2012-2017 una crescita del 13,9% nel primo caso e una diminuzione del 2,1% nel secondo; una tendenza confermata anche nell’ultimo anno (2017), quando le imprese condotte da immigrati sono aumentate del 2,4% e quelle guidate da nati in Italia sono diminuite dello 0,5%.  Per la maggior parte si tratta di attività dalle dimensioni ridotte, riconducibili all’iniziativa individuale (e familiare). Sono quasi 45mila gli immigrati titolari di una ditta individuale in regione, per il 26,7% donne, notevolmente concentrati nelle aree provinciali di Firenze (31,4%) e, in seconda battuta, di Prato (17,3%).

Un altro decimo opera nel pisano (10,2%), mentre si attestano intorno a un quattordicesimo le quote di Lucca (7,8%), Pistoia (7,1%), Arezzo (7,0%) e Livorno (6,9%), e non arrivano a un ventesimo quelle proprie di Massa-Carrara (4,4%), Grosseto (4,0%) e Siena (3,8%). Il dettaglio dei principali Paesi di origine evidenzia il protagonismo della collettività cinese, che da sola raccoglie circa un quarto di tutti gli immigrati titolari di un’impresa individuale in tutta la regione (23,8%), ovvero oltre i due terzi (68,0%) di quelli operativi nell’area di Prato e il 28,9% di quelli attivi a Firenze.

Rilevante anche la presenza di piccoli imprenditori marocchini (13,5%), albanesi (12,2%) e romeni (12,1%) e, a seguire, senegalesi (6,4%) e nigeriani (3,1%). I marocchini rappresentano il gruppo più numeroso a Massa-Carrara (29,9%), Lucca (29,3%) e Grosseto (15,6%); gli albanesi a Pistoia (29,6%) e Siena (20,1%); i romeni ad Arezzo (26,3%); a Pisa e Livorno, invece, sono i senegalesi i più rappresentati, con quote pari rispettivamente al 22,9% e al 21,5% rispetto al totale. A livello regionale industria e servizi raccolgono un numero analogo di questi imprenditori (47,7% e 46,1%), mentre l’agricoltura si attesta al 4,3%.

La situazione è però molto diversificata sul piano provinciale e se a Prato (66,1%) e Firenze (55,9%), come pure ad Arezzo (48,7%), Pistoia (47,2%) e Siena (43,1%), è l’industria a rappresentare il principale bacino di inserimento, nelle restanti province prevalgono i servizi, con le punte massime di Livorno (72,1%) e Pisa (66,0%). Da segnalare anche la rilevanza dell’agricoltura, innanzitutto nelle aree di Grosseto (25,9%) e Siena (14,3%), ma anche a Pistoia (7,8%) ed Arezzo (7,3%).

Stringendo l’attenzione sui singoli comparti di attività, accanto al caratteristico protagonismo del commercio (31,0%) e dell’edilizia (27,3%), che si distinguono come i due ambiti di inserimento largamente più diffusi un po’ su tutto il territorio nazionale, i dati segnalano la peculiare rilevanza della manifattura (20,4%), che si accentua e assume uno specifico protagonismo soprattutto nell’area di Prato (53,2%) e, in seconda battuta, in quella di Firenze (24,4%). 

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