La mondatura del giaggiolo, la mezzina, il paiolo, la madia, il sensale e il terzomo, il fattore e la fattoressa, le mattinate passate al capanno della caccia, le campane della chiesa di Tizzano "che tuttora hanno un suono stupendo perché ricche di argento". Sono solo alcuni dei lavori, dei modi di dire, degli oggetti e dei ruoli del Chianti che fu, cioè un territorio speciale unico quanto a bellezza, armonia, qualità e carattere degli abitanti.
L'identità, la forza e l'orgoglio di una terra contadina, certo, molto vicina però a Firenze da una parte e a Siena dall'altra (e quindi in buona simbiosi con queste città) emergono nettamente dal libro di Leonardo Baccani, "Nascere nel Chianti" (edizioni Chìria - Chianti Editoria, 2024). Il lettore viene "immerso" in un mondo dove tradizioni, luoghi e personaggi sembrano 'scolpiti' dentro il tempo.
Un mondo di personaggi e lavoratori dove ciascuno aveva un ruolo ben definito e tutto, anno dopo anno, si susseguiva con regolarità e sostanziale tranquillità anche se naturalmente problemi e a volte drammi non mancavano.
Di genitori nativi del Galluzzo, paese vicinissimo a Firenze (il babbo Renzo e la mamma Franca da lì si trasferirono nel dopoguerra per lavoro a Tizzano, un grazioso borgo non lontano da Grassina da un lato e San Polo dall'altro), Leonardo Baccani è geometra, topografo, cacciatore, guardia venatoria, uomo di sport e ora anche scrittore: i suoi amici da tempo gli chiedevano di scrivere questo libro, che in un certo senso rappresenta tutto questo microuniverso del Chianti com'era fino a pochi decenni fa.
"Il nostro Chianti era pieno di questa gente un po' speciale", commenta Baccani che con un linguaggio vario e colorito, racconta di mercati, coltivazioni, vendemmie, veglie, processioni, parroci, "pateracchi" e vin santo di quello buono, squadre di calcio amatoriali quando si giocava in campi e ambienti davvero arrangiati. Un mondo fatto anche di tanta ironia e battute, nel quale il lettore viene trasferito con garbo.
Come garbato e gradevole è l'accompagnamento del testo con alcune foto inedite di rara bellezza.
Breve ma centratissimo il riferimento ai piatti tipici del Chianti, dalla panzanella al peposo, dalle pappardelle sulla lepre alla ribollita, dal fritto (specialmente pollo e coniglio) all'arrosto di uccelli.
Da questa pubblicazione emerge un'istantanea del Chianti anni Cinquanta - Sessanta - Settanta e anche un po' oltre, un tributo importante alla storia del territorio reso possibile grazie alla prodigiosa memoria fotografica dell'autore.
Il libro, poco meno di 130 pagine, scritto grazie a una piccola collaborazione di Antonio Patruno e con la bella prefazione di Maria Stella Cera, ha anche un fine benefico perché una parte del ricavato andrà a favore della Fondazione "Cure 2 Children' onlus.
"Nascere nel Chianti" prossimamente sarà presentato a cura del Comune di Greve in Chianti e passato il periodo ferragostano si potrà trovare presso negozi e biblioteche della zona.