La transizione ecologica non si fa solo nelle grandi città o nei palazzi dei ministeri. Si costruisce, giorno dopo giorno, nei territori — nei piccoli comuni di montagna, nei borghi costieri, nelle campagne e nelle vallate che custodiscono risorse naturali e tradizioni.
È da questa consapevolezza che, con l’articolo 72 della legge 221 del 2015, è nata l’idea delle Green Community: comunità locali che si mettono insieme per progettare un futuro più sostenibile, valorizzando ciò che hanno — boschi, acqua, energia, prodotti agricoli, turismo, cultura — in un’ottica di sviluppo condiviso e a basso impatto.
L’obiettivo è semplice e ambizioso allo stesso tempo: rendere i territori protagonisti della transizione verde. Le Green Community non sono enti nuovi, ma reti di comuni che collaborano per gestire meglio le proprie risorse naturali e costruire modelli di economia circolare, energie rinnovabili e turismo sostenibile.
La legge ha tracciato la cornice; il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha poi messo a disposizione i fondi per passare dalle idee ai progetti concreti. E la Toscana ha risposto con tre esperienze che raccontano, ciascuna a modo suo, un modo diverso di essere “green”.
Nel nord della regione, la Lunigiana è un territorio di montagna ricco di boschi e piccoli borghi, dove la sfida principale è contrastare lo spopolamento e valorizzare le risorse naturali. L’Unione di Comuni Montana Lunigiana ha ottenuto circa 2,6 milioni di euro per la sua Green Community. Il progetto prevede una gestione più sostenibile delle foreste, la produzione di energia da fonti rinnovabili locali e il rilancio del turismo lento e dei percorsi naturalistici. Tutto questo con il supporto dell’Università e del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, in un approccio che unisce ricerca e territorio.
Spostandosi poco più a sud si incontra la Garfagnana, dove la Garfagnanagreenland punta a costruire un modello integrato di sviluppo sostenibile. Qui i 3,3 milioni di euro serviranno a migliorare la mobilità tra i comuni, rendere più efficienti gli edifici pubblici, valorizzare le aziende agricole e promuovere filiere corte e locali. Anche in questo caso, l’attenzione non è solo all’ambiente ma anche alle persone: contrastare lo spopolamento significa offrire nuove opportunità economiche e di vita in montagna.
Infine, lungo la costa livornese, la Green Community della Costa degli Etruschi — finanziata con circa 4,3 milioni di euro — unisce quindici comuni costieri, da Castagneto Carducci a Piombino. Qui la sfida è diversa: rendere il turismo, motore economico del territorio, più sostenibile. Il progetto punta a promuovere “15 green experiences”, itinerari che valorizzano enogastronomia, sport, cultura e natura, insieme a interventi di mobilità dolce e infrastrutture verdi.
Tre contesti diversi, un’unica visione: costruire un’economia locale che rispetti l’ambiente e coinvolga la comunità.
Essere una Green Community non vuol dire solo piantare alberi o installare pannelli solari. Significa ripensare il modo in cui un territorio gestisce le proprie risorse, collocando al centro il benessere delle persone.
In pratica, vuol dire progettare insieme — enti pubblici, imprese, cittadini — piani che coniughino ambiente, economia e qualità della vita. Gli ambiti sono tanti: energie rinnovabili, efficienza energetica, gestione delle foreste, tutela dell’acqua, turismo sostenibile, economia circolare, mobilità e servizi di prossimità.
Il punto di forza del modello è proprio questa visione integrata. La transizione ecologica, infatti, non si realizza con un singolo intervento ma con una rete di azioni coordinate, capaci di generare effetti positivi a catena.
Le Green Community promettono benefici concreti: riduzione delle emissioni, nuova occupazione “verde”, risparmio energetico, valorizzazione dei prodotti locali e una maggiore coesione tra comuni e cittadini.
Ma non mancano le sfide: servono competenze tecniche e amministrative per gestire progetti complessi, strumenti per monitorare i risultati e un coinvolgimento reale delle comunità locali.
Il rischio, infatti, è che la transizione resti sulla carta se non diventa anche un processo culturale, fatto di partecipazione e condivisione.
La Toscana, con la sua varietà di paesaggi e vocazioni, è un laboratorio ideale per sperimentare le Green Community. Le esperienze di Lunigiana, Garfagnana e Costa degli Etruschi mostrano che la sostenibilità non è un concetto astratto ma un percorso possibile, che parte dai territori e si costruisce insieme.
Ogni comunità ha le sue priorità: c’è chi punta sulle foreste e chi sul turismo, chi sulla mobilità o sull’energia. Ma il filo rosso è lo stesso: fare della sostenibilità un’occasione di sviluppo, e non un vincolo.
Il futuro delle Green Community dipenderà dalla capacità di trasformare i progetti in risultati misurabili e duraturi, in grado di migliorare la vita delle persone. Perché la vera “rivoluzione verde” non arriva dall’alto: nasce dal basso, là dove la comunità si riconosce e decide di prendersi cura del proprio territorio.