Girolamo Savonarola, fautore di austerità e roghi

Ricorre oggi l'anniversario della morte di uno dei personaggi più controversi del Rinascimento italiano

Antonella
Antonella Cimmino
23 maggio 2021 11:07
Girolamo Savonarola, fautore di austerità e roghi

Un personaggio decisamente controverso. Lo si ama o lo si odia. Per alcuni un santo, per altri il più infimo degli eretici. Stiamo parlando di Fra’ Girolamo Savonarola, di cui oggi ricorre l’anniversario della sua morte. Morte avvenuta il 23 maggio 1498 per impiccagione e successivo rogo in piazza della Signoria a Firenze.

Ed oggi, per la suddetta occasione, si è svolta una commemorazione per quella che è stata una significativa svolta alla storia fiorentina. Come prevedibile, anche quest'anno come il precedente, a causa delle restrizioni imposte dalla situazione sanitaria Covid, non è stato possibile godere della "Fiorita": si tratta di una tradizionale celebrazione fiorentina, in cui un corteo giunge in Piazza della Signoria e depone una corona di fiori sulla lapide dedicata a Savonarola. Il corteo prosegue poi per il Ponte Vecchio, da cui vengono gettati in Arno alcuni petali di rosa.In compenso, però, non mancano le "Chiarine" a regalare un tocco di solennità con i loro squilli dal terrazzino di Palazzo Vecchio.

Ma andiamo a ritroso e vediamo chi fosse codesto frate, che fece della sua vita una dura lotta contro la corruzione ed i vizi, processando chiunque, ai suoi occhi, non conducesse un’esistenza strettamente morale ed austera.

Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola nacque a Ferrara nel 1452 ed inizialmente i suoi studi furono incentrati su varie dottrine quali Medicina, Filosofia, Disegno e Musica, ma ben presto si manifestò in lui la tendenza ad una morale fortemente ecclesiastica ed abbracciò la fede conseguendo studi teologici; decise quindi di lasciare Ferrara per vestire l’abito dell’Ordine Domenicano a Bologna, consegnandosi in toto alla vita monastica.

Da allora fu un crescendo di prediche, orazioni spesso considerate troppo brusche e decisamente disadorne, tendenti quasi alla violenza. Innegabile fu il suo carisma, che nonostante tutto gli permise di entrare nelle grazie dei fiorentini e di vantare una setta penitenziale di seguaci che arrivavano a piangere durante i suoi sermoni (da qui deriva il nome “Setta dei Piagnoni”). Il suo successo fu tale che gli fu assegnato il pulpito di Santa Maria del Fiore, dal quale parlò incessantemente al popolo fiorentino sino alla sua morte. Savonarola era un fervido fustigatore di decadenza e corruzione della Chiesa, predicando la penitenza come unica via di salvezza.

Lottava contro i vizi, il lusso in ogni sua forma, conquistando e turbando gli ascoltatori con profezie di imminenti, terribili castighi divini. Purtroppo, tra le azioni fanatiche di Savonarola, va annoverato il “rogo della vanità”, in cui venne dato fuoco ad opere d’Arte, libri, capi d’abbigliamento, specchi e strumenti musicali (alle fiamme furono tristemente consegnate opere di artisti come Boccaccio, Fra Bartolomeo e Lorenzo di Credi) nel pieno di Piazza della Signoria. Sempre si oppose ai Medici, Signori di Firenze, e alla chiesa dei Borgia, sotto il pontefice Alessandro VI.

A quest’ultimo riservò parole per nulla lusinghiere, rivoltegli col fare rude e concitato che sempre lo ha contraddistinto. Il pontefice dapprima lo lasciò fare, ma nel maggio del 1496 vi fu un forte contrasto tra i due ed Alessandro VI proibì a Savonarola di predicare e lo scomunicò, ma di tutta risposta il frate continuò dal pulpito la sua violenta condanna dei vizi del clero, noncurante di quanto impostogli dal pontefice.

Ma i suoi avversari, seguaci dei Medici e nobili, fecero di tutto per renderlo ostile al popolo fiorentino e in breve tempo i suoi fautori, i «Piagnoni», perdettero terreno. Savonarola fu arrestato e dopo tre processi venne condannato a morte insieme a due suoi confratelli, Silvestro Maruffi e Domenico da Pescia. Dopo che i tre furono spirati per impiccagione tra sputi ed oggetti contundenti lanciati dai presenti, si diede fuoco ai corpi; le ceneri vennero raccolte e gettate nell’ Arno affinchè di loro non restasse neanche una minima reliquia.

In una città che sotto la famiglia Medici era stata trasformata in un centro internazionale per le Arti, il falò messo in scena in Piazza della Signoria dal discusso frate risultò catastrofico, contribuendo a far storcere il naso a gran parte del popolo. Tuttavia, Savonarola avrebbe incontrato il medesimo destino nella medesima piazza.

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