Nel 2022 forte ripresa dei flussi turistici in Toscana

Irpet: crescita determinata soprattutto dal ritorno degli stranieri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 novembre 2022 15:43
Nel 2022 forte ripresa dei flussi turistici in Toscana

I primi 8 mesi del 2022 sono contraddistinti da una forte ripresa dei flussi turistici esteri verso la Toscana, in concomitanza con il progressivo adattamento a convivere con il virus Covid-19 e le sue varianti, e nonostante le forti tensioni internazionali causate dallo scoppio e il protrarsi della guerra della Russia all’Ucraina. Lo rivela la nota congiunturale Irpet.

Le presenze turistiche aumentano di circa il 32,1% rispetto ai primi 8 mesi dello scorso 2021, passando da 24,6 milioni a 32,5 milioni. Di conseguenza la distanza del volume di presenze nei primi 8 mesi del 2022 rispetto agli stessi mesi del 2019, prima della pandemia, si riduce sensibilmente e in modo progressivo pur rimanendo ancora apprezzabile (-15,2%). Nei primi 5 mesi dell’anno tale distanza era ancora del -32%.

Rispetto al 2021 il rimbalzo del 2022 appare originato esclusivamente dal ritorno degli stranieri (+101,8% nei primi 8 mesi), non più solo essenzialmente europei (+66,5%) ma anche e soprattutto extraeuropei (+408,1%), in particolare provenienti dal continente americano. La componente interna del turismo dei toscani in Toscana viceversa diminuisce seppure in misura contenuta (-5,7%) e stabile risulta la componente del turismo nazionale non toscano (+1,1%), grazie alla buona performance delle regioni meridionali, mentre il trend dalle regioni settentrionali flette in linea col turismo domestico.

La relativa stagnazione della componente interna è in primo luogo spiegata dal forte recupero apprezzato già nell’estate del 2021, e in parte rilevante determinata dalla maggior apertura dei mercati esteri, dovuta al superamento della fase più critica del Covid-19, che in corrispondenza dei mesi estivi ha favorito il ritorno dei toscani e degli italiani al turismo oltre confine. Una terza spiegazione, che speriamo sarà smentita ma da non sottovalutare, fa invece riferimento al manifestarsi delle prime conseguenze della dinamica inflazionistica sulla capacità di spesa per turismo delle famiglie italiane.

Sul versante internazionale mancano e mancheranno ancora nel 2023 le presenze provenienti dai paesi dell’Asia centro-orientale e dalla Russia, ma anche dal continente africano e dall’Oceania. Sul mercato interno gli effetti dell’inflazione rischiano di deprimere una domanda nazionale e regionale che ancora costituisce circa la metà del totale e in molti casi gioca un ruolo complementare nello spazio e nel tempo rispetto alle componenti estere. Gli effetti dell’inflazione possono contribuire a frenare anche la forte crescita dei flussi turistici dall’Europa, protagonisti della recente ripresa e driver cruciale per la crescita futura del settore.

Infine, ma non da ultimo, le dinamiche del costo dell’energia rischiano di determinare l’impossibilità di una parte rilevante delle imprese che costituiscono il sistema di offerta turistica di garantire i propri servizi in modo continuativo lungo tutto l’arco dell’anno, con il rischio di strozzature e razionamenti passibili di limitare ulteriormente i ricavi e la competitività del settore. Un quadro dunque contrastato, che sottolinea la resilienza del sistema dell’offerta regionale e la capacità di ripresa della domanda turistica dopo il black-out della pandemia, ma anche l’incertezza di fronte alle nuove sfide che si approssimano, connesse al cambiamento di composizione della domanda e alla crisi energetica e inflazionistica in corso.

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