Empoli: la commemorazione per ricordare i deportati dell’8 marzo 1944

Alla Vetrreia Taddei 76° anniversario della deportazione nei campi di sterminio nazisti di 55 cittadini di Empoli. E CasaPound che fa? Non trova di meglio che celebrare a Firenze le ausiliarie della RSI che furono detenute alla Caserma Gonzaga

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 marzo 2020 18:53
Empoli: la commemorazione per ricordare i deportati dell’8 marzo 1944

L'8 marzo 1944 53 empolesi, tra cui 26 operai della Vetreria Taddei, furono sequestrati dai nazi-fascisti, quindi portati a Firenze e da lì in treno nei campi di sterminio nazisti: il rastrellamento iniziò proprio l’8 marzo 1944 dopo che in molti avevano aderito allo sciopero del 4 marzo.

Deposta questa mattina una corona di alloro alla targa che ricorda i nomi dei cinquantacinque empolesi che furono deportati nei lager nazisti in questa data nel 1944. Per gli ultimi dispositivi della Presidenza del Consiglio in merito al Covid 19 è stata annullata la santa messa che sarebbe stata officiata dal proposto Don Guido Engels in Collegiata. Quindi si è svolta una semplice commemorazione alla vecchia ciminiera della Vetreria Taddei, in Via Fratelli Rosselli. È stato il presidente del Consiglio Comunale, Alessio Mantellassi, delegato alla cultura della memoria, a presenziare, insieme al gonfalone civico, e alla polizia municipale. Dunque una commemorazione molto sotto tono. In questa data ricorre il 76° anniversario della deportazione nei campi di sterminio nazisti di 55 cittadini di Empoli.

Anche questa è una data che la Città di Empoli non dimentica, ricorda e commemora ogni anno, come momento fondamentale di trasmissione della memoria storica, di racconto e di testimonianza umana.

«Nel rispetto delle disposizioni date dalle autorità competenti – spiega Alessio Mantellassi – abbiamo onorato la memoria di questi empolesi che furono sottratti alle loro vite nel marzo 1944. In seguito allo sciopero del 4 marzo 1944 molti empolesi furono prelevati dalle loro abitazioni perché antifascisti e furono portati alla stazione di Santa Maria Novella e arrivarono l'11 marzo a Mauthausen. Pochissimi riuscirono a tornare a casa. Grazie a chi tornò e ai loro familiari abbiamo avuto testimonianze preziose che hanno alimentato una memoria cittadina forte.

Era doveroso ricordarli oggi, anche con una cerimonia brevissima. La città con il gonfalone e una corona era tutta presente a ricordare quegli empolesi. Oggi commemoriamoli con il pensiero individuale, ognuno nella propria abitazione, e prendiamoci ognuno l'impegno ad una sensibilità forte contro le discriminazioni, violenze, odi e muri che ancora oggi, anche in Europa, esistono. Proviamo ad essere cittadini del mondo attenti e consapevoli ogni giorno. Questo sarà un importante modo per celebrare quel loro sacrificio.Ringrazio Don Guido Engels per la sola disponibilità anche se la messa non è stata celebrata».

Per questa edizione non è stato possibile rinnovare il rapporto di amicizia con la cittadina austriaca gemellata St. Georgen an der Gusen che non ha potuto essere presente con una delegazione: il sindaco Erich Wahl, nei giorni scorsi, ha inviato una comunicazione che annullava il viaggio a Empoli per le disposizioni sul CoronaVirus Covid 19.

“Donna fino infondo, madre del futuro”, è il testo del provocatorio striscione affisso dai militanti di CasaPound Scandicci sulla facciata della caserma Gonzaga, proprio oggi, in coincidenza con la cerimonia di Empoli, con la scusa di celebrare la Festa della donna.“Con questa azione simbolica”, spiega in una nota CasaPound Scandicci, “nel giorno dedicato alle donne, abbiamo voluto ricordare tutte coloro che durante la seconda guerra mondiale misero in gioco la propria vita per l'onore d'Italia contro invasori e traditori, arruolandosi come ausiliarie e che, a guerra finita, vennero rinchiuse nel campo di prigionia femminile allestito all’interno della caserma Gonzaga”. “Un atto dovuto”, spiegano i militanti di CasaPound, “per rendere onore a queste donne, simbolo di amor patrio, così come per accendere i riflettori su una pagina di storia volutamente oscurata, come quella dei campi di prigionia alleati sul nostro territorio”. “Ci auguriamo", conclude la nota, “che la loro forza e il loro coraggio possano essere d'esempio, oggi più che mai, visto il momento di difficoltà in cui versa la Nazione".

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