Emergenza ungulati, oltre 60mila cinghiali solo nel senese

​La linea della Cia Siena nei nuovi comitati di gestione presenti sul territorio senese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2017 15:37
Emergenza ungulati, oltre 60mila cinghiali solo nel senese

La linea della Cia Siena nei nuovi comitati di gestione presenti sul territorio senese

«Saremo vigili, attenti e intransigenti per far valere le ragioni e il rispetto verso l’agricoltura senese che porta un contributo fondamentale all’economia del territorio, che soffre di costi crescenti e mancati ricavi sempre più insostenibili per i danni causati da ungulati alle produzioni e agli impianti agricoli». A dirlo è Luca Marcucci, presidente della Cia di Siena, dopo i nuovi assetti degli Atc senesi. Questa sarà la linea che contraddistinguerà la presenza dei rappresentanti della Cia nei nuovi comitati di gestione presenti sul nostro territorio.

Da poco più di un mese la Cia senese è rappresentata nei Comitati di Gestione dei due nuovi ATC senesi da Stefano Voltolini nell’ATC 8 Siena Sud e da Roberto Beligni nell’ATC 3 Siena Nord. La prova è molto complicata perché sul territorio i problemi sono enormi e sono il riverbero di una serie di fattori ormai molto chiari ed evidenti che si sono ripetuti negli ultimi anni. Tra questi l’infinta transizione che ha coinvolto gli ATC ed ha provocato incertezze, ritardi e notevoli problemi gestionali.

La recente annata climatica caratterizzata da gelate e siccità è stata una combinazione micidiale sotto il profilo ambientale ed ha accentuato ancora di più i danni ingenti derivanti da una gestione faunistico-venatoria a dir poco fallimentare che ha portato alla conseguente moltiplicazione dei danni alle coltivazioni e agli impianti agricoli da parte dei selvatici presenti ormai con numeri fuori controllo sul nostro territorio, generando i danni da liquidare a cifre da capogiro. Pur in assenza di censimenti scientificamente attendibili, ad oggi le stime, che a nostro avviso sono parziali, dicono che sul territorio provinciale senese vi sono oltre 60 mila cinghiali, tra i 40 e 45 mila caprioli, 10-12 mila daini, e tra i 500 e gli 800 sono stimati i cervi (e questi prevalentemente sulle colline del Chianti).

Questa grande disponibilità di fauna selvatica sta moltiplicando anche la presenza di predatori e tra quali il lupo che viene stimato con una presenza intorno ai 200 capi. Un quadro molto nel complesso molto allarmante.

Dunque servono un grande sforzo e tanta determinazione prima di tutto da parte di chi attualmente detta norme e consente l’utilizzo di risorse e strumenti per il governo di questo comparto: in primis la Regione Toscana e l’Ispra che devono cogliere davvero le esigenze e i problemi che ci sono sul territorio e seguire nei tempi e nei modi più appropriati, lo sviluppo di azioni adeguate a fronteggiare un fenomeno per più versi fuori controllo. Poi serve che il mondo agricolo sia unito e determinato perché sia fatta valere la primaria esigenza della salvaguardia delle coltivazioni agricole che in gran parte nel nostro territorio sono produzioni di alta qualità che costituiscono uno dei principali fattori del Pil, dello sviluppo economico e della occupazione nella nostra provincia.

«Vogliamo essere subito chiari; confermando la presenza anche nei nuovi Comitati di Gestione vogliamo spingere verso una inversione radicale nella gestione del territorio – commenta Roberto Bartolini, direttore della Cia di Siena - i danni sono cresciuti numericamente e quantitativamente dunque, logicamente, devono crescere anche gli abbattimenti tramite gli obbiettivi di caccia da affidare in aumento ai distretti per la prossima stagione 2017-18 e tramite le opportunità che le nuove norme dell’art.

37 forniscono in materia di diminuzione dei tempi di attesa per ottenere il NUI: che può essere effettuato in braccata senza sottostare alla autorizzazione preventiva della Polizia Provinciale e della Regione. Ora che lo strumento dell’art. 37 è ripristinato e reso più efficace occorre che le squadre si rendano disponibili ad attuarlo recuperando quindi quei 6-7000 capi che venivano abbattuti in più nelle zone non vocate fino a qualche anno fa ; occorre che la revisione dei territori vocati e non vocati venga aggiornata velocemente secondo quanto previsto dalla norma in modo da bandire definitivamente la presenza di ungulati nei territori coltivati e/ o coltivabili come previsto dalla Legge obbiettivo della Regione Toscana ; occorre una revisione precisa dei territori da assegnare ai distretti di caccia in maniera da verificare e monitorare costantemente che gli obbiettivi assegnati vengano rispettati e, se no: provvedere a mettere in atto tutte le azioni possibili e previste dalla legge; Occorre una revisione ed un aggiornamento del regolamento provinciale sui danni che tuteli davvero l’agricoltore riconoscendogli l’effettivo danno subito sulla produzione che va accertato in tempi celeri dal momento in cui viene denunciato.

Occorre battersi a livello legislativo affinché siano riconosciuti anche i danni patrimoniali arrecati alle strutture ed agli impianti, per la copertura dei costi necessari ai ripristini ed il rimborso delle riduzioni produttive per più anni». Era necessario sviluppare politiche decise che spingessero verso l’equilibrio faunistico-ambientale e la Legge obiettivo della Regione Toscana ora è alla prova dei fatti: questa consente il dispiegamento di numerose iniziative sul fronte delle azioni di caccia, sui contenimenti e per la difesa delle colture.

Ora non ci sono più alibi almeno sul fronte dei cinghiali: ci sono le condizioni per raggiungere obbiettivi significativi. Il mondo venatorio deve comprendere che ora e qui si gioca anche gran parte del proprio futuro.

E se non funzionasse? «Siamo dentro agli ATC per svolgere un ruolo deciso – aggiunge Marcucci -, per far funzionare la legge obiettivo, per essere di stimolo al cambiamento, per il governo della gestione e per far valere le ragioni dell’agricoltura in una logica di leale collaborazione con le altri componenti serie e affidabili che, consapevoli della gravità della situazione, intendano riformare il sistema. Il momento è grave, serve una presa di coscienza ed una svolta ora s’impone. Siamo lì per rivendicare rispetto e pari dignità per l’agricoltura che è bene primario dell’intera società: se vediamo che il cambiamento viene ostacolato o boicottato siamo pronti ad uscire dai comitati ed a dare battaglia da fuori con tutti i mezzi consentiti e che abbiamo a disposizione».

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