Dazi Usa: Pil toscano in perdita dello 0,9%

Marrucci (Ali Toscana): “Preoccupati per i riflessi sul lavoro e sull’agricoltura, servono misure di tutela”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 Luglio 2025 23:45
Dazi Usa: Pil toscano in perdita dello 0,9%

Firenze, 15 luglio 2025– In Toscana i dazi statunitensi al 30% minacciano comparti che rappresentano l’identità produttiva e culturale della regionePil toscano in predita dello 0,9 per cento. Sarebbe questo l’effetto diretto dei dazi americani stimato dall’Istituto di programmazione economica regionale e rilevabile nel Documento di economia e finanza 2026.

Vista l’imminente fine della legislatura, il DEFR 2026 non contiene grandi novità, ha un carattere prevalentemente tecnico e di adempimento, è stato spiegato stamani, martedì 15 luglio, in commissione Bilancio del Consiglio regionale, guidata da Giacomo Bugliani (Pd).

Le rilevazioni di Irpet, tuttavia, si basano su proiezioni attuali e rientrano, come di consueto per il DEFR, nel primo capitolo dedicato alle previsioni economiche. L’impatto che potrebbero avere i dazi, solo stimati visto il perdurare dell’incertezza sulla percentuale che il presidente Trump potrebbe applicare, avrà riflessi anche su scala nazionale e mondiale: la crescita economica è in riduzione, segnala sempre Irpet, e si passa dal 3,3 al 2,9 per cento. Viene inoltre segnalata, senza peraltro sorpresa, una instabilità, superiore rispetto agli scorsi anni, del sistema economico internazionale.

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Le dinamiche endogene del sistema regionale risultano stabili e stabile appare anche il mercato del lavoro anche se con piccoli segnali di peggioramento per effetto di un aumento del ricorso alla cassa integrazione e per licenziamenti nel settore moda. Rallentano gli investimenti e l’export in generale.

Le entrate tributarie, rispetto al 2024, sono stabili e si registra, a bilancio, una riduzione dei trasferimenti a partire dal 2026 (più accentuato nel 2027) per effetto della progressiva riduzione degli stanziamenti derivanti dal Piano nazionale di ripersa e resilienza e dal Piano nazionale complementare.

La prossima Manovra regionale si muove in continuità con gli esercizi precedenti ed è confermato un ricorso moderato all’indebitamento. La consistenza del debito è sostanzialmente stabile: nel 2024, sul 2023, è diminuita di 25 milioni. Il totale ammonta a circa 2 miliardi circa.

Nelle 29 schede progetti che compongono il DEFR 2026 non ci sono novità. La spesa complessiva stimata per le priorità programmatiche per il triennio 2026-2028 ammontano a 5 miliardi e 695 milioni, il 41 per cento del totale concentrato nell’anno 2026.

Il DEFR 2026 si inserisce, infine, in un quadro normativo in evoluzione e in cambiamento dovuto alla riforma della governance europea del sistema di programmazione. Siamo, hanno rilevato gli uffici della Giunta, in una fase transitoria, ossia in attesa della normativa statale sul sistema della contabilità pubblica. Il Governo ha inviato alle Camere non il consueto Documento di economia e finanza, ma il Documento di finanza pubblica. In sostanza il DFP del primo semestre è privo dello scenario programmatico, ci sono delle previsioni ma solo a legislazione vigente mentre il DEF conteneva anticipazioni in base allo scenario programmatico. In termini partici, e a dirlo sono ancora gli uffici regionali, non cambia molto perché sono comunque a disposizione le stime statali e di Irpet su Pil, debito e finanza pubblica anche se a legislazione vigente.

Il DEFR 2026 sarà oggetto di discussione nelle prossime sedute della commissione Bilancio per poi arrivare all’attenzione del Consiglio regionale.

I nuovi dazi annunciati dagli Stati Uniti mettono a rischio migliaia posti di lavoro in Toscana e spingono centinaia di imprese verso una situazione critica: un colpo pesante al nostro tessuto economico, già provato negli ultimi anni. È fondamentale che il governo e l’Unione Europea adottino subito strumenti di tutela per salvaguardare le nostre filiere strategiche, dall’industria alla manifattura fino al settore agroalimentare” Così Andrea Marrucci, presidente di Ali Toscana, commenta i dati diffusi sull'impatto negativo dei dazi annunciati dall'amministrazione Usa sull'export e l'economia toscana.

“In questo scenario – prosegue Marrucci – siamo particolarmente preoccupati per il mondo agricolo e vitivinicolo. I nostri prodotti, simbolo della qualità e dell’identità del territorio, rischiano di pagare un prezzo altissimo. Occorre una risposta unitaria e concreta, capace di sostenere le imprese e tutelare i lavoratori coinvolti”. “Il sovranismo esasperato porta solo a conflittualità, barriere e dazi. Si rischia il rallentamento di tutta l’economia mondiale, all’interno della quale quella italiana è particolarmente esposta con un sistema produttivo in segno negativo da 27 mesi“.

“I dazi del 30% annunciati dagli Stati Uniti sull'export europeo rappresentano una minaccia seria e trasversale per l'industria italiana. Con gli Stati Uniti che rappresentano uno dei principali mercati per le nostre esportazioni, un aumento tariffario così elevato, combinato con la svalutazione del dollaro, rischia di danneggiare interi comparti industriali e mettere in ginocchio migliaia di imprese. Non dimentichiamoci poi che la Toscana è una delle Regioni che esporta di più negli Stati Uniti (nel 2024 ha esportato ben 10,2 miliardi di euro di merci sui 67 totali esportati dall’Italia) e la provincia di Arezzo, così orientata all’export, è tra i territori italiani più esposti all’effetto dei dazi – dice Fabrizio Bernini, Presidente di Confindustria Toscana Sud - E’ però necessario mantenere una linea di prudenza e negoziazione.

Le ritorsioni rischiano di innescare una guerra commerciale dannosa per tutti, quando invece dobbiamo evitare l’escalation. La strada da percorrere è quella del dialogo diplomatico, mantenendo la calma e i nervi saldi e qui deve essere l'Europa ad agire con voce unita. Oltre alla diplomazia serve però reagire con speciali misure, anche temporanee, che permettano di neutralizzare gli inevitabili contraccolpi che arriveranno alla nostra economia dall’introduzione dei balzelli americani – spiega Bernini – un esempio è quello dei particolari provvedimenti adottati in occasione della pandemia, quando, per far fronte all’emergenza che stava mettendo in ginocchio l’economia europea, si agì rapidamente e collettivamente con alcune misure che hanno salvato l’intera Unione.

Oggi, l’Europa e i Governi dovrebbero prevedere per almeno 3 anni opportuni strumenti a favore delle aziende che esportano negli Stati Uniti, in maniera da mitigare l’impatto negativo dei dazi e dare tempo alle imprese e al mercato di autoregolarsi, come è sempre stato. Oltre a questa, che è una manovra di emergenza, servirà poi una politica industriale chiara e di lungo termine. L'Italia e l'Unione Europea devono sostenere la competitività delle imprese con misure concrete, come lo snellimento burocratico e fiscale, l'accesso agevolato al credito e la riforma dei mercati energetici.

Trump sta cercando di proteggere l’industria americana con i dazi. L’Italia e l’Europa devono cercare di proteggere le loro industrie, dotandosi di una politica industriale forte e certa, che aiuti le imprese a mantenere la loro stabilità e permetta loro di rimanere competitive in un mercato globale sempre più aggressivo e pieno di insidie”.

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