Da Saint-Exupéry a S. Spirito: I' Principe Piccino conquista Firenze

Dall’8 novembre in allegato a La Nazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 novembre 2024 19:54
Da Saint-Exupéry a S. Spirito: I' Principe Piccino conquista Firenze

Mai avrei pensato che il più filosofico dei principi letterari potesse un giorno parlare come i’ mi' nonno. Eppure eccolo qui, il Piccolo Principe, che si presenta in libreria, e dall’8 novembre in allegato a La Nazione, con un titolo che sa di Mercato Centrale: "I' Principe Piccino".

L'idea è di Francesco Albanese, fiorentino purosangue che dopo aver fatto ridere mezza Toscana con il suo "Insultario Toscano Italiano" di Editoriale Programma, ha deciso di alzare la posta: tradurre in vernacolo fiorentino uno dei capolavori della letteratura mondiale.

E sapete una cosa? Funziona davvero bene.

La magia di quest'operazione sta nel modo in cui il vernacolo riesce a rendere ancora più immediate le verità universali del testo. Quando il principe pronuncia: "L'essenziale l'è 'nvisibile agl'occhi", non stai solo leggendo una traduzione: stai ascoltando la saggezza popolare toscana che si fonde con la filosofia di Saint-Exupéry.

La volpe, poi, è una rivelazione. Nel suo dialogo con il principe parla come una di quelle vecchie sagge che ancora si trovano nei vicoli di Santo Spirito: "La mi' vita l'è noiosa. Vo a caccia di galline, gl'òmini cacciano me. Tutte le galline le s'assomigliano, e tutti gl'òmini s'assomigliano. Così m'annoio un po'. Ma, se te tu m'addomestihi, la mi' vita la doventerà illuminata da i'sole. Conoscerò un rumore di passi diverso da tutti quegl'altri. Gl'altri passi mi faranno nascondere sotto terra. I'tuo mi farà sortire, come una musiha."

E la rosa? Immaginatevi una nobildonna di Palazzo Pitti con un complesso di superiorità e capirete perfettamente il tono: "Ma sì, ti voglio bene, giù…" gli disse la rosa. "'Un tu' l'ha' ma' saputo pe' colpa mia. 'Un c'è problema. Ma te tu se' stato bischero almeno quanto me. Cerca d'esse' felice. E levami di torno hodesta hosa hostì, codesta hampana, 'un la voglio più!"

Ma c'è di più. In un'epoca in cui i dialetti stanno scomparendo più velocemente delle api, operazioni come questa assumono un valore che va oltre il puro divertissement letterario. Sono atti di resistenza culturale. Ogni volta che un bambino (o un adulto) leggerà "I' Principe Piccino", un pezzo della nostra identità linguistica sopravviverà.

Albanese, che con questo libro firma il suo secondo successo dopo l'esilarante "Insultario", dimostra che i dialetti non sono reliquie da museo. Sono organismi vivi che possono ancora dialogare con la grande letteratura, creando qualcosa di nuovo e sorprendentemente attuale.

La traduzione, pubblicata da Editoriale Programma, riesce nel difficile compito di essere sia fedele all'originale che autenticamente fiorentina. Non era facile, ma come direbbero in Borgo de’ Greci: "L'è venuto dimolto ganzo!"

Per chi ama Firenze, per chi vuole salvare i dialetti dall'estinzione, o semplicemente per chi vuole scoprire come suona la filosofia quando parla in vernacolo, "I' Principe Piccino" è una lettura imperdibile. E chissà che Saint-Exupéry, da qualche parte tra le stelle, a braccetto col suo principe, non stia sorridendo sentendolo parlare fiorentino.

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