Criminalità in Toscana, dibattito in Consiglio regionale

Le posizioni delle varie forze politiche. Oggi il voto

Redazione Nove da Firenze
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13 luglio 2022 09:16
Criminalità in Toscana, dibattito in Consiglio regionale

Firenze – “C’è una punta di delusione nel dover affrontare questa discussione con due relazioni”, dichiara la vicepresidente della commissione d’inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata in Toscana, Lucia De Robertis (Pd) in apertura del proprio intervento in Aula. “La disponibilità offerta dalla maggioranza è stata molto ampia. Ritenevamo che la Commissione fosse occasione utile per approfondire, entro i limiti del nostro ruolo, lo stato della penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico di questa Regione.

Dovevamo partire dall’indagine del Keu – prosegue la vicepresidente –, senza limitarci però a questo aspetto: non volevamo sovrapporci alle indagini”. La commissione di inchiesta doveva essere “lo strumento attraverso cui registrare eventuali criticità nei meccanismi regolatori e amministrativi a competenza statale e regionale, favorevoli – ancorché inconsapevolmente – di condotte illegali. E, conseguentemente, doveva individuare i correttivi e proporne l’adozione”.

C’era, l’intenzione di “mettere sotto la lente i possibili effetti provocati dallo shock che il Covid, e ora la guerra, hanno portato al sistema economico regionale, specie sulle imprese più vulnerabili. La Commissione non poteva essere un nuovo livello inquirente, ulteriore rispetto alla magistratura, di eventuali condotte illecite”. Fino al febbraio scorso, prosegue Lucia De Robertis “questa consapevolezza è stata, certo con sfumature diverse, patrimonio comune della Commissione. C’era un accordo raggiunto con la presidente Meini un accordo su una relazione unitaria con una ricostruzione fattuale comune”.

Poi, “la minoranza si è sfilata, perseguendo un preciso disegno politico: quello di rilanciare l’obiettivo di ascrivere al Partito democratico, al Governo e alla maggioranza che ha governato e governa la Toscana, la creazione di un presunto sistema di copertura e avallo degli illeciti ed illegalità. Questo non è il nostro obbiettivo – afferma la vicepresidente –. Non tanto per motivi di parte, ma perché non risponde assolutamente al vero”.

C’è dunque questa profonda divergenza di finalità nelle due relazioni, aggiunge la vicepresidente. “Quel che c’è stato è ciò che la relazione di maggioranza dice con chiarezza. Chiarezza sulla famosa norma relativa alla depurazione delle acque industriali, introdotta dall’emendamento d’aula. Norma che anche se non applicata dagli uffici, il Consiglio ha proceduto a rimuovere. Per tutelare l’intero quadro normativo regolatorio degli impianti misti dai rischi che il contenzioso poteva generare.

Chiarezza sulla correttezza del lavoro degli uffici della Regione, che hanno ampiamente dimostrato la complessità dei passaggi da autorizzazione unica ad autorizzazione integrata, nella fase di trasferimento delle competenze dalle Province alla Regione. Trasferimento che questa vicenda ci ha dimostrato essere stata scelta opportuna. Chiarezza sull’operato di Arpat. Credo, come dimostra la nostra relazione, che l’operato della Regione nella vicenda Keu sia stato corretto”. E l’emendamento “nulla aveva a che fare con lo smaltimento illegale del Keu, su cui si incomincia ad indagare nel 2017, a seguito di una segnalazione fatta da Arpat.

E l’emendamento, come sappiamo, viene approvato nella tarda primavera del 2020. La norma non è mai stata applicata ed è stata poi eliminata”.

Lo spazio dedicato alla vicenda del Keu “ha limitato quello dedicato al tema più generale della penetrazione della criminalità organizzata nell’economia toscana”, osserva Lucia De Robertis. Serve una maggiore attenzione. Di qui, le proposte operative che la vicepresidente illustra all’Aula, “per una migliore gestione di situazioni potenzialmente portatrici di elementi di rischio per la tutela dalle infiltrazioni criminali nel tessuto economico toscano: verificare se il superamento del SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) ha effettivamente prodotto un sistema migliore e maggiormente capace di garantire la tracciabilità del rifiuto speciale; costruire una banca dati per il monitoraggio dei conferimenti di rifiuti speciali e relative destinazioni; valutare l’introduzione nel regolamento interno del Consiglio regionale, di elementi di verifica tecnica degli emendamenti; attivare accordi di collaborazione con le Prefetture per comuni iniziative di prevenzione e controllo delle infiltrazioni criminali nel tessuto economico, sociale, amministrativo ed istituzionale regionale; potenziare il fondo antiusura; assicurare sostegno anche economico alle associazioni di categoria nell’esercizio di funzioni di presidio contro l’ingresso della criminalità fra le rispettive attività associate”.

Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), partendo dal ringraziamento a tutti i commissari per il lavoro svolto, ha sottolineato che “la questione mafia è condivisa poiché in Toscana essa è presente in maniera strutturata. Le autorizzazioni ambientali in questa regione costituiscono un problema, ha detto Capecchi”, facendo presente come a suo avviso sia necessario “fare sistema tra tutti gli attori, realizzare protocolli operativi a partire dalla realizzazione delle opere previste dal Pnnr”.

Sottolineando la difficoltà a partecipare ai lavori di una Commissione priva di effettivi poteri di indagine, Capecchi ha affermato che “le parole più grosse in questa vicenda – riferendosi in particolare al famigerato emendamento – sono volate tra Enrico Rossi ed Eugenio Giani e non certo tra la maggioranza e l’opposizione”. Di questa vicenda si è retoricamente domandato Capecchi, in conclusione del suo intervento, “che cosa rimane? Un danno ambientale ed economico incalcolabile per la Toscana, accanto alla crescente sfiducia dei cittadini”.

Irene Galletti (Movimento 5 stelle) ha iniziato affermando che “la commissione Keu ha mancato i suoi obiettivi; alcuni soggetti sono stati impossibilitati a partecipare, e la Giunta regionale si è dimostrata poco collaborativa nei nostri confronti”. “La relazione di maggioranza – ha proseguito Galletti – si caratterizza per conclusioni ben diverse da quelle che ci saremmo augurati, mentre la nostra evidenzia i meccanismi che facilitano le infiltrazioni mafiose”. “Personalmente – ha continuato Galletti – mi sono sempre strenuamente battuta per il rafforzamento del ruolo e delle competenze di Arpat, ma le nostre istanze sono state purtroppo considerate solo in parte”.

In Toscana, ha concluso la consigliera, “esiste uno strutturato sistema malavitoso molto complesso che occorre estirpare dalla radice” e, riferendosi ai ripetuti interventi dell’ex onorevole Rosy Bindi, che in più di una occasione ha ricordato che la mafia si insinua sempre nei passaggi chiave, li ha definiti “una bella lezione di politica”.

Per Andrea Ulmi (Lega) “si tratta di una vicenda tipicamente italiana, dove la superficialità e l’interpretazione delle normative per gli amici ha dato luogo ad eventi deleteri per la Toscana, caratterizzati dal consueto rimpallo di responsabilità tra i soggetti istituzionali chiamati ad intervenire”. “Se questa vicenda dovesse restare impunita, essa potrebbe in futuro ripetersi ancora. Mi auguro - ha terminato Ulmi – che la nostra condanna, di tipo morale, possa avere la sua valenza anche nel proseguo di questa consiliatura regionale”.

Luciana Bartolini (Lega), associandosi, come del resto fatto da tutti gli intervenuti nel dibattito, ai ringraziamenti a tutti i membri che hanno lavorato nella Commissione, ricordando come in Toscana siano stati censiti ben 78 clan mafiosi, ha affermato “che la vicenda Keu non può essere in alcun modo minimizzata, e stare a parlarne in quest’Aula è il primo, importante, passo”. “La Toscana non è terra di mafie – ha proseguito Bartolini – ma la mafia vi investe ingenti somme di denaro sporco, andando ad incidere nel suo tessuto economico e produttivo. Mi auguro solo – ha concluso la consigliera – che chi ha sbagliato paghi e non resti impunito”.

Federica Fratoni (Pd) ha esordito ribadendo, al pari di quanto affermato già da altri consiglieri, “la difficoltà della Commissione ad operare in costanza di indagini aperte e senza poteri effettivi”. Tuttavia si è detta “soddisfatta per la sostanziale analogia delle conclusioni delle due relazioni di maggioranza e di minoranza”. La collega De Robertis ha “egregiamente collocato uno dopo l’altro i vari passaggi della vicenda, anche grazie al lavoro degli uffici regionali” ed in relazione alla necessità del potenziamento di Arpat ha ricordato che il Consiglio regionale si è già impegnato sul versante delle assunzioni.

La consigliera Fratoni ha poi rivendicato la piena titolarità dei consiglieri alla presentazione di emendamenti, “magari attraverso la definizione di diverse modalità per quelli di natura più squisitamente tecnica”. “E’ una stagione certamente difficile – ha concluso Fratoni – ma abbiamo il compito di trasformarla in una grande opportunità, lavorando e facendo sistema per agevolare la crescita della Toscana”.

Marco Niccolai (Pd), ha esordito: “Non abbiamo alcun disagio a parlare di infiltrazioni mafiose, poiché qui non ci sono negazionisti e la questione è seria e non certo nuova”. Proseguendo il suo intervento ha ricordato analoghi casi accaduti in altre regioni, come la Lombardia, ed ha affermato “la necessità di continuare a parlare di questi temi, facendo attenzione ai messaggi simbolici per contrastare la subcultura mafiosa, per combattere il cancro che strazia la nostra economia e la nostra democrazia”.

Maurizio Sguanci (Italia Viva) si è unito ai ringraziamenti per il lavoro della Commissione, “in particolare per quello della vicepresidente De Robertis, per aver dismesso la maglia del suo partito per indossare quella della squadra”, ed ha ricordato come “mentre le piccole e medie imprese della Toscana hanno resistito ai tentativi di infiltrazione, la mafia si insinua più facilmente dove le maglie sono più larghe”. In conclusione del suo intervento ha affermato che “in occasione della presentazione di emendamenti di elevata tecnicità sarebbe necessario un maggiore coinvolgimento degli uffici preposti”.

Per Francesco Torselli (Fratelli d’Italia) “il tema Keu da un lato, e le infiltrazioni mafiose dall’altro, hanno dimostrato chiaramente che la mafia esiste anche in Toscana, generando paura tra gli abitanti dell’empolese e di Santa Croce, che lamentano di essere stati abbandonati dalle istituzioni”. Da qui la mancanza di tranquillità evidenziata dal consigliere, “dopo una vicenda che ci ha screditato un po’ tutti – ha affermato – ma io non ci sto a fare la parte di chi ha connivenza con un certo sistema, non ci sto a far finta di niente”.

E dopo aver ricordato che a distanza di 24 ore dall’indagine Keu il Consiglio regionale ha bocciato la proposta di Fratelli d’Italia, di istituire una commissione sulle infiltrazioni mafiose, si è soffermato sull’emendamento “della discordia”, in particolare sulle accuse di Rossi nei confronti di Giani. “Spero che le due relazioni servano a restituire fiducia a tutti i cittadini toscani”, ha concluso il consigliere.

Di “dibattito centrale e fondamentale” ha parlato Francesco Gazzetti (Pd), ma anche di “occasione non pienamente sfruttata: una doppia relazione finale non è un bel segno, soprattutto quando si vanno ad analizzare i contenuti”. “Questa non era la commissione Keu, ma la commissione che aveva il compito di alzare la guardia contro le infiltrazioni mafiose”. Secondo il consigliere “per estirpare questi cancri bisogna spingere di più sull’acceleratore, per combattere la criminalità organizzata in qualsiasi articolazione”. “Mi auguro che al di là della doppia relazione possiamo trovare elementi per un lavoro da fare congiuntamente - ha concluso – la Toscana è contaminata dalla mafia ma non è certo terra di mafia”.

Anche Marco Stella (Forza Italia) si è soffermato sull’emendamento “non tradizionale, o almeno diverso da quelli che solitamente si fanno: scritto dall’avvocato del Consorzio e presentato in Aula dal consigliere Andrea Pieroni”, ha affermato, sottolineando la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Ma cosa divide le due relazioni? Per Stella “il racconto del presidente Rossi, la sua audizione è punto dirimente, la Giunta era al corrente ma aveva invitato a non presentare quell’emendamento”. E sul fronte del lavoro della Commissione: “è evidente che ha avuto dei limiti, ci sono ancora tante domande aperte, ma non dobbiamo dimenticare il buon lavoro fatto sulla legalità”. “Il nostro impegno non finisce qui – h concluso – c’è molto da fare, tutti insieme”.

“Siamo tutti d’accordo che la Mafia in Toscana c’è, ma è nostro compito trovare il modo per evitare che continui ad imperversare. Dobbiamo essere noi a garantire sicurezza e stabilità a cittadine e cittadini” ha dichiarato in chiusura dei lavori il consigliere della Lega Giovanni Galli.

La seduta è stata aggiornata a oggi mercoledì 13 luglio alle 9.30, con la prosecuzione del dibattito e il voto degli atti collegati

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