Sanzioni, esclusione dai benefici fiscali e contributivi, divieto di partecipare a bandi pubblici e accesso negato a strumenti come part time e apprendistato: sono le conseguenze per chi adotta i cosiddetti “contratti pirata”, firmati da sigle prive di reale rappresentanza.
A lanciare l’allarme è Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana: “A prima vista possono sembrare convenienti, ma solo perché penalizzano i lavoratori rispetto ai contratti delle organizzazioni maggiormente rappresentative. Sono illegali, espongono le aziende a pesanti sanzioni e fanno perdere importanti opportunità. Invitiamo gli imprenditori a informarsi prima di scegliere il contratto da applicare”.
Non sempre si tratta di scelte consapevoli: “Talvolta – spiega Marinoni – anche imprenditori in buona fede vengono attirati dalla promessa di un risparmio. Ma il problema del costo del lavoro, tra i più alti in Europa, non si risolve aggirando la contrattazione collettiva. Così si danneggiano lavoratori, mercato e concorrenza”.
Contrastare i contratti pirata è una priorità: “Significa tutelare la qualità del lavoro, la legalità e un sistema economico sano. Solo con contratti equi e condivisi si garantisce concorrenza leale”.
Fipe-Confcommercio ha recentemente aggiornato il Manuale sul Dumping Contrattuale, evidenziando con dati concreti le forti disparità economiche e normative tra contratti legittimi e pirata. “Il danno è doppio: per i lavoratori e per il sistema nel suo insieme”.
“Il nostro principio è chiaro: stesso mercato, stesse regole – conclude Marinoni –. Servono più controlli da parte di Inps e Ispettorato del Lavoro, sanzioni esemplari per chi trasgredisce, ma anche più educazione e trasparenza. È in gioco la tenuta del sistema economico e della rappresentanza. Non si può permettere a chiunque di riscrivere le regole del lavoro: significherebbe cancellare anni di confronto serio tra imprese e lavoratori”.