Una fuga dalla realtà e dalla quotidianità, un omaggio intellettuale a certa commedia di altri tempi è l'impressione che si ricava dall'ultimo film di Woody Allen. Dopo il bellissimo “Blue Jasmine” il regista statunitense torna a girare in Europa con “Magic in the moonlight”. Dopo “Midnight in Paris” torna in Francia e specificatamente in Costa Azzurra, alla fine degli anni Venti. Protagonisti della storia sono due personaggi appartenenti a due mondi opposti: Stanley (Colin Firth), un illusionista che crede fermamente nella scienza e vive esclusivamente di certezze tangibili e Sophie (Emma Stone) che è presentata come una seducente sensitiva che deve essere proprio smascherata dal personaggio interpretato da Colin Firth.Convinto dal suo vecchio amico, Howard Burkan, Stanley si reca in missione nella residenza della famiglia Catledge, in Costa Azzurra: Grace la madre, Brice il figlio e Caroline la figlia.
Si presenta come un uomo d'affari di nome Stanley Taplinger per smascherare la giovane e affascinante chiaroveggente Sophie Baker che risiede lì insieme a sua madre. Sophie arriva a villa Catledge su invito di Grace, la quale è convinta che Sophie la possa aiutare a entrare in contatto con il suo ultimo marito e, una volta giunta lì, attira l'attenzione di Brice, che s’innamora di lei perdutamente. Già dal suo primo incontro con Sophie, Stanley la taccia di essere una mistificatrice facile da smascherare.
Ma, con sua grande sorpresa e disagio, Sophie si esibisce in diversi esercizi di lettura della mente che sfuggono a qualunque comprensione razionale e che lasciano Stanley sbigottito.
Una commedia alleniana che divide la critica. Si tratta indubbiamente di un Allen minore, anche se l'insieme non delude gli appassionati. Ci sono scene molto divertenti e trovate inaspettate, come la candela che improvvisamente si alza durante la prima seduta spiritica. Ci sono delle battute che non possono non far ridere . C'è un lavoro di produzione, costumi e dettagli visivi che appagano la vista. C'è la colonna sonora che ti aspetti. Insomma: Woody c'è, anche se il film non è dei più riusciti.
Comunque ci sembra di intravedere qualcosa di più dietro la leggerezza della commedia. Allen ci ha abituato a un certo ironico disincanto di fronte alle religioni e a una fede nell'aldilà. Forse nel tema della magia, non infrequente negli ultimi film del regista , si avverte il desiderio di una dimensione altra. Il desiderio di credere in qualcosa nella fragilità della vita , che l'anziano Allen sente forse sfuggirgli. E nel suo dinamismo creativo e inarrestabile anche il dolce inganno della magia è,forse, l'esile illusione che aiuta a vivere.