Caporalato in Toscana: una proposta contro lo sfruttamento

​Nicchi: “La Maremma non sia la stazione dei caporali. Dov’è lo Stato?”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 novembre 2015 15:54
Caporalato in Toscana: una proposta contro lo sfruttamento

Dopo i casi in Maremma e Chianti, si chiedono più controlli. E agevolazioni per chi denuncia. Introduzione di uno specifico bollino “capofree” per le produzioni agricole libere dal caporalato; potenziamento dell’attività ispettiva; incentivi agli imprenditori che regolarizzino i rapporti di lavoro; forme di salvaguardia per i lavoratori migranti privi di permesso di soggiorno che fanno emergere, con la propria denuncia, forme di sfruttamento della manodopera. E ancora: individuazione degli “indici di congruità”, parametri che definiscono il rapporto tra la quantità del prodotto, indice dei relativi prezzi e la quantità necessaria delle ore lavorate, quale condizione per godere delle agevolazioni comunitarie, nazionali e regionali”.

Sono questi i punti cardine della proposta di legge presentata in Parlamento da Sel - Sinistra Italiana e illustrata oggi a Grosseto dalla deputata Marisa Nicchi e dal senatore Dario Stefano, primo firmatario al Senato. L'obiettivo della legge è quello di contrastare il caporalato, un fenomeno drammaticamente diffuso in Puglia, Calabria e Sicilia ma che ormai ha preso piede anche in molte altre regioni italiane, senza risparmiare neppure la Toscana coi suoi vigneti del Chianti e della Maremma.

Grosseto non sia la stazione dei caporali – ha detto l’onorevole Marisa Nicchi di Sel – Sinistra Italiana, firmataria della legge alla Camera – Dopo le ripetute denunce giornalistiche, poco è cambiato. I pochi controlli non hanno debellato questo fenomeno criminale, lo hanno semmai modificato. Il reclutamento dei braccianti in piena notte avviene ancora – ha proseguito Nicchi – ma in forme diverse, non più in un unico luogo, ma in vari punti della città".

“E’ surreale – ha aggiunto l’Onorevole Nicchi – che ogni notte decine e decine di lavoratori possano continuare ad essere reclutati dai caporali in mezzo di strada, senza che nessuno faccia niente per stroncare questo fenomeno. Com’è possibile che, dopo aver appurato l’esistenza di questo fenomeno, i caporali possano continuare a esercitare il loro potere su queste persone senza alcun diritto? Dove sono i controlli? Dov’è lo Stato?”.

“Per sconfiggere il caporalato – ha aggiunto Marco Sabatini, coordinatore grossetano di Sel - accanto ad un sistema di misure che puniscano quelle imprese che si rendono complici dello sfruttamento illecito della manodopera, occorre prevedere un sistema premiale per valorizzare le imprese innovative, sane, strutturate, che intendono operare sul terreno nel pieno rispetto delle regole, sottoscrivendo un rinnovato modello contrattuale che, al fine di costruire un nuovo equilibrio tra impresa e lavoro, sostenga la crescita ed il lavoro, che garantisca diritti e tutele sindacali”.

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