Bekaert, il ministro del Lavoro Di Maio in Toscana

Presidio dei lavoratori ai cancelli della fabbrica di Figline Valdarno

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 agosto 2018 09:42
Bekaert, il ministro del Lavoro Di Maio in Toscana

Visita del Ministro Di Maio a Figline. La Fiom "Ribadiremo nuovamente i 318 buoni motivi per cui è necessario che il Governo intervenga per decreto".

Ecco come seguire la Diretta Facebook rilanciata dal sindacato

"Sono davanti ai cancelli della Bekaert, a Figline Valdarno in Toscana, per incontrare i lavoratori in presidio costante. La Bekaert è una delle troppe aziende che dopo aver preso i soldi dello stato ha deciso di chiudere, licenziare e andarsene. Tutto questo con il decreto dignità non accadrà più. Come Ministro dello sviluppo economico e del lavoro farò il possibile per risolvere le tante crisi aziendali stando sempre dalla parte dei lavoratori e degli imprenditori onesti. Ovunque avranno bisogno della presenza dello Stato, io ci sarò. Collegatevi alla diretta" scrive Di Maio sui social. 

 "Apprezziamo che il Ministro si sia assunto il duplice impegno di garantire la cassa integrazione straordinaria entro i termini della procedura, come da noi richiesto con la proposta di decreto, e di lavorare per trovare un soggetto imprenditoriale credibile, un investitore che permetta ai 318 dipendenti di continuare a lavorare. Come Fiom abbiamo sottolineato la necessità che sia convocato un nuovo incontro al tavolo del Ministero entro la fine del mese di agosto" commenta il sindacato. 

Lo stabilimento di Figline, ex Pirelli, passato alla multinazionale belga Bekaert nel 2014, verrà chiuso per spostare in Romania la produzione dei componenti d'acciaio per pneumatici.

 "Mi fa piacere che venga, anche perché pare che annuncerà, che ha trovato un acquirente per rilevare lo stabilimento di Figline o che qualcuno è interessato" ha commentato il segretario Fiom Daniele Calosi. 

"Qualora questa notizia fosse confermata a maggior ragione il Ministro deve intervenire per decreto, come da noi proposto e presentato al ministero, al quale lo stesso ministero ad oggi non lo ritiene percorribile. Un decreto che chiede semplicemente un anno di cassa integrazione per consentire la reindustrializzazione del sito e la formazione dei lavoratori. Comunque a nome della Fiom di Firenze dico al Ministro che se ci sarà un soggetto interessato a reindustrializzare il lavoro dovrà essere garantito per tutti, nessuno escluso e ciò dovrà avvenire in costanza di rapporto di lavoro.

Niente licenziamenti e nessuna assunzione decisa a tavolino. Il Ministro ha fatto un decreto chiamato dignità, allora sappia che la dignità di chi lavora per vivere non si baratta. Bekaert chiude in Italia per spostare le produzioni in Romania questa è una delocalizzazione punto e basta. La Fiom vuole fortemente la reindustrializzazione tanto che siamo stati gli unici a scrivere tramite pec all’ AD di Prysmian, (azienda che produce filo tubi), per sondare un interessamento ad un eventuale progetto di rilancio del sito, ma ad oggi non abbiamo ricevuto risposta.

Comunque se ci fosse un qualsiasi soggetto interessato si presenti al tavolo, gli annunci roboanti sui cancelli rischiano solo di illudere i lavoratori. Come Fiom ribadiamo la posizione assunta unitariamente in piazza a Figline lo scorso 26 giugno: l’azienda ritiri la procedura di licenziamento o la sospenda per un tempo congruo (almeno 6 mesi) per fare una trattativa vera, attivando gli ammortizzatori sociali. Se l’azienda non lo farà gliela imponga per decreto il Governo altrimenti sono solo chiacchiere" ha concluso Calosi. 

Intanto Rifondazione Comunista-zona Mugello esprime la solidarietà ai 318 lavoratori di Figline Valdarno, che dal 22 giugno scorso lottano contro la chiusura definitiva della fabbrica. "Qualche mese fa la Embraco di Riva di Chieri, oggi la Bekaert, che prima ha accentrato i capitali acquisendo il monopolio della produzione di quei componenti, poi ha trasferito competenze e specializzazione produttiva in Romania e ora delocalizza dove più conviene al proprio profitto. La questione ancora una volta è fra chi ha bisogno di lavorare per vivere e chi invece sfrutta i lavoratori finché conviene e alla fine porta via il lavoro senza guardare in faccia nessuno".

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