Balneari, conciatori, vivaisti, marmo: la Toscana in ginocchio che non fa parte della Fase 2

Il drammatico quadro tracciato con Susanna Ceccardi e Matteo Salvini: "Impossibile restituire in 6 anni i prestiti dello Stato"

Marco
Marco Bazzichi
07 maggio 2020 20:00
Balneari, conciatori, vivaisti, marmo: la Toscana in ginocchio che non fa parte della Fase 2

C’è una fetta importante, grandissima, di Toscana che soffre e che non riparte. Per conciari, balneari, vivaisti e l’intero settore lapideo la ripartenza della fatidica Fase 2 resta un miraggio. Con tanto di spese obbligatorie (soprattutto i vivaisti) che non danno sbocco ad alcun profitto. E tutti ripetono la stessa cosa: i 6 anni previsti per la restituzione dei prestiti dallo Stato, sono troppo pochi, e sarà impossibile che siano rispettati. Ne servirebbero almeno 10 o 15. Un drammatico ma franco quadro emerso dal videoincontro organizzato da Susanna Ceccardi, europarlamentare della Lega, a cui ha preso parte anche Matteo Salvini, il quale ha parlato poco e ascoltato molto.

“Questa crisi sanitaria -ha detto Ceccardi- si è tramutata in maniera importante in una crisi economica e sociale. Ed è per questo che la politica sta ascoltando le categorie economiche. Dobbiamo trovare soluzioni per chi produce, per i lavoratori, per i tanti disoccupati, per quanti con il lockdown si sono fermati e non riescono a ripartire nella Fase 2”.

Stupisce ancora riflettere sul fatto che il Governo non abbia riconosciuto il settore lapideo tra le attività strategica per la ripartenza. “In Toscana -ha spiegato Erich Lucchetti, presidente di Confindustria Massa. Carrara- il settore corrisponde a 13 mila posti di lavoro, indotto compreso, pari al 2.1% del Pil toscano. Pesiamo quasi quanto il vino (2.6%)”. Il settore era pronto a ripartire, si fonda sull’export in tutto il mondo, ma mentre la concorrenza internazionale o non si è mai fermata o ha ripreso velocemente, il marmo in Toscana è rimasto senza sbocco commerciale. “Con l’aggravante -ha aggiunto Lucchetti- del dilagare nel mondo dei prodotti che imitano il nostro marmo”.

Non ha, non può averne, mezzi termini nemmeno Fabrizio Tesi presidente di Coldiretti Pistoia: “è stata una mazzata enorme, lo è tuttora. Ci ha colpiti nel momento clou delle forniture, di marzo e aprile. Poi abbiamo dovuto lavorare da sempre dall’inizio, con costi enormi, senza incassare praticamente niente. Sono costi obbligatori perché dobbiamo mantenere le piante vive, di qualità, in attesa che il mercato possa ripartire. Questi costi obbligatori ci mettono ancora di più in crisi. Le risorse ipotizzate non sono assolutamente sufficienti, si parla di mutui garantiti a sei anni. Nel nostro settore è inimmaginabile. Serviranno a dei tassi accessibili, almeno 15, 20 anni per restituirli”.

E così, ovviamente, il settore dei vivaisti: “La pandemia ci ha colpito nel momento più importante dell’anno”, ricorda Vannino Vannucci vicepresidente di Confagricoltura Pistoia. Ceccardi osserva, a questo proposito, l’attenzione dimostrata, anche in sede Ue, già dalle settimane scorse, per un settore messo in ginocchio: “enormi quantità di piante, e quindi di mesi di lavoro, buttati letteralmente via”.

Poi c’è il capitolo balneari, per il quale il quadro coordinato da Ceccardi ha toni molto più pessimistici di taluni di sponda Pd toscano. Stefania Frandi, presidente regionale dei balneari Sib Confcommerci, ci va giù pesante: “siamo ancora fermi. Non abbiamo regole né protocolli certi da seguire. Ogni settimana che passa è un gradino in più verso la perdita di ogni margine. Non è possibile -continua Frandi- che davvero si voglia far ricadere su di noi le responsabilità degli eventuali contagi dei lavoratori, in sede penale, come si trattasse di un normale infortunio sul lavoro.

Se avessimo un caso di contagio, sarebbe la disperazione. Ma non può essere considerato come tagliarsi un dito o una gamba. Un nostro dipendente potrebbe infettarsi in tutte le attività della sua giornata, non per forza sulla spiaggia. E come lo si dimostra?”. Sulla stessa lunghezza d’onda, Martino Barberi, presidente dei Balneari di Forte dei Marmi: “non sappiamo ancora come, quando e se riapriremo. Ci parlano di date puramente ipotetiche”.

Infine, i conciatori. Maila Famiglietti presidente dell’associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno: “dobbiamo ripartire nella massima sicurezza. Sono certa che le aziende che dal 4 maggio hanno riaperto lo abbiano fatto tutte con la massima responsabilità e il rispetto dei protocolli. Le incertezze a livello di mercato sono tante. E’ fondamentale che arrivi un aiuto economico. Abbiamo già perso una stagione, quella invernale in parte, si rischia di perdere la prossima stagione estiva”. Il suo vice, Roberto Giannoni aggiunge “la filiera dipenda dalla riapertura dei negozi. Non possiamo restituire i prestiti in 6 anni, ce ne vorranno cinque per tornar al punto di partenza che già non era ottimale”.

“Tra un mese -ha continuato Giannoni- se non arrivano i soldi siamo tutti cattivi pagatori. Se si ferma questo ingranaggio di lavoro, pago, lavoro, pago, si ferma tutto. E’ il momento anche in Toscana di ripensare nuovamente la filiera della produzione. E’ il caso di andare nuovamente a produrre in Cina? Questo è il momento di spingere per il ritorno del manufatturiero in Toscana, in Italia. Si vede cosa succede quando si produce in un Paese solo del mondo. Noi non avevamo più la fibbia per le scarpe che arriva dalla Cina. E’ fondamentale avere tutta la filiera qui”.

E il Matteo nazionale? Salvini ascolta, prende nota, pare anche lui abbagliato da un quadro disperante: “una via -dice il leader della Lega- sarebbe emettere almeno 150 miliardi di buono del tesoro garantiti". Poi l’esempio dell’agricoltura: “per fare un parametro ad uguaglianza di popolazione, Stati Uniti-Unione europea, visto che siamo cinquecento milioni qua e sono cinquecento milioni la', gli Stati Uniti hanno stanziato 20 miliardi per le imprese agricole, l'Unione europea ad oggi e' arrivato alla bellezza di 84 milioni. Capite che se andiamo avanti così. Qualcuno non ha capito che si rischia lo scontro sociale più che lo scontro politico".

Eh però l’Europa! senza non si fa nulla a questo punto: “La Ue -spiega Ceccardi- se vuole sostenere questi settori deve fare la propria parte. La politica tutta deve assolutamente mettersi a un tavolo per trovare le soluzioni”. 

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