Pericolo deflazione in Toscana

Le variazioni percentuali in una elaborazione Confcommercio su dati Unioncamere

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 gennaio 2014 15:04
Pericolo deflazione in Toscana

Continua anche in Toscana la caduta dei prezzi al consumo per i prodotti alimentari e non. Il direttore generale della Confcommercio Franco Marinoni mette in guardia: “può sembrare una bella opportunità per i consumatori, che con i prezzi più bassi hanno l’illusione di recuperare potere d‘acquisto. Ma è solo sintomo di un’economia stagnante: con margini di guadagno sempre più ridotti le imprese rischiano il collasso e con loro cadrà anche l’occupazione. Allora sì che ci saranno problemi per tutti”. “Se i prezzi sono stabili o addirittura in discesa è solo per invogliare un mercato fermo”, prosegue Marinoni, “non è per un eccesso nell’offerta né per l’effetto positivo della concorrenza e neppure per il rapido rinnovarsi delle tecnologie, che rende obsoleti i prodotti vecchi come accade nell’informatica”.

È quindi reale il pericolo di deflazione paventato da diversi mezzi di informazione negli scorsi mesi e rilanciato dalla Lagarde in queste ore. “La deflazione”, avverte il direttore della Confcommercio toscana, “può essere più pericolosa dell’inflazione. Se i prezzi iniziano a scendere i consumatori smettono di acquistare in attesa di prezzi ancora più bassi, con un ulteriore calo della domanda interna”. Non è un caso che già secondo le ultime rilevazioni di Unioncamere Toscana, i consumi restino bloccati nonostante i prezzi di beni e servizi siano al minimo dal 2010 ad oggi. “Nel penultimo trimestre 2013 l’aumento dei prezzi è stato addirittura negativo per l’abbigliamento e le calzature, pari a zero per gli altri prodotti non alimentari.

E’ vero che per dicembre l’Ufficio Studi Confcommercio conferma una modesta crescita registrata dai prezzi al consumo, ma dicembre è un mese particolare”. “I prezzi sono rimasti sostanzialmente gli stessi nonostante dal 1 ottobre 2013 l’aliquota iva sia passata dal 21 al 22 per cento”, fa notare Marinoni, “l’aumento dell’imposta è stato assorbito dalle imprese. Ma fino a quando potranno sopportare anche questo carico, che si aggiunge ai tanti e sproporzionati carichi di tasse e tributi? E’ ora di allentare la pressione fiscale su imprenditori e cittadini e restituire fiducia e certezze.

O la macchina Italia si fermerà”.

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