Confesercenti lancia allarme, in Toscana chiudono 10 negozi al giorno

Confesercenti chiede alla Regione Toscana la convocazione degli stati generali del Commercio e del Turismo Massimo Vivoli scrive al Presidente Enrico Rossi e all’all’Assessore Cristina Scaletti Scaletti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 luglio 2013 12:56
Confesercenti lancia allarme, in Toscana chiudono 10 negozi al giorno

Massimo Vivoli chiede alla Regione Toscana la convocazione degli stati generali del Commercio e del Turismo La situazione che si stà determinando nel commercio assume una gravità senza precedenti. Nei primi 4 mesi dell’anno, in Toscana, hanno aperto appena 397 negozi mentre hanno chiuso ben 1.324 attività al ritmo di 11 al giorno. Se si dovesse continuare così la stima di Confesercenti è che alla fine del 2013 avremmo perduto per sempre circa 3.500 negozi. Anche gli esili dati in controtendenza provenienti da alcune realtà del nord del paese non mutano questa prospettiva. "Se si considera che, mediamente, ogni impresa del commercio occupa tre persone, rischiamo di far crescere la disoccupazione, nella nostra regione di altre 10 mila unità entro la fine del 2013.

Un dato che dimostra ancora una volta chela Toscana non può permettersi la catastrofe del settore commerciale: il conto sarebbe troppo salato" per questo motivo Confesercenti Toscana ritiene urgente questa iniziativa. "Del resto proprio in questa prospettiva già oggi la presidenza della Confesercenti incontrerà l’Assessore Simoncini per esaminare le questioni di sua competenza che riguardano gli ammortizzatori sociali e la formazione professionale. Un tema è quello della deregulation del settore e delle competenze in materia.

Sela Costituzioneprevede che in materia di commercio la competenza sia delle Regioni, gli ultimi tre governi che si sono alternati hanno usato il grimaldello della “concorrenza” per espropriare di fatto i governi regionali delle loro competenze. Il problema non può essere risolto dalla corte costituzionale, che ci sembra tra l’altro molto sensibile nelle sue pronunce al “clima generale”, ma deve trovare una definizione politica sulla reale portata dell’enunciato costituzionale. Confesercenti, come noto, ha presentato in Parlamento una proposta di legge d’iniziativa popolare per riportare alle Regioni e ai Comuni le competenze in materia di orari del commercio.

Sia questo un possibile punto di partenza per ridefinire le competenze tra stato ed enti locali, definendo così chiaramente anche gli spazi del Governo centrale in materia di concorrenza. Nell’ambito delle competenze richiamate, ha sicuramente rilievo quella relativa alla programmazione commerciale. In attesa e nella speranza che tra Stato e Regioni si chiariscano limiti e competenze, in sede regionale si può lavorare sulla normativa urbanistica che nei prossimi giorni vedrà da parte della Giunta l’approvazione della proposta di modifica della legge regionale 1/2005.

Crediamo che questa sia comunque la strada principale da percorrere per la programmazione di settore inserita a pieno titolo nel governo di quel bene unico e irripetibile che è il territorio toscano. Indispensabile quindi un focus specifico sul tema. Da sempre il nostro settore, le nostre aziende non hanno mai sollecitato politiche assistenziali ma crediamo che al pari delle altre attività economiche si debba disporre di strumenti a sostegno di quelle imprese che hanno voglia, coraggio e possibilità d’investire sul proprio futuro.

Un punto fermo in tal senso deve essere il nuovo P. O. R., visto che li ci saranno, se non le uniche, certo le maggiori risorse economiche disponibili per politiche regionali di sviluppo economico. Il tema è di estrema attualità e la documentazione relativa si trova sui tavoli regionali, nazionali ed europei. Vorremmo così ora un confronto aperto e trasparente sulla formulazione degli strumenti attuativi, che porti a identificare chiaramente le risorse per sostenere nel prossimo settennio la volontà di rilancio di centinaia di migliaia di micro, piccole e medie imprese del settore del commercio e del turismo.

La posta in gioco è il destino di tantissime imprese e di migliaia di posti di lavoro"

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