Province, tutto da rifare, l'ira dei presidenti toscani

Barducci: "Ancora oggi non sa di cosa parla il ministro Delrio che continua ad attaccare i presidenti di Provincia, sognando di risolvere la questione aggiungendo una riga qua e una riga là"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 luglio 2013 14:34
Province, tutto da rifare, l'ira dei presidenti toscani

“È grave che la maggior parte di coloro che ancora pontificano sull’abolizione delle Province non sappiano di cosa parlano, così come il governo Monti non sapeva quello che stava facendo quando varò il decreto Salva Italia”. Il Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, commenta così la situazione che si è creata a seguito del pronunciamento della Consulta. “E ancora oggi non sa di cosa parla il ministro Delrio – aggiunge Barducci - il quale continua ad attaccare i presidenti di Provincia, sognando di risolvere la questione aggiungendo una riga qua e una riga là.

E’ molta più seria la posizione espressa dal ministro Quagliariello, che giustamente chiede un intervento sull’intero Titolo V della Costituzione”. “Meraviglia molto questa superficialità che si manifesta a tutti i livelli quando si parla di Province – afferma il Presidente della Provincia di Firenze - Anche ad uno studente di terza media sarebbe parsa evidente l'illegittimità costituzionale dei decreti che il governo Monti stava varando al solo scopo di placare un clamore mediatico creato artificialmente.

Nonostante l’abnormità dell’errore si è preferito andare avanti, cavalcando la vulgata irrazionale e populistica che vorrebbe individuare nelle Province il centro di tutti gli sprechi. Eppure - chiarisce Barducci - basterebbe leggere le relazioni allegate ai vari provvedimenti di legge, per capire che i colossali risparmi tanto sbandierati non esistono. Le norme del Salva Italia erano accompagnate da una relazione tecnica che addirittura neanche stimava risparmi di spesa, considerato che: le risorse umane, finanziarie e strumentali rimangono legate alle funzioni che si trasferiscono”. Cosa succederà ora alla Provincia di Firenze che era in procinto di trasformarsi in Città Metropolitana? Il punto della situazione sarà fatto domani nel corso di una conferenza stampa indetta dal presidente Andrea Barducci, che si svolgerà alle ore 12 nella sala stampa Fallaci di Palazzo Medici Riccardi. Siena: “La bocciatura della riforma delle Province da parte della Corte Costituzionale dimostra che avevamo ragione nel denunciare il pasticcio del riordino e un caos normativo alimentato da demagogia e populismo che ha creato soltanto incertezza e paralizzato funzioni essenziali.

Adesso servono un percorso di riforma istituzionale serio e condiviso, che coinvolga tutto il sistema delle autonomie locali, e lo stanziamento urgente di risorse che permettano alle Province di essere ancora pienamente funzionali in settori essenziali quali la manutenzione di strade e scuole e la difesa del suolo”. Con queste parole il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini commenta la sentenza della Corte Costituzionale che ieri, mercoledì 3 luglio ha dichiarato incostituzionale il riordino delle Province contenuto nel decreto legge Salva Italia accogliendo i ricorsi sollevati dall’Upi, Unione delle Province d’Italia, e da diverse Regioni e respingendo il carattere di urgenza e necessità contenuto nel decreto. “Il decreto Salva Italia - aggiunge Bezzini - ha danneggiato il Paese e i territori, bloccando per mesi funzioni e attività rivolti alle comunità locali e con errori molto gravi, a livello politico e tecnico, di cui qualcuno dovrà assumersi le responsabilità.

Era palese, anche ai non addetti ai lavori, che quel decreto conteneva evidenti vizi di forma per la mancanza del carattere di urgenza e di necessità. Oggi, purtroppo e con rammarico per le conseguenze che questo atto ha generato finora, la sentenza della Corte Costituzionale ci dà ragione. Inoltre, prendiamo atto del fatto che sono stati gettati al vento due anni durante i quali avrebbe potuto prendere forma una seria riforma istituzionale del nostro Paese”. “L’Italia - dice ancora Bezzini - ha bisogno di un sistema di autonomie locali che punti a modernizzare, semplificare e rendere efficace ed efficiente il Paese.

Le Province, attraverso l’Upi, non si sono mai opposte con un no pregiudiziale, dando sempre la massima disponibilità alla revisione del sistema istituzionale, ma denunciando con forza il pasticcio che si stava delineando con il decreto Salva Italia. Adesso il Governo e il Parlamento devono mettere in piedi al più presto un percorso di riforma condiviso da tutte le autonomie locali, senza conservatorismi e pregiudizi di qualsiasi natura. I problemi non si risolvono alimentando la demagogia, la superficialità e il populismo, che allontanano i cittadini dalle istituzioni senza affrontare concretamente le questioni”.

“La sentenza della Corte Costituzionale - conclude Bezzini - riconosce la piena funzionalità delle Province finché non ci sarà una norma costituzionale che ne rivedrà il futuro. Questo significa che nei prossimi mesi dovremo portare avanti attività e funzioni essenziali, ma per farlo abbiamo una necessità urgentissima di risorse per garantire almeno la manutenzione delle strade, delle scuole e la difesa del suolo, visto che dal decreto Salva Italia a oggi le Province sono state letteralmente svuotate a livello finanziario.

Faccio quindi appello al Governo e al Parlamento perché agiscano con la massima urgenza ed evitino situazioni di criticità estreme e ulteriori danni per i nostri territori e le nostre comunità, dopo le gravi conseguenze provocate finora dal pasticcio incostituzionale”. «Sono pienamente soddisfatto della sentenza con la quale la Consulta ha bocciato un decreto anticostituzionale e demagogico. Non è colpendo le Province che si risolve il problema dei costi della politica». È quanto sostiene il capogruppo di Più Toscana in Regione, Antonio Gambetta Vianna, per il quale «le Province non hanno un costo esorbitante all’interno della macchina amministrativa e governativa e, soprattutto, le loro risorse servono principalmente per svolgere molte funzioni che poi, in caso di taglio, toccherebbero ad altri enti.

Alcuni esempi? La formazione professionale, la gestione dei rifiuti, le strade, le scuole…». Gambetta Vianna ricorda che, «più o meno il personale politico delle Province rappresenta il 5% del totale dei costi della politica mentre, per quanto concerne i costi di funzionamento, le Province sono quelle che pesano meno di tutti, circa il 6% del totale. Inoltre, le Province rappresentano poco più dell’1% della spesa pubblica complessiva del Paese (rielaborazione Upi su fonte Siope/Istat, ndr).

Perciò, la spesa degli enti provinciali è davvero irrisoria rispetto a quella degli altri Enti. Quindi, tagliando le Province, dove sarebbe il risparmio? Per risparmiare bisogna andare ad intercettare gli sprechi e a mettere un tetto agli innumerevoli stipendi dei grandi burocrati e dei supermanager della politica, che arrivano ad avere anche buonuscite milionarie e super pensioni». Per il capogruppo di Più Toscana in Regione, «adesso che si va verso la fusione dei Comuni più piccoli, le Province addirittura assumono un’importanza maggiore per sovrintendere ai piani e ai rapporti tra i vari Comuni del proprio territorio di competenza». L'onorevole del Pd Edoardo Fanucci, interviene nel dibattito sui pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione.

“Le notizie sull'impegno del Governo ad accelerare in autunno il pagamento dei crediti che le imprese vantano nei confronti della PA sono positive. Certo, i dubbi espressi oggi dal ministro Zanonato non sono particolarmente rassicuranti. In ogni caso l'auspicio è che adesso si passi davvero dalle parole ai fatti”. “Grazie alla cassa depositi e prestiti - sottolinea Fanucci - ritengo che ci siano le condizioni per fare di più rispetto a quanto già oggi in programma da parte del Governo. Lo Stato faccia lo Stato e rispetti tutti gli impegni nei confronti dei propri fornitori.

Paghiamo i nostri debiti e restituiamo certezza al sistema Italia”. “In particolare – aggiunge Fanucci - sono d'accordo con chi, in Parlamento, sta conducendo una battaglia di equità e giustizia al fine di anticipare l'integrale pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, per un importo pari a 40 miliardi, nel 2013. E devo dire che in questa occasione sono eccezionalmente d'accordo con l'onorevole Brunetta!”. “Tuttavia - prosegue il deputato del Pd - nel 2014 dovremo comunque lavorare per mettere in campo azioni volte ad effettuare il pagamento degli ulteriori debiti della Pubblica Amministrazione che, ad oggi, non sono né quantificati né quantificabili.

Giudico gravissima la mancanza di questi importanti dati e auspico che il Governo riesca a dare risposte più chiare e certe rispetto all'entità complessiva dei propri debiti e della loro effettiva composizione” conclude Fanucci.

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