TAV, per l'Erario colpa grave dei politici, ma a pagare le spese è Idra - VIDEO

La Corte dei Conti accusa la politica locale di gravi colpe, ma si ferma davanti alla prescrizione dei reati, poi chiede all'Associazione Idra 3000 euro di marche da bollo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 luglio 2013 17:37
TAV, per l'Erario colpa grave dei politici, ma a pagare le spese è Idra - VIDEO

La Corte dei Conti accusa la politica locale di gravi colpe, ma si ferma davanti alla prescrizione dei reati, poi chiede all'Associazione Idra 3000 euro di marche da bollo. La Corte avvia un procedimento per responsabilità erariale per i danni conseguenti al deterioramento ed alla perdita irreversibile della risorsa idrica nell’area TAV della tratta Bologna-Firenze ed Idra interviene in giudizio mediante la proposizione di un atto di intervento ad adiuvandum delle ragioni della Procura.

Il 31 maggio 2012 la Corte dei Conti ha emesso la propria sentenza, la n.

273/2012: “Dall’esame degli atti e dalle risultanze dibattimentali, è emerso, in modo inequivocabile, che il comportamento, da cui è derivato il danno erariale contestato dalla procura (correttamente definito patrimoniale in quanto relativo all’accertata dispersione delle ingenti risorse idriche), è quello tenuto, per la parte di rispettiva competenza, dai convenuti che, come dettagliatamente indicato nell’atto di citazione, agendo con censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza, - pur avendo un’adeguata conoscenza dell’opera e delle conseguenze che avrebbe causato alle risorse idriche, in virtù della consistente mole dì informazioni pervenute nella fase istruttoria e volutamente trascurate o non adeguatamente veicolate, - procedettero all’approvazione dei progetti.

La loro condotta, dunque, non può che qualificarsi come gravemente colposa e, come tale, definirsi, ai fini evidenziati, quale originatrice del fatto illecito da cui è promanato il danno il cui verificarsi, secondo la prospettazione accusatoria, va fatto risalire al periodo in cui essi rivestivano i rispettivi incarichi istituzionali. L'eccezione di prescrizione sollevata ha poi evitato una eventuale condanna. La Corte ha ravvisato la necessità di revocare l'ammissione al gratuito patrocinio, precedentemente disposta dall'Ordine degli Avvocati, per mancanza dei necessari presupposti.

Idra era consapevole che la revoca del gratuito patrocinio avrebbe comportato la richiesta, da parte dell'Erario, delle spese (per marche da bollo e notifiche) che l'Associazione, ammessa al gratuito patrocinio, non aveva sostenuto nel corso del procedimento. Nel mese di aprile 2013 Idra ha ricevuto, da parte della Corte dei Conti, la notifica di un primo avviso di pagamento per un importo complessivo di 4.560,22 euro (per marche da bollo sull'atto di intervento per il quale si sono rese necessarie, per procedura, 48 notifiche ai convenuti e ai rispettivi difensori, per spese di notifica e richiesta di copie).

Ritenendo tale importo comunque eccessivo, Idra, a mezzo del proprio difensore, ha depositato, presso la Corte dei Conti, un'istanza di rettifica degli importi indicati facendo rilevare che gli atti delle Associazioni ONLUS sono in ogni caso esenti dall'imposta di bollo e chiedendo dunque di rettificare le somme determinate. La Corte dei Conti ha accolto in parte i rilievi formulati da Idra riducendo l'importo richiesto a complessivi 3.010,86 euro. "Adesso si rende necessario corrispondere detta somma nel termine di venti giorni dalla notifica dell'avviso avvenuta in data 19 giugno 2013" ha spiegato Girolamo Dell'Olio, presidente dell'Associazione che non per questo ha deciso di desistere, ma anzi ha coinvolto l'Europa nelle vicende Tav della Toscana e di Firenze attraverso l'aiuto dell'eurodeputata Sonia Alfano, rappresentata da Adriano Varrica durante una conferenza on line tenutasi alle Giubbe Rosse in piazza della Repubblica.

Idra, associazione di volontariato che non si avvale di finanziamenti pubblici, lancia quindi una sottoscrizione per poter fronteggiare questo inopinato onere: chi può, aiuti con un versamento sul conto corrente postale n.

26619502, intestato all’Associazione di volontariato Idra - onlus, oppure con un bonifico bancario, anche da casa via internet, tramite home banking, servendosi del codice IBAN IT17 R076 0102 8000 0002 6619 502.

Ancora al centro del dibattito in sede comunitaria il decreto ‘balneare’ n. 161 varato dal Ministero dell’ambiente del Governo Monti il 10 agosto 2012 col titolo “Regolamento recante la disciplina dell’utilizzazione delle terre e rocce da scavo”.

Dopo le circostanziate osservazioni (confortate dalla competente analisi di Gianfranco Amendola) inviate dall’Associazione Idra lo scorso 16 luglio 2012 al Commissario Janez Potočnik, dopo gli interventi di supporto da parte degli eurodeputati Andrea Zanoni e Sonia Alfano, dopo la fitta corrispondenza che ne è seguita e le contro-osservazioni inviate a fine ottobre 2012, con una quantità preoccupante di punti che mettono in serio dubbio il rispetto della normativa europea da parte del decreto, peraltro già entrato in vigore, parte un fuoco di fila di ben cinque nuove interrogazioni da parte della presidente della Commissione Antimafia Europea Sonia Alfano.

“Si chiede alla Commissione Europea – aveva scritto già a febbraio la Alfano - di rispondere in maniera puntuale ed esaustiva a quanto sollevato dall’Associazione Idra, proprio in virtù delle approfondite osservazioni inviate e del fatto che le stesse poggino non su mere valutazioni personali – che comunque meriterebbero le dovute attenzioni – ma su giurisprudenza della Corte di Cassazione italiana e della Corte di Giustizia UE. La rilevanza sulla salute dei cittadini, sull’ambiente e sui possibili profitti della criminalità organizzata e del malaffare del provvedimento oggetto della presunta violazione destano estrema preoccupazione da parte della scrivente che sostiene le valide argomentazioni presentate dall’Associazione Idra e che richiedono un intervento da parte della Commissione Europea”.

Adesso, dopo avere descritto puntigliosamente le criticità del provvedimento governativo italiano (dall’indebito allargamento del campo di esclusione dalla direttiva "rifiuti" alla definizione di rifiuti come sottoprodotto, dalla definizione di "normale pratica industriale" al sistema di controlli), la presidente Alfano propone all’attenzione europea le ipotesi di reato formulate nei mesi scorsi dalla magistratura fiorentina proprio in relazione alle attività di cantiere per il sottoattraversamento TAV di Firenze.

In una sua nota del 25 marzo scorso, la Commissione europea affermava che “quanto al rischio che il decreto italiano sia impropriamente applicato, favorendo così la criminalità organizzata, i denunzianti non hanno fornito alcun elemento atto a dimostrare un caso concreto di applicazione scorretta”. Ebbene, osserva in proposito Sonia Alfano: “Si ritiene di dover informare la Commissione Europea dell’indagine attualmente in corso da parte della Procura di Firenze (che ha portato anche al sequestro dei cantieri) con accuse di associazione a delinquere, truffa, corruzione e smaltimento abusivo dei rifiuti.

Secondo l’accusa “una ditta che si occupava di smaltire fanghi e rifiuti (terre di scavo) dai cantieri per la Tav fiorentina, sarebbe legata alla camorra, e in particolare al clan dei Casalesi”. L'inchiesta è partita proprio da un accertamento sullo smaltimento dei fanghi nei cantieri della Tav fiorentina. Gli investigatori hanno scoperto che le "ditte smaltitrici si dividevano in pieno accordo i quantitativi di fanghi e acque e si occupavano anche della loro raccolta, trasporto e smaltimento in discarica".

Le indagini colpiscono anche funzionari pubblici che, proprio con riferimento allo smaltimento dei rifiuti, “si mettevano a disposizione per stilare pareri compiacenti e declassificare per esempio i fanghi di perforazione in terra non inquinata”. Questa inchiesta appare agli occhi della scrivente emblematica di quali siano gli interessi in gioco, di come la criminalità organizzata e i sistemi criminali riescano a infiltrarsi in questo genere di attività e avvalorano la tesi secondo la quale il regolamento del 2012 che mira a escludere le terre da scavo dall’ambito di applicazione della direttiva “rifiuti” rappresenti, in virtù delle numerose criticità riscontrate puntualmente in diverse interrogazioni e in circostanziate denunce di cittadini e associazioni, una palese violazione della normativa ambientale europea e dei diritti garantiti dai trattati stessi, oltre ad un concreto rischio per l’ambiente e la salute dei cittadini stessi, di cui la Commissione è garante”.

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