TexTech: l’ambasciatore cinese invita al rispetto delle regole

Enrico Rossi: “Parole chiare e importanti”. Il sindaco Roberto Cenni: "Senza reciprocità di rapporti import-export tra Cina e Italia saremo sempre svantaggiati". Aldo Milone: "Silenzio e indifferenza per la morte dell'operaio italiano al Macrolotto”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 luglio 2013 22:50
TexTech: l’ambasciatore cinese invita al rispetto delle regole

FIRENZE– Ricerca e innovazione, ma anche integrazione e legalità. La firma per la nascita del centro di ricerca italo-cinese è stata l’occasione per soffermarsi sui problemi anche di convivenza e, a volte, mancato rispetto delle regole che si registrano a Prato nella comunità cinese. E’ stato il presidente della Toscana Enrico Rossi a porre la questione all’ambasciatore e al console cinese nell’incontro privato nel proprio studio che ha preceduto la firma e che si allungato di quasi un’ora anche per questo.

Tutti e tre ne hanno poi parlato durante la cerimonia e conferenza stampa. Rispondendo a Rossi l’ambasciatore Ding Wei è stato chiaro ed ha rivolto un appello alle imprese cinesi a Prato e in tutta Italia a rispettare le regole e pagare le tasse. “Chi lavora in Italia – ha detto – deve contribuire al benessere sociale ed occupazionale delle comunità dove vive e siamo pronti ad impegnarci per risolvere i problemi di mancato rispetto delle regole”. “Come governo cinese – ha aggiunto – ci opponiamo fermamente a qualsiasi illegalità”.

L’integrazione è un processo lungo, ma l’ambasciatore è fiducioso. “I nostri immigrati cinesi possono diventare ponte della collaborazione tra Cina e Toscana e con il nostro impegno congiunto i problemi che ci sono potranno essere risolti”. “Lavoreremo con l’ambasciata per migliorare l’integrazione economica e sociale della comunità cinese” ha ripetuto alla fine il console generale a Firenze Wang Xinxia. “Parole importanti. E non solo parole” ha commentato Rossi, ricordando che l’evasione fiscale non si annida certo solo tra gli imprenditori cinesi.

Dall’incontro con l’ambasciatore sono arrivati anche alcuni consigli su come raggiungere lo scopo: proseguire il lavoro di formazione e educazione alle imprese, trovare nuove forme di sorveglianza ed incentivare le imprese cinesi ad assumere anche italiani, soprattutto per quanto riguarda gli impiegati che hanno a che fare con adempimenti fiscali e burocrazia. Per garantire la legalità e il rispetto della legislazione fiscale. Sul fatto che le imprese cinesi a Prato siano un valore aggiunto importante e che debbano rimanersi il presidente della Toscana non ha dubbi.

“Producono ricchezza e possono diventare un fattore di benessere, crescita e sviluppo per tutti – dice – Occorre però garantire un rispetto maggiore e più diffuso delle leggi”. Il presidente della Toscana Enrico Rossi incontra nel 2010 il ministro per la Scienza e la tecnologia della Repubblica popolare cinese Wang Gang. Accade durante l’Italy-China Innovation forum organizzato a Firenze da Toscana Promozione. Ed è lì che nasce l’idea di un centro di ricerca congiunto italo-cinese.

Quello che ha trovato casa a Prato. Nel 2011 Regione Toscana e Ministero cinese firmano a giugno un accordo per la cooperazione in campo scientifico-tecnologico, a cui segue a luglio un accordo tra Regione e Provincia dello Zhejiang per la costituzione appunto del Centro di ricerca congiunto sul tessile. Per la Regione a tenere i rapporti è Toscana Promozione. A novembre dello stesso anno viene firmata una lettera d’intenti dal presidente del Creaf e il presidente della società Wenzhou Garment, alla presenza del vice-ministro della scienza e tecnologia cinese Cao Jianlin e il presidente della Toscana Enrico Rossi.

Tra il 2011 e 2012 vengono organizzate anche varie missioni in Cina e Italia, per conoscersi meglio e costruire un programma di lavoro di interesse reciproco. In merito al centro sino-italiano del tessile, il sindaco Roberto Cenni, dichiara: "Sulla vicenda in questione ritengo necessarie alcune riflessioni. Anzitutto sull'assenza di reciprocità nei rapporti import-export tra Cina e Italia. La dogana cinese, infatti, ha maglie straordinariamente strette, al contrario della dogana italiana, per far arrivare i nostri prodotti sul mercato orientale.

Una recente ricerca condotta dal laboratorio dell'Istituto Tecnico Industriale Statale Tullio Buzzi, ha dimostrato che su ben 52 prodotti tessili realizzati in Cina ed importati in Italia, di fronte al percorso inverso, ne sarebbero approdati in oriente solo 18. Il rapporto quindi è di circa uno a tre. Pertanto, stanti così le cose e senza una reale reciprocità, ogni iniziativa di collaborazione sino-italiana, oltre a mettere a rischio il nostro prezioso know how, ci vede in ogni caso perdenti sul fronte delle dinamiche import-export.

Dunque questo Centro di ricerca italo-cinese risolve, forse, solo il problema del contenitore Creaf, senza alcuna chiarezza sul contenuto. Una scelta che non solo mette a rischio le conoscenze tecnico-scientifiche delle aziende pratesi ma che continua a gettare via soldi pubblici, oltre a quanti ne sono stati già spesi fino ad oggi per il Creaf senza produrre alcuna ricchezza per il territorio. Inoltre, per quanto concerne il cardato, sarebbe opportuno che la Regione favorisse il rigenerato, perché in un'ottica di economia verde questo prevede il recupero e non il consumo di materie prime.

Fondi, quelli annunciati ieri, che erano vincolati dalla dichiarazione di stato di crisi, che provengono dal Ministero e che quindi la Regione farebbe bene ad aumentare - o a raddoppiare almeno se possibile - per favorire davvero il rilancio di questa economia". In merito alla vicenda dell'operaio italiano morto ieri nel macrolotto, l'assessore alla Sicurezza, Aldo Milone, dichiara: "L'episodio di ieri pomeriggio che ha riguardato la morte di un italiano all'interno di una ditta cinese, il cui corpo con ogni probabilità è stato scaraventato come un sacco di spazzatura nel piazzale davanti alla ditta, così come è successo con diversi operai cinesi in questi ultimi anni, avrebbe richiesto una seria riflessione, invece ho notato ancora una volta un silenzio assordante da parte di associazioni economiche e sindacali.

Secondo quanto mi ha riferito un operatore della Pubblica Assistenza, al loro arrivo ha notato un fuggi fuggi di operai cinesi, questo significa che questi lavoratori o lavoravano al nero o erano clandestini. Io, che ho maturato un po' di esperienza in questo campo, posso assicurare che erano clandestini perché dai controlli che effettua la Polizia municipale con il gruppo interforze mi dicono che solitamente i clandestini tendono a fuggire. Di fronte a tale indifferenza o silenzio, torno a sollevare il problema sulle parole usate come contenitori vuoti dai politici del centrosinistra.

Integrazione, per esempio, se non c'è la volontà di rispettare le regole da una parte e tutto il peso grava sulla popolazione cittadina che paga le tasse e va avanti tra mille difficoltà, che cos'è se non una parola vuota? Auspico vivamente che il Governo, anche alla luce della recente visita del sottosegretario Boccia e della prossima venuta del ministro Alfano, abbia intenzione di occuparsi concretamente di Prato, perché i problemi di questo territorio, dei nostri cittadini, non sono più affrontabili senza strumenti di eccezionale efficacia.

Se invece non si prenderanno provvedimenti efficaci contro il sistema organizzato di illegalità del distretto parallelo, questa situazione di illegalità economica, che crea profonda disparità tra le aziende italiane e quelle condotte da cittadini cinesi, se deve perdurare - ci venga passata la provocazione - almeno valga per tutti".

Notizie correlate
In evidenza