Maggio Musicale, i numeri che non tornano e il 30 aprile è alle porte

In consiglio comunale attaccata l'ex dirigenza targata Colombo e Renzi. Contro il taglio dell'integrativo e l'ultimatum del commissario i sindacati richiedono l'intervento della Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 marzo 2013 20:58
Maggio Musicale, i numeri che non tornano e il 30 aprile è alle porte

"E’ fondamentale individuare soluzioni strutturali per la sostenibilità economica della Fondazione guardando al futuro più che al passato. Firenze non può e non deve perdere una delle sue eccellenze apprezzata in tutto il mondo”. Così il presidente della commissione Cultura Leonardo Bieber del Pd che oggi è intervenuto in Consiglio comunale sulla questione del Maggio musicale. “Siamo di fronte ad una situazione difficile – ha aggiunto Bieber- : entro il 30 di aprile deve essere trovata una soluzione per risistemare i conti senno il rischio reale e' la liquidazione della Fondazione.

E’ doveroso ricordare come il pesante taglio al Fus, nonostante lo sforzo degli Enti locali che hanno aumentato il loro contributo in questi anni, abbia pesantemente influito sui bilanci; condizionandone il pareggio; occorre però lavorare su un progetto culturale a lungo respiro condiviso avendo chiari alcuni passaggi: la necessità di una vera riforma delle fondazioni lirico sinfoniche; una nuova normativa che favorisca le defiscalizzazioni da parte dei privati; un progetto complessivo per la gestione del nuovo Teatro dell’Opera e soprattutto un percorso condiviso per la messa in sicurezza dei conti che non faccia ricadere solo sui lavoratori il peso delle scelte”.

"È forte l'allarme per il destino del Maggio". Così la presidente della commissione lavoro Stefania Collesei anche lei Pd. "Come consiglio comunale- aggiunge Collesei- abbiamo piena consapevolezza che il tempo per salvare il Maggio stringe: il commissario ci da una sorta di ultimatum con scadenza 30 aprile, gli atti del commissario ci dicono che la gestione della sovrintendente Colombo sia stata discutibile , non solo riguardo ai bilanci, mai chiari e alla fine difformi da quelli accertati dai sindaci revisori, ma anche riguardo alle aperture di sipario.

Infatti il commissario Bianchi riparte dall'aumento delle alzate di sipario per aumentare il punteggio del FUS . Riguarda anche un severo contenimento dei costi, che mi auguro riguardi anche la dirigenza. Ancora una volta però è devastante la ripercussione che si profila sui lavoratori : la disdetta sul contratto integrativo , che viene dopo una infinità di sacrifici come la rinuncia agli straordinari, gli esodi incentivati, la minaccia dei licenziamenti, la flessibilità , la rinuncia a parte del TFR.

Si può ancora lavorare al contenimento dei costi ma quando si addebitano le difficoltà del Maggio esclusivamente al costo dei lavoratori si commette un errore : il Maggio è i suoi lavoratori, i suoi orchestrali, coristi, ballerini, scenografici, tecnici. I lavoratori sono "la materia prima" di questo prodotto culturale, che altrimenti non esisterebbe neppure" Se la consigliera bersaniana pur sottindendolo, non fa mai il nome del sindaco, l'opposizione invece è il suo nome che fa per primo.

"I dati di bilancio e l’arrivo del commissario certificano il fallimento del Sindaco Renzi: una precisa responsabilità politica di cui dovrebbe farsi carico - dichiarano i consiglieri del Pdl - Dal 2009 ad oggi tra contributi pubblici e dei soci fondatori sono arrivati nelle casse della fondazione del Maggio musicale 111 milioni, mentre le perdite nello stesso periodo ammontano ad oltre 17 milioni di euro. Analizzando i dati infatti si vede come il Fus dal 2009 ad oggi è stato di € 68.616.372 mentre i contributi dei soci pubblici e dei soci fondatori del teatro ammontano a € 42.811.500 arrivando così alla cifra complessiva di € 111.427.872. Nonostante gli ingenti contributi, i bilanci del Maggio sono in perdita cronica dal 2009, fino ad arrivare al 2012 dove come evidenziato dal commissario la perdita ammonta a 3milioni di euro, con una perdita preventivata per il 2013 di oltre 5 milioni di euro. Siamo anche stanchi di sentire il solito ritornello che i bilanci sono in perdita perché è diminuito il Fus; ricordiamo che il Fus è diminuito per tutti i teatri, ma l’unico che rischia di chiudere è il Maggio. Esiste un fallimento politico: quello del sindaco.

Per aver scelto la Colombo. Renzi verrà ricordato come il sindaco che ha commissariato il Maggio - prosegue il Pdl- . Siamo consapevoli che il disastro economico del Maggio ha radici antiche, parte dal ’99 e sempre con amministrazioni di centrosinistra, ma il sindaco dal 2009 ad oggi ci ha messo del suo. Primo perché ha sempre spacciato illusioni, come la certezza di raggiungere il pareggio di bilancio. Poi per essersi affidato ad un manager, la sovrintendente Colombo, inadeguata al ruolo. La Sovrintendente ha sottovalutato i tagli del Fus, non ha saputo programmarsi in base ai medesimi e anch'essa ha spacciato mete che poi non ha raggiunto.

La Colombo è anche colpevole di aver fornito dati aggiornati solo al 30 novembre e dunque incompleti. Un gesto di una superficialità imbarazzante. Ma imbarazzati sono i lavoratori del Maggio e tutti coloro che amano questa risorsa della città ridotta allo stremo, per precise colpe di chi l'ha amministrata male”. E sul tema del contratto integrativo sono intervenuti anche i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi che richiedono un intervento delle istituzioni di Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze.

"Rifondazione comunista, nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori del Maggio Fiorentino e la più netta contrarietà alla disdetta unilaterale del contratto integrativo aziendale, nel ritenere "grave e inaccettabile che tale decisione sia stata assunta senza la presentazione di un piano industriale e di una proposta credibile riorganizzativa dell’ente", chiedono al Presidente della Provincia di Firenze di "contrastare i comportamenti antisociali e autoritari del Commissario, riferendo sulla situazione della Fondazione, sullo sbilancio economico finanziario, sulla strategia del Commissario Straordinario, sull’assenza del piano industriale e sulla disdetta dell’integrativo".

"Nonostante che la diagnosi tracciata dal Commissario riveli ancora una volta l’inarrestabile buco economico - bilancio consuntivo 2012 della Fondazione abbia chiuso con una perdita di tre milioni di euro, mentre il preventivo 2013 registra un deficit superiore ai 5,5 milioni e il valore di produzione superi appena i 30 milioni, a fronte di 25 milioni per il costo del personale – quello che non è digeribile è che ancora una volta si agisca solo ed esclusivamente sui compensi dei lavoratori.

Agghiaccianti sono le cifre dei debiti 35 milioni di euro nei confronti di banche (circa 16 milioni) fornitori e Inps." Molte sono le cose che non tornano intanto il balletto delle cifre - continuano i consiglieri - : la sovrintendente Francesca Colombo, solo pochi mesi fa, aveva dato un quadro ben diverso della situazione: un deficit di 1,5 milioni nel 2012 e il pareggio nel 2013. Come mai tutta questa differenza? Inoltre ci sono ferite ancora aperte a cominciare dal travagliato accordo sul tfr (il trattamento di fine rapporto), prestato dai lavoratori alla Fondazione a Novembre 2011, gli esodi incentivati, il pesante periodo della cassa integrazione, la durissima lotta intrapresa per contrastare i 10 licenziamenti, e infine il nuovo accordo siglato il 31 gennaio 2013 raggiunto per scongiurare i licenziamenti, con il quale i lavoratori accettato di aumentare le ore di lavoro a parità di stipendio e danno la disponibilità ad utilizzare i contratti di solidarietà.

Quindi un percorso ad ostacoli sempre assicurato con sacrifici e responsabilità e soprattutto in un quadro poco chiaro e credibile. Dopo il terzo anno consecutivo di tagli ai salari non va proprio giù la nuova cura draconiana proposta dal Commissario. Durissimi anche i commenti dei sindacati: Questo è il risultato di due anni di incapacità e imbrogli non solo da parte del sovrintendente Francesca Colombo, ma anche del cda e del suo presidente, il sindaco Renzi…". "La proposta fatta dal Commissario, che si è ben guardato di presentare un piano industriale, di agire i tagli alla programmazione artistica 2013 e soprattutto di congelare il contratto integrativo trova avversione e perplessità proprio nel mondo del lavoro sia sul piano della sostanza che su quella del metodo.

L’azione unilaterale e le pesanti parole utilizzate dal Commissario dopo la disdetta “…O vengono velocemente al tavolo e si trova un accordo strutturale, non una tantum, o il 30 aprile non c’è più necessità di preoccuparsi. Chiudiamo e andremo tutti a casa…” sono stae ritenute gravi, offensive e soprattutto inaccettabili da parte di chi ha già dato per risanare gestioni fallimentari. La Cgil dichiara "Non rifiutiamo la trattativa, ma non possiamo accettare che si svolga con un coltello puntato alla gola dicendo che o si arriva ad una soluzione entro il 30 aprile o il 2 di maggio si porta i libri in tribunale suona". I dipendenti sono preoccupati e perplessi per le parole del Commissario, perché hanno acconsentito a molti sacrifici in questi ultimi anni per il bene del teatro, l'ultimo dei quali è costituito dai 45 licenziamenti consentiti con l'accordo del 5 giugno scorso.

" Ecco perché è opportuno prima di tutto attivare un tavolo ad hoc al Mibac - prosegue la Cgil - , e che diversamente da quanto asserisce il Commissario si parta dalla riorganizzazione del lavoro piuttosto che dai tagli". Per la Cgil la disdetta del contratto integrativo formalizzata da Bianchi è "senza effetto," perché per averlo serve l'accordo con la controparte: "finché non sarà sostituito con altri contenuti che siano accettati continuerà ad applicarsi". Perplessità vengono manifestate dalla Cgil e Csil sui "numeri del costo dei dipendenti del Maggio che ci ha comunicato il commissario, 25 milioni: a quanto ci risulta, ci sono 440 assunti stabilmente che costano 18 milioni di euro, direzione e collaboratori della direzione 1 milione di euro; non è possibile che ci siano 5 milioni solo di contratti a termine".

La Cisl dichiara di voler "vedere il piano industriale. E' da sei anni che lo aspettiamo. Ci devono far capire a cosa sono serviti la cassa integrazione, i contratti di solidarietà, gli esodi, si sta continuando a svuotare un grande patrimonio culturale, e non si pensa ancora a riorganizzare la struttura in maniera definitiva. Ci hanno sempre detto che questa volta sarebbe stata l'ultima, che poi il teatro avrebbe raggiunto il pareggio di bilancio e le cose sarebbero cambiate.

Invece siamo ancora qua.”: Regione Toscana , Provincia e Comune di Firenze, che hanno messo la firma di garanzia su tutti gli accordi devono dirci perché, a due mesi dall'ultimo sacrificio chiesto ai lavoratori, siamo alle solite. Altresì chiediamo di sapere cosa pensa di fare la Provincia di Firenze a fronte di un comportamento autoritario tenuto in essere dal Commissario e lesivo degli accordi fino ad oggi assunti dai lavoratori e sindacati inoltre chiediamo di sapere se l’Amministrazione Provinciale, unitamente al Comune di Firenze e alla Regione Toscana intende intervenire, come richiesto dai sindacati, nei confronti della gestione a fronte di un piano di risanamento “strutturale” fondato solo sulla compressione dei salari e dei diritti".

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