Riforma province: si rischia il caos burocratico. Senza soldi e senza competenze

Giurlani (Uncem): “E’ finita male così come male era iniziata. Un pasticcio. Che sarà sanato sicuramente da un emendamento ad hoc”. Lega Nord: "Siano inseriti appositi emendamenti nella legge di stabilità". Il sindaco Cenni: "Abbiamo scampato il pericolo"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 dicembre 2012 15:23
Riforma province: si rischia il caos burocratico. Senza soldi e senza competenze

La mancata conversione del decreto sulle Province rappresenta un problema gravissimo secondo il capogruppo del Pd in Provincia di Firenze Stefano Prosperi. "Siamo alla vigilia di un disastro e non sto parlando della profezia dei Maya ma di un fatto concreto - osserva - Alla fine di un percorso lungo e discusso, con la mancata conversione del decreto, se il Parlamento non rimedia inserendo norme apposite nella legge di stabilità, di fatto le Province restano così come sono solo geograficamente, ma perdono tutte le funzioni e le risorse per pagare servizi e personale, con gravi rischi per la tenuta gestionale delle scuole superiori, delle strade regionali e provinciali, della protezione civile, difesa del suolo, mercato del lavoro".

Anche le Città metropolitane, come Firenze, nascono "ma con molte contraddizioni sulle funzioni da svolgere". L'attuale stallo, dice Prosperi, ha un responsabile: il Pdl "che ha di fatto causato questo stop e si rende responsabile dei gravi disagi che potrebbero sopportare i cittadini che percorrono le nostre strade e mandano i ragazzi a scuola". Prosperi fa appello "ai signori deputati e senatori della Repubblica affinchè al termine del loro mandato rimedino a questo ennesimo clamoroso errore.

E' chiaro comunque che se non riusciremo a far esprimere nel prossimo Parlamento uomini e donne rappresentativi del territorio questi problemi saranno sempre più trattati come marginali. Parlo ai partiti ma soprattutto al mio, il Pd". Più che un rischio ormai pare quasi una certezza: il decreto sul riordino delle Province quasi certamente salterà. Oggi l’aula del Senato voterà una pregiudiziale di costituzionalità avanzata dal Pdl. Se passerà, il decreto cadrà automaticamente. E questo si porterebbe dietro un effetto paradossale: le Province perderebbero tutti i loro compiti e le loro funzioni.

Può darsi che il governo inserisca nel Ddl stabilità le norme che consentono una proroga, salvando le funzioni delle Province, che nel frattempo sarebbero rimaste le stesse di prima. “Insomma siamo a rischio caos. Una revisione nata sulla scia della spending review, mai accettata dai territori e priva di uno sguardo più ampio da vera riforma istituzionale finisce nel peggiore dei modi – è il commento di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana e membro di presidenza del Consiglio delle autonomia locali (Cal) della Toscana – Oggi ci troviamo di fronte a due tipi di problemi.

Il primo, appena accennato, di un caos istituzionale e del fallimento complessivo del taglio delle Province. Il secondo, con il quale sicuramente si troveranno a fare i conti gli amministratori provinciali, è il taglio già previsto di risorse per il 2013, che prescinde dalla legge sulla revisione”. La gestione di scuole, trasporti, strade e rifiuti – le competenze principali delle Province – sono dunque a forte rischio. “Il decreto Salva Italia, infatti – prosegue Giurlani -, fissa al 31 dicembre di quest’anno la data entro la quale Stato e Regioni devono trasferire ai Comuni funzioni proprie delle Province.

Così il risultato finale è quello di avere le stesse Province ma prive di funzioni. Una norma stralcio, alla fine, probabilmente sanerà questa situazione, come già affermano diversi presidenti di Provincia. Ma resta il pasticcio. E resta sicuramente – conclude Giurlani - il problema delle risorse a causa dei tagli pesantissimi effettuati dal Governo. Per il prossimo governo sarà sicuramente una grana in più”. “Adesso è urgente una iniziativa di tutti i partiti e del Governo uscente per garantire risorse per le scuole superiori, la strade provinciali, la formazione e il lavoro, la salvaguardia per la messa in sicurezza dei nostri territori.

Ci devono mettere in condizione di fare il nostro dovere: di garantire il riscaldamento nelle scuole come di liberare le strade se nevica. Alla fine di questo balletto non devono essere i cittadini a pagare per gli errori di un riordino gestito male. Le forze politiche e il Governo Monti si devono assumere precise responsabilità nei confronti della gente”. Il presidente della Provincia di Prato, Lamberto Gestri, commenta così l'ultimo colpo di scena che in commissione Affari costituzionali del Senato ha portato ieri sera a scrivere la parola fine sul riordino delle Province.

“Il caos adesso va affrontato, nessuno può chiamarsi fuori – aggiunge Gestri – In assenza di decreto sul riordino ci restano affidate competenze importanti, di diretto interesse dei cittadini, e vengono a mancare le risorse per gestirle. Spero che qualcuno a Roma si degni di prendere in considerazione il problema e intervenga”. “Questa partita è cominciata male e finisce peggio – aggiunge con amarezza Gestri - Tremonti, con Berlusconi, ha pensato di tagliare le Province ricorrendo alle manovre di bilancio, poi si è scelto di agire a colpi di decreto.

Io sono tra quelli che sostengono la necessità di un riordino dello Stato e di una razionalizzazione degli enti, con un taglio drastico e deciso prima di tutto degli enti di secondo grado, circa 270 solo nella nostra regione. Di una cosa sono certo: le cose vanno fatte per bene. Basta improvvisazioni. Il fallimento del riordino è da imputare al fatto che non c'è mai stato nessun progetto serio di riorganizzazione, spesso ho avuto la sensazione che i burocrati dei ministeri non sapessero neppure cosa fanno le Province sui territori.

Adesso qualcuno se ne è accorto, speriamo che non sia troppo tardi per rispondere alle legittime attese delle nostre comunità e agli interessi dei cittadini”. “In merito al fallimento del riordino delle Province, se il Governo uscente non correggerà i suoi stessi errori inserendo appositi emendamenti alla Legge di stabilità, andremo incontro ad un periodo di sospensione dei servizi erogati ai cittadini” afferma invece Marco Cordone, capogruppo della Lega Nord alla Provincia di Firenze e Responsabile Nazionale Enti Locali della Lega Nord-Toscana. E da Prato il sindaco Roberto Cenni, dichiara: "La città di Prato ha scampato il pericolo della conversione in legge del decreto a causa del quale abbiamo rischiato di essere assorbiti dalla città metropolitana di Firenze, con conseguente impoverimento degli uffici territoriali dello Stato e perdita di capacità decisionale su urbanistica, mobilità, viabilità e sviluppo economico del nostro territorio.

Tuttavia per il nuovo governo si imporrà l'attuazione di una legge costituzionale che semplifichi l'organizzazione del territorio. Ritengo che la nuova normativa dovrebbe prevedere l'accorpamento dei Comuni più piccoli. E' inoltre fondamentale la suddivisione di compiti tra Comuni, ogni giorno di fronte al cittadino per rispondere alle più varie necessità, e Regioni, per le mansioni di programmazione e attuazione di più ampio respiro. Abbiamo davanti un problema urgente ed essenziale per semplificare la vita a cittadini e imprese.

Infatti il vero costo della politica, quel sistema sì da rottamare ad ogni modo, sta in quel nugolo di doppie funzioni i cui esempi tra i molti enti dello Stato si sprecano. Così come le risorse necessarie per tenere in vita quel malcostume fatto di lungaggini e burocrazia che impedisce di dare risposte efficaci e immediate ai cittadini come, di contro, la suddivisione delle mansioni tra Comuni e Regioni consentirebbe. Non solo di poltrone sono fatti i tagli, pur necessari in un momento dove la sobrietà deve essere un faro nella Pubblica Amministrazione.

Infine mi sento di ricordare che il Comune di Prato conta 190mila abitanti, di cui 30mila immigrati regolari ai quali vanno aggiunti circa 20mila clandestini, e che viviamo una crisi che ha dimezzato la forza occupazionale del distretto tessile. Ogni impoverimento delle risorse umane e organizzative degli uffici dello Stato sul nostro territorio (su tutti Questura e Prefettura) sarebbe un atto grave contro la sicurezza e la qualità della vita in una città già fortemente provata da problematiche uniche nel loro genere".

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