Malattie neurodegenerative, nuova speranza da terapie antidepressive

La ricerca di una scienziata dell’Università di Firenze sulla rivista Biological Psichiatry

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2012 14:21
Malattie neurodegenerative, nuova speranza da terapie antidepressive

Una speranza per contrastare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson viene da uno studio sulle terapie antidepressive condotto da Maura Boldrini, ricercatrice dell’Università di Firenze. Alla scoperta ha dedicato la copertina la rivista scientifica Biological Psichiatry (“Hippocampal Angiogenesis and Progenitor Cell Proliferation Are Increased with Antidepressant Use in Major Depression”). La scienziata fiorentina ha dimostrato che, sui soggetti affetti da forme depressive, il trattamento farmacologico stimola la crescita di cellule staminali nervose e di vasi sanguigni. “La nicchia rigenerativa che abbiamo individuato nel cervello umano, composta da una componente cellulare e una vascolare, ha rivelato abilità rigenerative in casi di ictus e in altri condizioni patologiche – spiega Boldrini – ovviamente si tratta di trovare le modalità per far sopravvivere queste nuove cellule e integrarle nei circuiti esistenti perché possano svolgere la loro funzione.

Questa scoperta rafforza le aspettative del mondo scientifico nei confronti del potenziale di trattamenti basati sulle capacità rigenerative delle cellule staminali”. Nel corso dello studio sono stati confrontati pazienti con diagnosi di disturbi dell’umore con tracce di antidepressivi nel tessuto cerebrale e storia di trattamento con antidepressivi serotoninergici, soggetti depressi che non avevano assunto farmaci antidepressivi e persone non depresse, tutti con le stesse caratteristiche legate all’età e al sesso. Gli esperimenti sono stati condotti in laboratorio presso la Columbia University, con la quale l’Università di Firenze ha stipulato un accordo di collaborazione internazionale, coordinato dalla dottoressa Boldrini, che consente scambi a scopo di ricerca e formazione di medici, specializzandi, dottorandi e strutturati. ”E’ un dato acquisito – spiega la ricercatrice - che gli antidepressivi abbiano un potenziale applicativo che va al di là della regolazione dell’umore.

Con una nuova ricerca ci proponiamo adesso di individuare su quali recettori i farmaci antidepressivi agiscono per produrre l’effetto neurotrofico. A questo scopo useremo un sistema di ricettori in grado di simulare gli effetti della serotonina”. Pochi giorni dopo la pubblicazione su Biological Psichiatry la scoperta della Boldrini è stata ripresa e approfondita dalla rivista Science.

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