Riscaldamento a scuola, pronte dimissioni se si arriva a chiudere il rubinetto

Per l’edilizia scolastica e la messa a norma degli istituti superiori spesi 58 milioni di euro, 1 milione e passa ogni anno per luce, acqua, gas e telefono

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 novembre 2012 15:19
Riscaldamento a scuola, pronte dimissioni se si arriva a chiudere il rubinetto

Per l’edilizia scolastica e la messa a norma degli istituti superiori la Provincia ha speso 58 milioni di euro, nel 2012 per le bollette di luce, acqua, telefono e gas delle dieci scuole superiori pagherà circa 1 milione e 100 mila euro. “Per noi la scuola è la priorità delle priorità, da sempre – afferma il presidente della Provincia, Lamberto Gestri – è sempre stata la prima voce dei nostri bilanci. Sono convinto che soltanto continuando a investire nella scuola il nostro distretto come l’intero Paese usciranno dalla crisi”. E la provocazione di chiudere i termosifoni nelle scuole lanciata dal presidente dell’Unione province italiane, Saitta, per portare l’attenzione sull’emergenza tagli sui bilanci delle Province? “Se fossi costretto a chiudere il riscaldamento nelle scuole superiori frequentate dai nostri ragazzi mi dimetto.

Non ci sto a rendermi corresponsabile del fallimento di un intero Paese nei confronti delle giovani generazioni. Da parte del Governo “dei professori” non me l’aspettavo, mortificare la scuola è un errore gravissimo che penalizza ogni prospettiva di rialzare la testa e uscire dalla crisi”, afferma deciso Gestri. “E’ evidente che quella del presidente dell’Unione province italiane è una provocazione che porta l’attenzione sull’emergenza che stanno vivendo le amministrazioni provinciali di tutta Italia – aggiunge il presidente della Provincia - Il governo Monti ha mancano di lealtà nei confronti delle Province italiane, disprezzando l’interesse dei cittadini sul fronte di servizi decisivi come le scuole superiori, il lavoro e la formazione, la manutenzione delle strade, gli interventi per la salvaguardia del territorio.

Tutte questioni decisive per la vita quotidiana della gente. Abbiamo scritto i nostri bilanci puntando al risparmio e mese dopo mese arrivano nuovi provvedimenti che tagliano sugli impegni previsti. Un massacro indegno. Tra l’altro la Provincia di Prato ha avuto sempre bilanci virtuosi, con la spesa corrente ridotta e la possibilità di disporre di risorse per gli investimenti. Ora è tutto paralizzato”.

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