Protesi al seno, in Toscana 294 pazienti in attesa di rimborso

L’esperto: “Le pazienti verifichino sempre con il medico che il modello impiantato abbia ricevuto l’approvazione della FDA, l’ente certificatore statunitense” in Toscana 294 pazienti in attesa di rimborso

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 agosto 2012 12:36
Protesi al seno, in Toscana 294 pazienti in attesa di rimborso

Si avvicina a una soluzione, l’odissea delle 294 pazienti toscane cui sarebbero state impiantate protesi Pip (Poly Implant Protesis) in strutture pubbliche e private. Dopo la denuncia dell’Aicpe, l’associazione italiana chirurghi plastici estetici, il Tribunale di Roma ha deciso di indagare contro la società francese accusata di aver riempito le protesi con silicone non adeguato, per i reati di lesioni personali, alterazione o contraffazione di cose in danno della salute pubblica, nonché vendita di prodotti industriali con segni mendaci e truffa.

Insieme alla società transalpina, le attenzioni degli inquirenti si concentrano sull’ente certificatore tedesco Tuv Rheinfeld, chiamato ad effettuare i controlli. “Anche se siamo ancora nello stato delle indagini - dichiarano Antonella Primicerj e Gaetano Palazzo, legali di Aicpe - per noi si tratta di un risultato favorevole. La decisione di indagare per il reato di lesioni personali, in particolare, significa che si riconosce un nesso di causalità tra il comportamento del produttore e il danno subito dalle donne a cui è stata impiantata una protesi Pip.

Siamo stati truffati al pari dei pazienti: al medico non può essere imputata alcuna responsabilità perché il dispositivo medico utilizzato era assolutamente conforme ai criteri riconosciuti dalla comunità scientifica, non è quindi ipotizzabile la violazione delle regole di condotta che impongono di agire secondo scienza e conoscenza”. Adesso il pm procederà con le indagini sulle ipotesi di reato, per verificare se i reati sono configurabili o meno. Intanto, sul tema delle protesi al seno interviene il professor Mario Dini, specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica a Firenze e Milano: “Trovo assolutamente corretto – sottolinea, a difesa dei colleghi, e ribadendo di non averne mai impiantate - discolpare il medico che ha usato questo tipo di protesi, perché sicuramente questi agisce in buona fede.

In ogni caso è molto importante che una paziente che si rivolge al chirurgo plastico sappia quale modello di protesi viene utilizzato su di lei. Dovrebbe essere cura del chirurgo, specificare a chi gli siede di fronte il tipo e la qualità delle protesi usate. Ad esempio le Mentor, Allergan e Silimed, che adopero quotidianamente, sono considerate le migliori al mondo. Si tratta di tre aziende che hanno il nulla osta della FDA (l’ente statunitense che valuta in maniera molto seria e severa i dispositivi medici).

Queste protesi hanno criteri costruttivi molto particolari e rispondono a standard di altissima qualità: la paziente dovrebbe assicurarsi che la sua protesi abbia l’approval FDA in ogni caso”.

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