Toscana in sciopero sulla crisi occupazionale

Le modifiche non sono ancora state approvate dal Parlamento, il Governo sembra fare parzialmente marcia indietro, ma iniziano già le mobilitazioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 marzo 2012 19:27
Toscana in sciopero sulla crisi occupazionale

Le modifiche all'articolo 18 non sono ancora state approvate dal Parlamento, ma i sindacati iniziano già a mobilitarsi. La primavera calda delle manifestazioni sta per iniziare. Mentre il Pd, imbarazzato, tergiversa la Cgil non perde tempo ed entra in azione: scioperi, occupazioni e blocchi sulle autostrade. In Toscana sono molte le realtà in crisi e la riforma dell'articolo 18 fa paura per il futuro. "Dal comunicato finale del Governo, si comprende che la scelta è quella di un disegno di legge che investe sette macro-aree, alcune già descritte nel dettaglio ed altre invece per le quali si fa ricorso a principi e criteri direttivi.

Si tratta quindi di un disegno di legge per così dire misto: per alcune aree punterà a introdurre direttamente una normativa applicabile e per altre aree conterrà deleghe da sviluppare poi in decreti legislativi". "Trattandosi di materia ordinamentale è ragionevole che non tutto sia disciplinato subito. Questa sua natura mista, e non tanto la questione dei requisiti di necessità e urgenze, spiega anche perché questa fosse l'unica strada istituzionalmente corretta. Infatti, com'è noto, anche sulla base dell'articolo 15 della legge 400 del 1988, un decreto-legge non avrebbe potuto contenere deleghe".

Lo afferma il senatore del Pd Stefano Ceccanti. Anche l'Associazione stampa toscana esprime la sua netta contrarietà alla riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori così come ipotizzata dal governo. Ritiene che, soprattutto nel settore dell'editoria, dove negli ultimi 20 anni si è assistito a innumerevoli stati di crisi, a quanto pare non sempre giustificati, attraverso la legge 416 sui prepensionamenti, la modifica possa aprire la porta a un'ondata di licenziamenti ufficialmente “per motivi economici”, ma in realtà con un solo obiettivo: mettere fuori giornalisti che costano un po' di più solo per aver maturato qualche scatto d'anzianità E quindi rovinando persone e professionalità in un mercato del lavoro giornalistico pressoché inesistente.

Non basta: l'Ast protesta anche per aver lasciato le categorie professionali sotto il “giogo” delle partite Iva,cosa che,nella realtà del lavoro giornalistico in gran parte delle redazioni, non potrà non continuare a produrre situazioni di precariato e di lavoro subordinato nei fatti, ma non riconosciuto. Per questi motivi, l'Ast si appella alla Fnsi, ma anche direttamente al governo, alle forze sociali e ai partiti rappresentati in Parlamento, perché non facciano passare una riforma che, anche nel settore dell'editoria, non solo non creerà nuovi posti di lavoro, ma metterà a forte rischio quelli che ancora ci sono e mortificherà sempre più le attese dei giovani. Il Cdr del Tirreno condivide in pieno la preoccupazione della Federazione nazionale della stampa e dei colleghi riguardo alle nuove norme sui licenziamenti annunciate dal governo, soprattutto in un momento di grave crisi per il nostro settore.

Facendoci interpreti della volontà della redazione, chiediamo alla Fnsi e alle rappresentanze sindacali ad ogni livello il massimo impegno e il massimo rigore nel difendere i diritti dei lavoratori e della categoria e i capisaldi della propria autonomia, messi a repentaglio da norme che appaiono estremamente pericolose non solo per la salvaguardia dei posti di lavoro ma anche per la libertà di informazione. “A seguito della lettera inviata stamani insieme alla collega della Regione Piemonte, l’azienda De Tomaso ha risposto informandomi di avere già inviato la richiesta di incontro presso il ministero del Lavoro per la Cassa integrazione.

Inoltre, parlando personalmente con il dirigente del ministero del Lavoro che segue questa materia, sono stato rassicurato sul fatto che la prossima settimana il ministero convocherà l’incontro con le parti per l’accordo necessario alla concessione della Cassa”. Ad annunciarlo è l’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini che, sulla questione della Cassa integrazione per i lavoratori della De Tomaso, aveva inviato una lettera all’azienda insieme all’assessore della Regione Piemonte Claudia Porchietto. Nuova tappa per le visite della commissione Emergenza occupazionale del Consiglio regionale, decise per monitorare gli effetti della crisi economica nelle varie realtà provinciali della Toscana e per capire l’impatto delle politiche economiche regionali fin qui adottate per fronteggiarla.

Lunedì 26 marzo, alle 10,30, la commissione presieduta da Paolo Marini (FdS -Verdi), nella sede della Provincia di Massa, incontrerà i rappresentanti delle istituzioni e delle categorie economiche e sociali. In primo piano, la vertenza che interessa i Nuovi Cantieri Apuania, per i quali, come nel caso della Breda di Pistoia e della Lucchini di Piombino, la commissione regionale ha chiesto un incontro con la commissione Lavoro della Camera, per sollecitare apposite misure di politica industriale nazionale.

L’incontro di Massa segue quelli di Grosseto, Prato, Siena, Pisa, Pistoia e Arezzo, dove la commissione ha già raccolto dati aggiornati sull’andamento dell’occupazione e delle vertenze aziendali aperte. “I bisogni del territorio”, ha dichiarato Marini, “sono il punto di partenza per correggere, dove necessario, le politiche regionali o per mettere a punto nuove proposte di intervento”. Venerdì 30 marzo, invece, la commissione Emergenza occupazionale sarà a Livorno. Emergenza occupazionale: chiuso caso Eutelia, ma ricorso a Cig resta alto “Ci è stato comunicato che al ministero si è chiusa positivamente la vertenza dell’Eutelia, ma sul territorio resta molto alto il ricorso alla cassa integrazione, tanto che i sindacati sono preoccupati che alla scadenza, senza una ripresa economica, possa essere a rischio la coesione sociale”.

Lo ha dichiarato il presidente della commissione regionale Emergenza occupazionale, Paolo Marini (FdS-Verdi), al termine dell’incontro con le istituzioni e le categorie economiche e sociali che si è svolto nella sede della Provincia di Arezzo. La tappa aretina delle visite che la commissione sta effettuando per monitorare gli effetti della crisi economica nelle varie realtà provinciali della Toscana e per capire l’impatto delle politiche economiche regionali fin qui adottate per fronteggiarla, “ha raccolto anche qualche segnale di ottimismo per una positiva chiusura della vertenza della Unoarre”, ha aggiunto Marini.

Tra i problemi segnalati alla commissione, oltre quello degli ammortizzatori sociali, il diffondersi del fenomeno della contraffazione, il problema dell’accesso al credito da parte delle aziende e “qualche appunto su alcune politiche della Regione”, ha aggiunto Marini. “Si è trattato di critiche costruttive”, ha spiegato la vicepresidente della commissione, Marina Staccioli (gruppo Misto), “in particolare sul progetto ‘Giovani sì’ e sulla recente legge sui tirocini. La Provincia lamenta che in questi settori la Regione sta accentrando su di sé le competenze che invece erano delle amministrazioni provinciali”.

Alcuni appunti anche sulle iniziative Vetrina Toscana, giudicata positiva ma non sostenuta adeguatamente a livello di risorse investite, e sul brand “Made in Tuscany”, annunciato da molto tempo ma non ancora decollato. “Su questi punti sono state sollecitate risposte”, ha aggiunto Staccioli. Sulla formazione, inoltre, ha ricordato Staccioli, “le categorie, visti i limiti messi in mostra dal sistema scolastico, insistono perché si torni a farla nelle botteghe degli artigiani”. Il presidente Marini, infine, ha sottolineato l’iniziativa promossa dalla Camera di commercio locale per l’erogazione dei fondi della Cassa integrazione ordinaria “che potrebbe essere replicata anche in altri territori della Toscana”.

Camera di commercio, istituzioni e banche, infatti, hanno sottoscritto un’intesa grazie alla quale le banche anticipano ai lavoratori l’erogazione della cassa integrazione ordinaria, che il mistero comincia a liquidare dopo circa otto mesi dall’atto con cui la concede. “In passato, per alcune singole aziende, c’erano state esperienze simili”, ha commentato Marini. “Nel caso di Arezzo è interessante che l’iniziativa riguardi l’intero territorio. È un’esperienza che potremmo pensare senz’altro di replicare anche altrove”.

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