Riforma del lavoro, Simoncini: “Si salvi l’Italia, ma anche gli italiani”

"Una lettera del presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani al ministro Fornero, in cui chiediamo che venga aperto un tavolo anche con le Regioni, viste le competenze esclusive o concorrenti su molti temi oggetto della riforma"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 gennaio 2012 13:57
Riforma del lavoro, Simoncini: “Si salvi l’Italia, ma anche gli italiani”

“Non posso non esprimere una valutazione preoccupata per le anticipazioni sui primi contenuti della riforma del mercato del lavoro a cui il governo sta lavorando” confessa l’assessore al lavoro e alle attività produttive della Toscana, Gianfranco Simoncini. Si presenta il rapporto Irpet 2011 sul lavoro in Toscana all’altana di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze. Un bilancio che poteva essere anche peggiore, se la crisi avesse morso come in altre regioni, ma con una pesante incertezza per il futuro e rischi di recessione per il 2012.

Si parla di sviluppo ed indicatori economici, di crescita che non c’è stata e crescita che potrà esserci. Con previsioni più difficili di sempre. Ma l’attenzione è naturalmente anche alla riforma del lavoro a cui il governo ha messo mano e ai primi contenuti emersi dopo il primo confronto di ieri. “Oggi partirà una lettera del presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani al ministro Fornero, in cui chiediamo che venga aperto un tavolo anche con le Regioni, viste le competenze esclusive o concorrenti che su molti temi oggetto della riforma la Costituzione ci assegna – spiega prima ai giornalisti e poi in sala Simoncini – Ma non ho alcun dubbio che ciò avverrà”. No alla cancellazione della Cigs L’assessore è però dubbioso su alcune misure: a partire dalla cancellazione della Cassa integrazione straordinaria, che sembrerebbe dover scomparire assieme alla cassa integrazione in deroga.

Il rischio è quello che si allenti, pericolosamente, la tenuta sociale e consiglia pertanto “una valutazione più attenta”. “In fondo la cassa integrazione straordinaria è finanziata da imprese e lavoratori, a differenza di quella in deroga. Non costituisce un aggravio per il bilancio dello Stato e quindi non capisco la scelta” sottolinea. Il punto è garantire una “protezione universalista al reddito”, anche prevedendo forme di contribuzione per la cassa in deroga. “Servono politiche per la crescita e lo sviluppo – prosegue – ma anche politiche di accompagnamento per quei lavoratori che vivono situazioni di crisi o che, come i giovani, più hanno subito ad oggi la crisi, quasi ordinariamente, in quanto precari, sospinti verso la porta”. “Si salvi l’Italia ma anche gli italiani” Detto con una battuta: “Si salvi l’Italia – dice Simoncini – e si prosegua con le politiche di rigore, e si salvino anche gli italiani”.

Se la Toscana in fondo ha tenuto in questi anni di crisi, il merito, per l’assessore, è anche di un meccanismo di tenuta sociale che ha funzionato. E soprattutto occorre spingere sull’accellatore dello sviluppo e della crescita, perchè “i problemi del mercato del lavoro non riguardano solo e soltanto le regole di ingresso, ma soprattutto la congiuntura economica”. La Regione sta facendo la sua parte. E Simoncini chiede anche al governo di fare la sua. “Rigore, equità e crescita aveva detto Monti – riassume l’assessore – Sul rigore il governo si è già mosso, sull”equità c’è ancora da fare ma si è partiti, sulla crescita siamo appena agli inizi”.

“Mi auguro – coinclude – che la prosecuzione del confronto possa fugare questi dubbi”. Enrico Rossi a commento dei dati Irpet sul lavoro. “Nella nostra Regione fino all’autunno del 2011 le ripercussioni sulla disoccupazione sono risultate attenuate rispetto ad altre realtà del paese”. “Con questo – prosegue Rossi – non ci si può autoconsolare, perchè negli ultimi mesi abbiamo assistito a un raffreddamento della ripresa e a questo si aggiungono le prospettive recessive per il 2012.

Le liberalizzazioni sono necessarie ma non bastano. Bisogna dare lavoro: questo è il problema di fondo. Perciò occorrono più investimenti in infrastrutture, devono riprendere i consumi, attraverso sgravi fiscali sul lavoro dipendente, e togliendo alle Regioni ed Enti locali i vincoli del patto di stabilità, politiche industriali attive per salvare e rilanciare l’apparato produttivo”. “E poi si dovrebbe finanziare la realizzazione di piccole e medie opere in settori strategici o di grande utilità.

Penso ai tantissimi interventi sul riassetto idrogeologico, sulla messa in sicurezza delle scuole e così via. I finanziamenti per fare tutto ciò possono essere trovati in Europa, presso la Cassa depositi e prestiti o, se ci sarà bisogno, con una patrimoniale sulle grandi ricchezze del Paese. Per quanto ci riguarda stiamo facendo fino in fondo la nostra parte ma occorre una svolta anche nelle politiche nazionali”.

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