Il 17 gennaio 2006 Claudia perdeva la vita in Borgo San Jacopo

Oggi Borgo San Jacopo fa notizia per una inversione di marcia, sei anni fa una ragazza di 18 anni cadeva nel vuoto senza una ragione spiegabile, con una vita ancora da vivere.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 gennaio 2012 15:44
Il 17 gennaio 2006 Claudia perdeva la vita in Borgo San Jacopo

Il 17 gennaio 2012 Borgo San Jacopo è sulle cronache cittadine per l'inversione di marcia decisa all'interno della pedonalizzazione di Pitti e Tornabuoni. Le vetture si incrociano e si perdono, guidate dalla Municipale appostata sul ponte Santa Trinita. Quattro agenti dirigono il traffico all'incrocio con Via Maggio. Sono le due del pomeriggio. Esattamente sei anni fa, in questo stesso istante, una studentessa di 18 anni del Liceo Capponi che ha sede nel Palazzo della Missione, dimora storica fiorentina della famiglia Frescobaldi, era affacciata ad una finestra del terzo piano, lungo il corridoio che porta alla sua aula.

Cosa pensasse Claudia, cosa stesse guardando, perché si trovasse lì... sono domande con risposte che non possiamo avere. Pochi istanti e poi quel salto nel vuoto fino all'impatto con il marciapiede. "Claudia non morì sul colpo - ci racconta l'ortolana di Borgo San Jacopo che ricorda quel giorno come fosse oggi - dopo aver sentito il tonfo avevo il cuore in gola. Sono corsa fuori e l'ho vista che si muoveva "Aiuto, aiuto" diceva e tentava di rialzarsi, ma io cercavo di tenerla ferma mentre qualcuno già chiamava il 118.

Poi è arrivata la Misericordia, ed ho saputo solo dopo come era finita..." I genitori di Claudia ricevettero una telefonata dalla preside dell'Istituto e dalle Forze dell'Ordine. Poi quella parola "suicidio" ed il caso venne archiviato. La famiglia si richiuse in se stessa. "Abbiamo pianto - spiega lo zio di Claudia - e forse abbiamo sbagliato a piangere quando avremmo dovuto pensare a salvaguardare la sua immagine". Già perché in tutti questi anni c'è chi non ha mai accettato l'ipotesi del suicidio e le tante cose dette di Claudia in quei giorni. "Non posso accettare - sottolinea ancora lo zio - che si sia parlato di lei come di una ragazza seguita dagli psicologi, con problemi mentali o peggio, di tossicodipendenza.

Aveva un curriculum scolastico più che dignitoso ed era stata anche premiata in Palazzo vecchio alcuni mesi prima per i suoi meriti scolastici. Le piaceva andare a scuola ed era una tipa sveglia, le cose te le diceva in faccia, non si teneva tutto dentro. Purtroppo i giorni sono passati ed abbiamo saputo troppo tardi che per difendersi occorre agire entro alcuni giorni. Siamo persone semplici, artigiani. Siamo stati colti impreparati". "Io ero appena uscito per il cambio del turno - ricorda il bidello che era in servizio al momento del tragico evento - ero a 50 metri dal punto in cui è caduta.

Ricordo che non era qui a lezione, ma rientrò dall'Istituto Francese, dove aveva un corso, perché disse di essersi dimenticata i guanti... era sola, i suoi compagni non c'erano". In tutti questi anni la famiglia di Claudia ha ringraziato il sindaco di allora Leonardo Domenici per essersi prodigato fin da subito con un telegramma pubblicato sul sito ufficiale del Comune di Firenze e mettendo a disposizione i propri uffici per le necessità burocratiche della famiglia. Si sono però sentiti abbandonati da altri soggetti che avrebbero dovuto tutelarli: "Ci saremmo aspettati almeno la tesi del dubbio...

- spiega lo zio - io non dico che doveva essere incolpato qualcuno, però il fatto che possa essersi trattato di un incidente non ha mai sfiorato nessuno. L'ho trovato ingiusto nei confronti di Claudia". "Ho chiesto anche al nuovo sindaco, Matteo Renzi, di interessarsi del caso. Di andare almeno a vedere quel parapetto e valutare se non fosse il caso di rialzarlo. Non certo per riportarci Claudia, ma per evitare che altri parenti potessero passare quel che abbiamo passato noi, davanti ad una tragica fatalità...". Lo zio di Claudia fino ad oggi non ha avuto notizia alcuna di quella finestra e di quel parapetto.

Abbiamo chiesto alla preside dell'Istituto di poter salire al terzo piano e di poter verificare lo stato dei fatti, visionare la finestra e capire come e cosa fosse accaduto in occasione del 6° anniversario dalla scomparsa della giovane. Una lunga rampa maestosa, poi quegli scalini al piano rialzato ed alla fine dell'ultimo corridoio quella finestra. Adesso sul vetro c'è un cartello: "Si ricorda che per motivi di sicurezza questa finestra deve restare sempre chiusa. Firenze 29/9/2011" recita la calligrafia in corsivo. Oltre quella vetrata, adesso, c'è un'asta che corre da una parte all'altra del parapetto.

Un palo in ferro battuto, fissato con viti nuovissime, sui bordi ancora presente il segno delle forature nello spesso muro di pietra, rialza di circa 25 centimetri l'affaccio sull'esterno. Forse qualcuno ha pensato che si potesse rimediare ad una incognita sul piano di sicurezza. O forse la normativa ha imposto questo necessario cambiamento strutturale. Forse qualcosa poteva essere fatto anche prima, o forse no. Noi non sappiamo cosa pensava la giovane Claudia quel giorno e non lo sapremo mai.

I ragazzi sono perennemente assorti nei loro pensieri, non perché siano soggetti deboli, anzi.. la riflessione è dei forti. Sono semplicemente ragazzi e da tali devono essere trattati. Sempre. di Antonio Lenoci

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