Chiesa Cattolica e ICI: quanto pesa a Firenze

Intervento di Marco Accorti del circolo UAAR di Firenze

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 dicembre 2011 20:42
Chiesa Cattolica e ICI: quanto pesa a Firenze

di Marco Accorti del circolo UAAR di Firenze firenze@uaar.it Negli ultimi tempi sembra risvegliarsi quel sano anticlericalismo ottocentesco che 150 anni fa permise l’unità del paese cancellando secoli di divisioni fomentate da una teocrazia dispotica e spesso sanguinaria. Non si preoccupino però le gerarchie ecclesiastiche, non è anticlericalismo: è solo sempre più duro arrivare a fine mese, così etica e moralità non possono fare a meno di fare quattro conti. Per questo da molte parti, non solo laiche ma anche confessionali, ci si accorge finalmente degli innumerevoli privilegi accordati alla chiesa cattolica e si comincia a esigere che anche’essa paghi quanto dovuto così come, in questo difficile momento, sono tenuti a fare tutti i cittadini. La principale pietra dello scandalo riguarda l’ICI-IMU, forse la più sgradita delle imposizioni fiscali, ed oggi si invoca che venga regolarmente corrisposta anche dalla CCAR, tanto più che risulta il principale immobiliarista italiano in quanto proprietario del 20-25% del patrimonio per un valore non inferiore ai 1.000 miliardi di euro.

Ovviamente fatte salve dal pagamento dell’ICI-IMU le esenzioni di cui ha diritto:

1.“i fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio del culto, 2.destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”; 3.gli immobili destinati ad attività di religione o di culto, quelle dirette all'esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all'educazione cristiana.
In pratica l’esenzione riguarda le attività “che non abbiano natura esclusivamente commerciale”, definizione che in molti casi ha permesso di godere in maniera furtiva dell’esenzione di immobili che, pur esercizi commerciali (pensioni, alberghi, ecc), nella struttura contenevano anche una cappella.

Ovviamente da parte cattolica si garantisce di essere in regola e se ne forniscono anche esempi concreti come recentemente ha fatto il periodico della diocesi di Firenze «Toscana Oggi» in “Chiesa e Ici, ecco quanto pagano le diocesi ai Comuni”. In breve sintesi la diocesi di Firenze paga ai vari comuni del comprensorio fiorentino 498.406 euro di ICI, di cui 107 mila euro solo a Firenze. «L’Istituto diocesano di Firenze – spiega Marco Galletti, direttore dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero di Firenze – amministra 1.859 unità immobiliari: di queste solo 232, circa il 15%, è esente dal pagamento dell’Ici: per tutto il resto paghiamo regolarmente».

«Tra i 232 beni esenti 127 immobili sono adibiti al culto, oppure dati in comodato gratuito a enti e associazioni no profit per attività di utilità sociale; gli altri 105 sono terreni e immobili rurali in cui vivono coltivatori diretti (altro requisito che consente l’esenzione)». Inoltre a sostegno della trasparenza vengono riportati da «Toscana Oggi» alcuni esempi per Firenze e Scandicci. Al Comune di Firenze vengono pagati ben 13.400 euro di ICI per Villa San Luigi, a Castello.

Dal sito si ricava che, dato in affitto e gestito dall’Oda (Opera diocesana assistenza), è una struttura sanitaria accreditata presso la Regione Toscana e autorizzata all’erogazione di trattamenti di riabilitazione neuropsichica e neuromotoria. Secondo l’ELENCO STRUTTURE SANITARIE PRIVATE AUTORIZZATE al 31/12/2008 (B.U.R.T. n. 5 del 4/02/2009) sono disponibili 53 posti letto fra regime residenziale e regime diurno. Occupa una superficie di 2800 metri quadri oltre ad un grande parco di oltre 2500 metri quadri dotato, tra l’altro, di un’ampia piscina e un attrezzato parco giochi. L’ICI di 1.044 euro è dovuta invece per il Centro internazionale studenti «Giorgio La Pira», in via dei Pescioni a Firenze: il centro svolge attività culturali, didattiche, assistenziali per gli studenti stranieri, offre corsi e lezioni individuali a pagamento.

Inoltre per il Convitto della Calza la Diocesi paga al Comune di Firenze ogni anno oltre 10 mila euro. «Il Convitto accoglie preti anziani, ma alcuni anni fa fu ristrutturato per poter ospitare anche convegni. Qui si svolgono eventi e incontri ecclesiali, ma anche congressi di vario genere [...] e spesso è stato citato a sproposito tra i presunti «alberghi di lusso esentasse» della Chiesa». L’amministratore Marco Galletti vola un po’ troppo basso visto che il sito del Convitto la racconta un po’ diversa: «Il Convitto della Calza è uno degli alberghi di Firenze associato alla F.I.E.S.

- Federazione Italiana Case di Esercizi Spirituali – offre 36 camere e 7 sale meeting del centro congressi dell'hotel, attrezzate con moderne tecnologie e che ospitano da 20 a 400 persone, nonché il servizio ristorante con il rinomato catering, fanno del Convitto della Calza, l'albergo di Firenze perfetto come meeting center nel cuore della città». Insomma «Toscana Oggi» rivendica, pur con eccessiva “sobrietà”, una correttezza esemplare sulla falsariga di «Avvenire», il quotidiano della CEI, che in sovrappiù afferma: «se qualcuno cercasse di non pagare il dovuto su attività a fini di lucro riconducibili alla Chiesa, violerebbe la legge e meriterebbe di esser sanzionato: i Comuni hanno i mezzi per farlo». E’ ovvio che ogni oste non può che parlare bene del proprio vino, ma non è possibile ignorare che le informazioni di «Toscana Oggi» sono quanto meno parziali; infatti sulla cronaca cittadina del 2007 («la Repubblica» 22/12/07; p.

III) si leggeva che gli immobili di proprietà dell' Arcidiocesi erano valutati in circa 7 mila unità raggruppate in diverse società immobiliari allora rappresentate dal vescovo ausiliario Claudio Maniago (il sodale del famigerato don Cantini) e dall'Istituto per il sostentamento del clero che tramite Marco Galletti oggi ne amministra 1.859, meno di un terzo. Da questo discende che mancano notizie della maggior parte del patrimonio, tuttavia mi è venuto anche un dubbio. Io vivo in zona censuaria 3 (periferia) in un appartamento di circa mq 80 e di vani catastali 5,5 (ovvero quattro stanze), mia figlia e la sua tribù in un vicino appartamento di 5 stanze di vani catastali 6,5.

Ebbene con le detrazioni prima casa l’importo ICI è rispettivamente di 510,02 e di 708,5 euro. Ebbene come è possibile che in pieno centro storico il Centro internazionale studenti «Giorgio La Pira», dall’esterno sicuramente più spazioso delle nostre pur confortevoli dimore, paghi di ICI solo 1.044 euro? non è un po’ poco che l’hotel congressi del Convitto ne paghi circa 10.000? e per Villa San Luigi, 13.400 euro sono congrui per una clinica con 53 posti letto distribuita su mezzo ettaro? Dunque, quando si pone il problema dell’ICI/IMU della chiesa cattolica, non si tratta solo di verificare se l’imposta viene effettivamente pagata, ma se lo è nei termini dovuti e se gli immobili sono correttamente accatastati.

Visto che siamo in tempi di rigore, equità e trasparenza niente di meglio che i comuni offrano in rete l’elenco delle proprietà delle diocesi, con l’ICI pagata per ogni unità immobiliare e le eventuali esenzioni. I cittadini potranno così verificare che la chiesa cattolica è in regola e non gode di alcuno privilegio. Insomma che si accolga l’invito di «Avvenire» e si dia il via ai controlli: «i Comuni hanno i mezzi per farlo» e poi ora c’è anche il placet del cardinale Bagnasco: «Non abbiamo pregiudiziali a rivedere norme vigenti su esenzione».

Tanta disponibilità nella prospettiva che le proprietà ecclesiastiche saranno esentate dalla rivalutazione delle rendite catastali?

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