Venerdì il seminario 'Un’altra Europa. Dopo la crisi, l’Europa politica'

Gestri e Maroso preoccupati per le conseguenze che avrà sui cittadini e sul territorio il provvedimento che, se confermato, potrebbe svuotare il ruolo delle Province già dal 2012

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 dicembre 2011 15:14
Venerdì il seminario 'Un’altra Europa. Dopo la crisi, l’Europa politica'

“Così non va, solo danni per i cittadini e i territori. Non si risparmierà un bel niente, perfino la Bocconi di Monti ci dà ragione”. Il presidente della Provincia, Lamberto Gestri, contesta il metodo e il merito con cui il Decreto Monti ha affrontato la questione Province. Gestri, con il presidente del consiglio Giuseppe Maroso, è preoccupato per le conseguenze che avrà sui cittadini e sul territorio il provvedimento che, se confermato, potrebbe svuotare di fatto il ruolo delle Province già dal 2012, aprendo un vero e proprio caos sulle competenze.

“Noi intanto andremo avanti per la nostra strada. Impegnandoci, se possibile, più di prima. A partire dal progetto, a cui stiamo lavorando con le Province di Firenze e Pistoia, per lo sviluppo della Toscana centrale”, avverte Gestri. La mobilitazione è partita nei giorni scorsi a Roma dove Gestri e il presidente del consiglio Maroso, hanno partecipato all’Assemblea annuale delle Province italiane. “Abbiamo approvato all’unanimità un ordine del giorno dove si chiede al Parlamento di stralciare le norme del decreto che riguardano le Province.

E necessario indicare su riorganizzazione e modernizzazione, ci vuole un intervento complessivo per avere un effetto concreto di riduzione della spesa pubblica. E’ grave che un provvedimento che di fatto abolisce le Province, istituzione prevista dalla Costituzione, venga inserito in un decreto come questo. Ipotizzando persino che un presidente e un consiglio eletti dai cittadini vengano dichiarati decaduti”, sostiene Gestri. Severo il giudizio del presidente del consiglio Maroso che parla senza mezzi termini di alto rischio di “autoritarismo e populismo” e sostiene con determinazione “il processo di riorganizzazione delle Province toscane per macroaree”. L’Unione province italiane è decisa a dar battaglia: ha già annunciato il ricorso alla Corte costituzionale, perché un decreto non può stravolgere una materia regolata dalla Costituzione.

Intanto c’è una mobilitazione bipartisan dei presidenti delle Province che hanno chiesto di incontrare i segretari di Pdl e Pd, Alfano e Bersani. Quanto restituisce e quanto costa ai cittadini la Provincia di Prato – “E’ un’illusione che l’abolizione delle Province colpisca i costi della politica. Gli sprechi, tanti, sono altrove”, afferma Gestri. E, ancora una volta, snocciola i numeri del bilancio 2010 della Provincia di Prato: gli investimenti sul territorio ammontano a 9 milioni, mentre 33 milioni sono le risorse impiegate per i servizi ai cittadini.

A fronte di 175 euro pro capite di risorse che tornano ai cittadini sotto forma di investimenti e servizi c’è una spesa di soli 3 euro l’anno per i costi di giunta e consiglio (in tutto circa 770 mila euro l’anno). Dei 50 milioni di spesa quasi il 70% è impiegato per servizi ai cittadini (solo il 14% è destinato al personale). Tutti i numeri del bilancio sono disponibili, nero su bianco, direttamente sul sito dell’ente: www.provincia.prato.it La Bocconi e le Province - Analizzando poi le spese di tutte le istituzioni locali la Bocconi certifica, nel totale della spesa corrente, che quella delle Province rappresenta il 4,5%, contro il 72,7% delle Regioni e il 22,8% dei Comuni.

“Suona un filo strano che ci si concentri sulla parte più piccola e che non ci si occupi della fetta maggiore”, ha affermato all’assemblea dell’Upi, il professor Roberto Zucchetti della Bocconi, che ha curato una Proposta per il riassetto delle Province. Parlando dei costi della politica, che Zucchetti ha chiamato “costi della democrazia, perché dal punto di vista puramente scientifico è un termine che troviamo più consono”, la Bocconi ha attestato che, sommando anche voci collaterali (come spese per le elezioni), in tutto queste rappresentano l’1,4% dei bilanci delle Province.

“Quindi - ha detto - con questa riforma si incide su una parte piccolissima, di una parte piccolissima complessiva”. Analizzando i bilanci e le spese per le funzioni, Zucchetti ha sostenuto che le “Province svolgono funzioni essenziali. Se si cancellano le Province si aboliscono i servizi, non i costi della politica”. Quanto al passaggio delle funzioni ai Comuni, la ricerca Bocconi ha evidenziato come “spostando i servizi dalle Province ai Comuni diminuisce l’efficienza e aumentano i costi”. Abolitele pure, ma non la mia – E’ singolare quale sia l’atteggiamento dei cittadini nei confronti della Provincia.

Secondo una ricerca Ipsos presentata nei giorni scorsi a Roma, il 60% degli italiani (si è lavorato su un campione di mille persone) pensa che la provincia in cui vive non andrebbe abolita (mentre il 67% è favorevole a interventi di razionalizzazione o all’abolizione in generale). Nella stessa ricerca emerge che i cittadini ritengono che gli sprechi maggiori siano quelli dell’amministrazione centrale (83%) seguono le Regioni (66%) poi le Province (60%) e infine i Comuni (47%). Non solo: se dovessero decidere i cittadini comincerebbero a tagliare per ridurre i costi dal Parlamento (82%). PD e S&D.

“Un’altra Europa. Dopo la crisi, l’Europa politica” Venerdì a Firenze seminario con Martin Schulz, alla Biblioteca delle Oblate, dalle 14.30 alle 23 Esponenti di partiti progressisti europei, Democratici toscani, studiosi e docenti universitari venerdì 9 dicembre si ritroveranno a Firenze per un seminario che fa il punto sull’Unione Europea, il ruolo e le prospettive. “Un’altra Europa. Dopo la crisi, l’Europa politica” è il titolo, che è anche un auspicio, della giornata di riflessione organizzata dal Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento europeo, cui aderisce il Pd a Bruxelles, in collaborazione con Partito Democratico della Toscana e Giovani Democratici.

Giornata che sarà conclusa da una tavola rotonda cui parteciperà il presidente del Gruppo S&D, il tedesco Martin Schulz. Il seminario si snoderà su più sessioni dal pomeriggio fino alla sera e si terrà presso la sala conferenze della Biblioteca delle Oblate (via dell’Oriuolo 26), con inizio alle 14.30 con il saluto del segretario del Pd Metropolitano di Firenze Patrizio Mecacci. Ad aprire i lavori sarà il segretario dei democratici toscani Andrea Manciulli, poi si terrà la prima sessione sulla crisi finanziaria e sul futuro dell’economia europea.

A prendere la parola saranno l’eurodeputato del Pd Leonardo Domenici, il capogruppo Pd in consiglio regionale Vittorio Bugli, Massimo D’Antoni, docente presso l’Università di Siena, Emmanuel Lacresse, presidente dell’associazione “Gauche Européenne”, Alessandro Petretto, dell’Università di Firenze e il presidente del Forum Economia del PD nazionale Paolo Guerrieri, docente presso l’Università La Sapienza di Roma. Con la relazione di Roberto Gualtieri, eurodeputato PD, su “L’Europa politica, l’Europa democratica” si aprirà la seconda sessione che vedrà, coordinati dal segretario dei Giovani Democratici toscani Andrea Giorgio, gli interventi di Raffaello Matarazzo, ricercatore I.A.I., di Miguel Maduro, dell’European University Institute e della docente fiorentina Valeria Fargion.

Le conclusioni sono affidate a Claudio Martini, responsabile politiche internazionali del Pd toscano. Dopo la cena, alle 21 ci sarà la tavola rotonda conclusiva sulle proposte dei progressisti contro la crisi con il presidente del Gruppo S&D Martin Schulz, Leonardo Domenici, il responsabile Esteri del Partito Democratico Lapo Pistelli e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. A coordinare Andrea Manciulli. “Quanto stiamo vivendo in questi ultimi mesi – dice Andrea Manciulli presentando il seminario – ci fa vedere quanto sia necessario rilanciare il tema dell’Europa politica, sul quale il Pd deve fare la sua battaglia affinché ci sia un confronto franco e di prospettiva.

Il peso dei fenomeni economici della globalizzazione ha reso evidente il disequilibrio tra la decisione democratica e la politica da una parte e i mercati dall’altra. E la sensazione che si ha è che non ci sia un luogo politico nell’Unione che possa decidere allo stesso livello della Banca centrale europea. Di sicuro occorre che gli stati investano sull’Unione Europea con una cessione vera dei poteri per andare verso un luogo politico sovranazionale forte. In che termini e con quale architettura è ciò di cui il 9 dicembre parleremo”. “E' più importante che mai – afferma Leonardo Domenici - costruire in Europa un punto di vista alternativo ai governi conservatori.

Se dall’Italia, dalla Francia e poi dalla Germania usciranno dalle urne governi di centrosinistra, allora forse sarà possibile costruire una nuova stagione dell’Europa, una stagione che tiene conto della responsabilità dei bilanci ma al tempo stesso mette al centro una prospettiva alternativa di uscita dalla crisi, fatta di investimenti, di creazione di lavoro, di economia sostenibile e soprattutto mantenendo una coesione sociale che altrimenti rischia di essere spazzata via da questa crisi.” “Il PD toscano affronta con grande apertura e impegno il tema Europa, certamente oggi il più importante in assoluto e quello da cui dipende il successo delle manovre di risanamento dei conti pubblici nazionali – ha detto Claudio Martini -.

Non c'è oggi politica possibile, su nessun terreno, al di fuori di una chiara scelta europeista. E soprattutto in economia e sulle questioni sociali ed ambientali ciò che si decide a Bruxelles ha un valore eccezionale su ogni scelta che si fa sul territorio, anche nella dimensione regionale e comunale. Discuteremo venerdì del futuro dell'Euro e dell'esigenza di una Europa politica, unita, integrata, non solo sul piano finanziario e dei mercati ma anche su quello istituzionale, fiscale e sociale.

E lo faremo dal punto di vista di una forza progressista e riformatrice, che avanza le proprie proposte per un nuovo Trattato e critica le politiche sbagliate imposte dalla Destra europea, quel mix di austerità a senso unico e di ossessione liberista che sta producendo solo recessione, disuguaglianze e tensioni sociali fortissime”. “Siamo nella settimana decisiva per il futuro dell'Europa e dell'Eurozona – ricorda Patrizio Mecacci – . Ai progressisti europei spetta il compito di ridisegnare politiche comunitarie efficaci, dopo il fallimento delle ricette della destra italiana e franco-tedesca.

E' importante che da Firenze, città cruciale anche in altre stagioni della sinistra europea e mondiale, nasca una riflessione di questo livello su queste tematiche”. “Questo seminario – dice Andrea Giorgio – è per noi un momento importante di formazione ed approfondimento: siamo la generazione dell'Erasmus, quelli che sono cresciuti con l'Europa e non riescono ad immaginarsi di vivere senza, ma siamo anche quelli cui spetta il compito di costruirla finalmente, per cancellare la pesante eredità degli ultimi anni in cui è diventata sinonimo di burocrazia e finanza.

Vogliamo un'Europa politica, sociale, democratica. Questo sarà lo spazio del nostro agire politico”.

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