I lavoratori delle librerie Martelli ed Edison chiamano la Regione

Dopo la chiusura della prima e la minaccia di sfratto che incombe sulla seconda; e hanno trasmesso all’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti le forti preoccupazioni sul loro futuro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 ottobre 2011 14:52
I lavoratori delle librerie Martelli ed Edison chiamano la Regione

I lavoratori delle librerie Martelli ed Edison di Firenze sono al centro di una difficile vertenza, dopo la chiusura della prima e la minaccia di sfratto che incombe sulla seconda; e hanno trasmesso all’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti le forti preoccupazioni sul loro futuro occupazionale. Per questo chiedono alla Regione di mettere in campo tutte le azioni possibili per salvaguardare i posti di lavoro, anche attraverso forme di riassorbimento delle maestranze nel nuovo assetto proprietario che si sta profilando. “Siamo impegnati come amministrazione a seguire con attenzione lo sviluppo della vicenda – ha affermato l’assessore Scaletti in risposta all’appello – insieme al Comune di Firenze e alle organizzazioni sindacali; e vogliamo risolvere nel più breve tempo possibile questa difficile situazione.

Il comune obiettivo è proteggere un patrimonio culturale inestimabile, convinti che la salvaguardia delle librerie storiche sia fondamentale per mantenere vivo e vivace il territorio”. La regolamentazione comunale mette già a disposizione strumenti validi: una libreria che chiude va sostituita con un’altra libreria. Il vincolo d’uso al 70 per cento parla chiaro, ha sottolienato l’assessore, solo una quota residuale può cambiare utilizzo; e si tratta magari di attività di ristorazione o socializzazione che possono essere utili al rinnovo dell’”uso” di una libreria da parte dei clienti, come si sta verificando in molti casi. “Peraltro, sono davvero tanti, troppi, gli esercizi storici che rischiano la chiusura – ha concluso Scaletti -.

Noi siamo convinti che vadano salvati e protetti dalle fredde logiche del libero mercato: non è una guerra ai colossi del settore, ma senza pluralità culturale le città si appiattiscono e diventano più povere”.

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