LoppianoLab: seconda Convention nazionale di Economia di Comunione

La presentazione all’ONU di proposte anti-crisi e di un nuovo modello di sviluppo basato sull’Economia di Comunione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 settembre 2011 14:21
LoppianoLab: seconda Convention nazionale di Economia di Comunione

Quale il contributo specifico delle aziende che aderiscono al progetto di Economia di Comunione, oggi, in tempi di crisi e recessione? Occorre mettere in campo l’offerta economica della fraternità che implica il rafforzamento della rete dentro l’azienda e tra le aziende e il territorio. Al Polo Bonfanti ha preso il via l’affollata, seconda Convention per i 20 anni dell’Economia di Comunione (EdC): economisti e imprenditori seduti allo stesso tavolo per discutere e individuare piste di lavoro per il futuro.

Alberto Ferrucci della Commissione internazionale EdC ha annunciato che verrà presentato all’ONU un documento di proposte che il progetto di Economia di Comunione formula per affrontare la crisi e creare un nuovo modello di sviluppo. Tre i livelli d’azione da perseguire secondo Luigino Bruni, economista. “Nei prossimi progetti EdC occorre inserire molto di più i giovani, focalizzare un luogo d’azione dove si possa discutere e pianificare progetti a lungo termine – e questo può essere il ruolo futuro del Polo Lionello Bonfanti –, e lavorare per le povertà dell’oggi, ovvero per quei poveri che non si trovano più solo nel Terzo mondo, ma anche nelle nostre città italiane”. Ad oggi sono circa 800 le aziende che hanno aderito in tutto il mondo all’EdC, 230 quelle italiane, tante delle quali presenti a LoppianoLab.

Franco Caradonna, imprenditore di Bari, non nega la difficile situazione in cui si trova la sua azienda, un momento delicato che vede tutti gli operai lavorare con un contratto di solidarietà: “E’ stata una scelta dolorosa – continua Caradonna – ma non vogliamo licenziare nessuno; col proseguire della crisi economica abbiamo deciso di diminuire prima di tutto lo stipendio di noi dirigenti e poi abbiamo valutato le situazioni famigliari di ogni singolo operaio individuando i punti di forza e di rischio, i figli a carico, il lavoro o meno della moglie; la situazione al momento non è migliorata, ma siamo certi di volere perseguire in questo comportamento che ci sembra il più corretto e attento alle esigenze di tutti”. Non si tratta di una storia isolata, ma di una delle tante raccontate in questi giorni, dai molti imprenditori che hanno scelto di non pensare solo al prodotto finale e al ricavato, ma alle singole persone, punti forti del lavoro. Gli economisti Porta e Bartolini interpellati sul contributo dell’EdC in questa epoca di crisi, propongono forme di educazione alla responsabilità politica per i cittadini fondate su solidarietà e sussidiarietà, innanzi tutto, e chiedono all’Economia di Comunione di diventare una rete sociale capace di generare speranza.

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