Province addio?

Via libera all'abolizione e pareggio di bilancio in Costituzione. Gli enti locali e il giudizio negativo sulle decisioni del governo: le reazioni ai provvedimenti varati oggi. Cosimi: “Il federalismo? Ormai è parola morta”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 settembre 2011 20:06
Province addio?

Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl costituzionale per l'abolizione delle Province e per il pareggio di bilancio in Costituzione che scatterà dal 2014. Protestano Anci e Upi: giovedì mobilitazione. “Questa manovra, così come approvata ieri in Senato, peggiora ulteriormente la situazione dei Comuni: l’aumento dell’Iva colpirà immediatamente le casse di Comuni, la Robin Tax non sarà esigibile al 100% come ha dichiarato la Corte dei conti e colpirà molte aziende dei Comuni”.

Così, nel corso del Comitato direttivo nazionale ANCI che si sta svolgendo a Roma, interamente dedicato alle valutazioni e decisioni in merito alla manovra finanziaria, il presidente di Anci Toscana Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno, torna ad attaccare duramente la manovra economica del Governo, nella versione che ha avuto ieri il via libera dal Senato. “A dicembre ci troveremo a crescita zero – ha proseguito Cosimi – e a quel punto ci sarà bisogno di una ulteriore manovra.

I cittadini che già si trovano in difficoltà precipiteranno in condizioni disperate. I Comuni saranno costretti a tagliare i servizi e ad aumentare tasse e tariffe, basti pensare al taglio del 75% del trasporto pubblico locale”. Il coordinatore dei presidenti delle Anci regionali ha esortato poi l’Associazione dei Comuni a portare avanti la mobilitazione: “A questo punto – ha proposto Cosimi – anche a manovra approvata l’ANCI deve portare 5000 sindaci a protestare davanti a Palazzo Chigi e invitare le parti sociali ed economiche al Congresso di ottobre a Brindisi, per aprire un vero tavolo nazionale per lo sviluppo del Paese.

Un tavolo “a cui portare – aggiunge il presidente di Anci Toscana - le proposte dei Comuni di una revisione del Patto di stabilità, di una riduzione progressiva dal 15 all’8,5% dell’indebitamento a mutuo, dell’utilizzo dei residui passivi prima che possano venir ‘razzolati via’ dal Governo”. E il federalismo? “In queste condizioni – conclude Cosimi – è ormai parola morta, senza più elementi concreti di sua attuazione”. "Sopprimere le Province per sostituirle con enti intermedi – dichiara Il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini - , non meglio identificati è una scelta folle dal punto di vista istituzionale, dettata solo da una logica demagogica.

Si vanno a creare nuovi soggetti secondari che si trasformeranno in carrozzoni costosi, mal funzionanti e per di più non eletti dai cittadini e, quindi, condizionati da logiche di spartizione partitica. In questo modo si aumenterà la spesa pubblica e si incrementerà il caos tra i vari livelli istituzionali, togliendo autonomia ai territori che dovranno dipendere dalle Regioni per l'esercizio di funzioni fondamentali". Con queste parole il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini commenta l'approvazione del ddl governativo sulla cancellazione delle Province.

"Il governo sta mettendo in ginocchio gli enti locali - continua Bezzini - andando in barba al tanto sbandierato federalismo, come dimostra anche lo squilibrio dei tagli tra Stato e autonomie locali. Se l'esecutivo avesse voluto davvero intervenire sui costi della politica, avrebbe approvato la proposta di dimezzare il numero di parlamentari e senatori e sarebbe intervenuto sugli enti inutili e sulle partecipate che costano 7 miliardi di euro l'anno con 25mila consiglieri impegnati. Siamo di fronte all'ennesima bufala mediatica, messa a punto sulla pelle dei cittadini e dei territori.

Il punto - conclude Bezzini - è che il governo non vuole dire la verità agli italiani, e cioè che è difficile fare a meno di un ente intermedio tra Regioni e Comuni per gestire le funzioni di area vasta. Del resto, in quasi tutti i Paesi europei l'articolazione territoriale dello Stato è fondata su almeno tre livelli". «Il Ddl di modifica costituzionale approvato dal governo per abolire le Province è semplicemente un'operazione di distrazione di massa – ha dichiarato Leonardo Marras presidente della provincia di Grosseto - , che ha l’obiettivo di distogliere l’attenzione dagli effetti sociali e sui servizi pubblici che produrrà la folle manovra correttiva.

Il governo Berlusconi affronta il delicato tema della riforma dello Stato con lo stesso dilettantismo propagandistico con cui ha sottovalutato la crisi economica, e per questo è bene che vada a casa il prima possibile.Nel merito, istituire le città metropolitane e parallelamente abolire le Province è una scelta che capovolge l’approccio di governo ai problemi reali, marginalizzando per “decreto” i territori periferici. Ed è sinceramente desolante che questa scelta sia condivisa anche da alcuni settori del Centrosinistra.

Che preferiscono cavalcare l’onda piuttosto che guardare ad un nuovo assetto dello Stato e delle Autonomie locali funzionale alle esigenze della nostra società.Se il Ddl sarò approvato dal Parlamento ci ritroveremo di fronte ad un borbonico neocentralismo regionale, con uffici distaccati sui territori che saranno governati da Firenze, privando le province di una reale rappresentanza. Che non sarà certo garantita dalle associazioni di comuni o da altri “carrozzoni” intermedi di gestione di alcune funzioni, che inevitabilmente dovranno essere istituiti.

In questo senso, il prezzo più salato lo pagheranno le imprese dei sistemi economici locali, che non avranno più un interlocutore di area vasta, ma si ritroveranno a convivere con la frammentazione delle competenze ed una burocrazia dilatata e inefficiente. Fra l’altro, quello del risparmio di 16-18 miliardi di euro è un falso mito che presto si rivelerà per quello che è, considerato che funzioni e personale non possono essere “soppressi”.Mi chiedo, invece, che fine abbia fatto il dimezzamento dei parlamentari, il cui numero esorbitante è un costo poco ingiustificabile, e la riforma del bicameralismo perfetto, che sta alla base di enormi costi economici e sociali in conseguenza dei tempi geologici del processo legislativo.Non m’interessa la difesa d’ufficio delle attuali Province per come funzionano, perché sono perfettamente consapevole della necessità di ridefinirne ruoli e funzioni nell’ambito di una coerente riforma dello Stato.

Di una cosa sono però sicuro: via via che emergeranno le contraddizioni di questo assurdo Ddl, chi vive sui territori maturerà una coscienza critica e combatterà per modificarne l’impostazione. A partire dalla logica che premia il neocentralismo regionale a discapito dell’autodeterminazione delle comunità locali». E la mobilitazione della Cgil contro la manovra del governo continua. Stamattina nuovi presidi sotto le prefetture di Firenze e Carrara, nel pomeriggio a Pisa si sono fatti volantinaggi in tutta la città.

Domani nuovo presidio a Firenze con inizio alle ore 11 (Via Cavour, 1). Al presidio di Firenze il Coordinamento CGIL annuncia una folta delegazione di donne che grideranno la loro indignazione, la loro rabbia per la barzelletta sulle suore stuprate di Sacconi. Sarà l'occasione per ribadire la richiesta di dimissioni immediate del ministro “non degno di rappresentare le istituzioni e neanche di essere nominato”. "Con il voto di fiducia ieri al Senato si è perpetrato l’ennesimo colpo ai servizi ai cittadini, con ingentissimi tagli di risorse e senza alcun coinvolgimento vero di enti locali e Regioni, cioè i soggetti che, privati delle risorse, si troveranno alle prese con la difficoltà di garantire trasporto pubblico, sanità, assistenza agli anziani, per fare alcuni esempi.

La tecnica del Governo è sempre la solita: scaricare sugli altri le proprie responsabilità, la propria incapacità e l'aver preso colpevolmente atto della crisi in maniera tardiva. Per questo siamo al fianco della protesta dei cittadini e degli enti locali". Così Andrea Manciulli, segretario del Pd della Toscana, interviene sulla Manovra approvata ieri in Senato. "E ai danni economici, sempre nei confronti degli enti locali, nelle pieghe del testo approvato ieri al Senato, si aggiungono anche alcune chiare intenzioni di riservare la politica a pochi, mascherate da tagli ai costi della macchina amministrativa.

In questo senso la riduzione dei permessi per i consiglieri comunali e di altri enti locali, dove si elimina il permesso giornaliero dal lavoro, sostituito da un permesso solo per ‘il tempo strettamente necessario’ a partecipare alle sedute, è limitante e grave. Perchè è un provvedimento che vuole portare la politica a un’attività 'censitaria', riservata solo a coloro che potranno ‘permettersi’ il tempo necessario per esercitarla. Relegando il permesso alla finestra di tempo della sola seduta, si vuole impedire in sostanza ai tanti lavoratori che si impegnano, o che vorranno impegnarsi, anche in politica per il proprio comune e la propria comunità, di esercitare la loro funzione.

E' un attacco al diritto di tutti di partecipare alla gestione della cosa pubblica. È un altro degli schiaffi che il berlusconismo dà alla democrazia" aggiunge Manciulli, commentando la modifica in Manovra che annulla il diritto di assentarsi dal lavoro per l’intera giornata ai consiglieri comunali, provinciali, delle comunità montane, unioni dei comuni, nel giorno della seduta, sostituendolo con il solo tempo della seduta. "Ci mobiliteremo contro questa manovra - conclude Manciulli -, per difendere i cittadini da tagli e tasse e anche per l'aspetto che riguarda la democrazia nelle nostre istituzioni".

Stefano Prosperi, capogruppo del Pd nel Consiglio provinciale di Firenze, anche a nome della segreteria metropolitana del Pd, non può non rilevare come "in sordina e all'ultimo minuto, il contributo dei parlamentari al risanamento dei conti è stato 'ammorbidito', il Governo ha varato una manovra economica depressiva per i consumi e l'economia e che colpisce duramente le famiglie, il lavoro, le donne". I parlamentari, "zitti zitti, si riducono le tasse e intanto il Governo Berlusconi impoverisce le famiglie, taglia i diritti e uccide la democrazia locale: i cittadini italiani da oggi sono più poveri e più soli".

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