Tumore scambiato per infiammazione, il PdL chiede la Commissione di inchiesta

Livorno, tumore scambiato per infiammazione; Taradash e Mugnai (Pdl) "Subito l’inchiesta Asl come contributo minimo di chiarezza, con le scuse per i familiari e per tutti i cittadini. Caso esploso dopo la denuncia di Aduc

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 maggio 2011 13:29
Tumore scambiato per infiammazione, il PdL chiede la Commissione di inchiesta

«La Asl 6 di Livorno e la Regione dispongano subito un’inchiesta per accertare le responsabilità: si tratta del contributo minimo di chiarezza dovuto ai familiari e a tutta la comunità di pazienti-utenti». La richiesta è secca e parte dai Consiglieri regionali Marco Taradash e Stefano Mugnai (Vicepresidente Commissione Sanità). Il caso è quello esploso a Livorno dopo la denuncia pubblica dell’Aduc circa il caso di una ultraottantenne dimessa dal pronto soccorso dell’ospedale Civico di Livorno con diagnosi di infiammazione emorroidale che però, alla fine, si è rivelata un tumore che l’ha condotta alla morte in poche settimane. «E’ una tragedia – commentano Taradash e Mugnai – da cui la sola cosa buona che può venire è un insegnamento per il futuro.

Per trarre questa conseguenza, però, serve un bagno di umiltà da parte del direttore generale della Asl 6 di Livorno Monica Calamai e dell’assessore regionale al diritto alla salute Daniela Scaramuccia, a cui per prima cosa chiediamo di accogliere la richiesta dell’Aduc di aprire un’inchiesta che accerti dinamiche e responsabilità di un simile macroscopico errore». Taradash e Mugnai chiedono però anche pubbliche scuse da parte dei vertici della sanità livornese e regionale: «Siamo consapevoli di quanto insufficienti siano le risorse investite nella prevenzione oncologica e di come il rischio di errori sanitari sia fisiologico e ineliminabile», affermano i due esponenti del Pdl.

«Tuttavia – concludono – riteniamo che non per questo si debbano lasciar andare le cose al loro destino. Per questo torniamo una volta di più a chiedere che nelle stanze dei bottoni della sanità si smetta di dare la priorità alle questioni burocratiche e si torni a pensare alla persona e al suo bisogno di assistenza e cura, magari anche vigilando sull’operato dei professionisti sanitari». La denuncia arrivata da Gianfranco Mannini, all’Assessore regionale toscano al Diritto alla Salute, alla Direttrice dell‘ASL di Livorno e al Direttore Generale dell’Ospedale di Livorno.

"Il giorno 26 febbraio scorso una donna di anni 84 accusava un forte malessere per il quale i familiari, alle ore 11,30 circa, si vedevano costretti a portarla al pronto soccorso dell’ospedale di Livorno. Nonostante l’età e l’evidente malessere veniva visitata in tarda serata (ore 19 circa). La dottoressa di turno, dopo avere diagnosticato “una infiammazione alle emorroidi” alle ore 20, all’atto delle dimissioni della paziente si rivolgeva con fare offensivo ai familiari con parole del tipo: “l’avete portata qua perché non la volete tenere in casa!”. Visto il perdurare della cattive condizioni di salute dell’anziana signora, il 13 marzo i suoi familiari la portavano al pronto soccorso dell’ospedale di Cisanello di Pisa.

I medici presenti, viste le cattive condizioni di salute provvedevano con immediatezza a sottoporla alle analisi di routine e, visti i risultati, procedevano ad un ricovero d’urgenza. Nei giorni successivi veniva accertato un tumore all’ultimo stadio e le diagnosticavano pochi giorni di vita. Il 27 aprile, infatti, la signora e' deceduta"

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