Diga Montedoglio: messa in sicurezza e rapido ripristino

In aula l’assessore regionale Gianni Salvadori ribadisce la necessità di “garantire sicurezza e acqua”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 gennaio 2011 14:37
Diga Montedoglio: messa in sicurezza e rapido ripristino

Celeritŕ nel ripristino e sicurezza. Queste le due parole d’ordine che ruotano attorno alla rottura di un fronte di 30 metri nella diga di Montedoglio (Ar) alla fine dello scorso mese di dicembre. La rottura causň l’aumento della portata del fiume Tevere e il conseguente sfollamento di circa 450 persone (300 a Sansepolcro e 150 ad Anghiari evacuate nella notte tra mercoledě 29 e giovedě 30 dicembre). Fatti salvi i tempi necessari alla magistratura per svolgere le indagini su dinamica e responsabilitŕ dell’incidente, che a “quanto si conosce non ha causato danni a persone né allagamenti in centri abitati o zone produttive, l’attenzione su un invaso che serve 2 Regioni, 3 province e per l’uso idropotabile 15 comuni, deve restare massima.

Parallelamente, č necessario lavorare per un rapido e completo ripristino, nonché alla progettazione su cui la convergenza dei soggetti coinvolti č stata totale”. A riferire sul cedimento alla diga e rispondere a quattro interrogazioni presentate da Lega, Udc, portavoce dell’opposizione e Federazione Sinistra e Verdi, l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori. L’assessore ha ribadito le competenze della Regione: “In materia di vigilanza e controllo su grandi dighe, non abbiamo poteri.

In materia di gestione in condizioni di sicurezza. L’interlocutore č l’Ente irriguo Umbro-Toscano”. Secondo quanto riferito dall’assessore, due punti devono essere chiari: “Diga e opere primarie di adduzione che ne derivano devono restare di proprietŕ del demanio statale mentre gli interventi sono a carico dello Stato”. Oltre a questo, Salvadori crede sia necessario “un comitato di sorveglianza che sia rappresentativo di tutti gli enti interessati: Regioni, Province e Comuni” anche per la creazione di un “nuovo Ente che subentri all’attuale, da tempo commissariato, che prenda in carico la gestione del bacino e la distribuzione dell’acqua per uso sia idropotabile che irriguo”.

Entrando nel merito delle interrogazioni, Giuseppe Del Carlo (Udc) ha parlato di risposta “carente per quanto attiene competenze della Regione e superamento della fase emergenziale”. Al di lŕ delle competenze dei vari Enti, la prioritŕ “assoluta č la sicurezza. Tutto il resto č secondario”. “Č vero – ha continuato Del Carlo - che la Regione non ha autoritŕ in merito a gestione e controllo, ma il problema č stato sottovalutato. Tanto la Toscana quanto l’Umbria devono esigere controlli, maggiore decisione, determinazione e intransigenza”. Per quanto attiene l’informazione ai cittadini, oggetto dell’interrogazione di Dario Locci (Lega), Salvadori ha specificato che “le competenze, su situazioni di pericolo per calamitŕ naturali, sono trasferite dal prefetto al sindaco” (art.

12 comma 1 Legge n. 265 del 3 agosto 1999). Una risposta definita da del Carlo “carente” perché al di lŕ delle competenze di ciascuno, si č messa a nudo una situazione di incapacitŕ”. “La Valtiberina – ha ricordato il consigliere - ha pagato un prezzo altissimo per la realizzazione della diga. La privazione di una parte notevole del suo territorio, compreso un sito archeologico importante. Il punto cruciale č quindi quello di limitare i danni e sfruttare l’invaso nel migliore dei modi”. Da Monica Sgherri (Fed.

Sinistra-Verdi) l’auspicio ad “uscire il prima possibile dal commissariamento”, a lavorare per un “celere ripristino della diga” anche per risolvere un quadro complicato in tema di accertamenti “sulla sicurezza dell’impianto che deve essere noto c’č e ci sarŕ in futuro”. La capogruppo ha chiesto inolte che “il Consiglio venga costantemente informato su tutti i prossimi passi che saranno compiuti”

Notizie correlate
In evidenza