Giovedì 20 maggio la manifestazione dei Comuni del centro Italia

"Usciamo dall’emergenza diamo il futuro alle autonomie locali". Con questo slogan giovedì 20 maggio scenderanno in piazza a Firenze, con una grande manifestazione unitaria, le Anci regionali di Toscana, Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Marche e Umbria

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 maggio 2010 23:11
Giovedì 20 maggio la manifestazione dei Comuni del centro Italia

Quasi 30 milioni di euro. A tanto ammonta il mancato rimborso da parte dello Stato ai Comuni toscani per l’abolizione dell’ Ici prima casa per l’anno 2008. Il minore introito - che emerge dal riepilogo definitivo comunicato nei giorni scorsi dal Ministero dell’Interno ai Comuni per gli anni 2008 e 2009 - è pari a un taglio di oltre il 10% del totale dei trasferimenti dovuti. A livello nazionale, per i Comuni il mancato rimborso Ici prima casa sarà pari a 344 milioni. Per fare degli esempi, al Comune di Firenze verranno a mancare oltre 4 milioni di euro, a Prato oltre 1 milione e 300 mila euro, per Lucca la perdita sarà di circa 472.000 euro, per San Giuliano Terme di oltre 300.000 euro e così via. Ici e mancati trasferimenti statali saranno uno dei temi caldi della manifestazione dei sindaci dell’Italia centrale in programma giovedì 20 maggio a Firenze, dove con una singolare forma di protesta scenderanno in piazza i Comuni dell’Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Toscana e Umbria, con il sostegno delle Anci regionali e l’adesione delle Associazioni regionali di Upi, Uncem e Legautonomie.

Per l'Umbria ha aderito anche l'Aiccre. Con lo slogan “Usciamo dall’emergenza diamo il futuro alle autonomie locali”, i sindaci lanceranno l’allarme sul Patto di stabilità - per rispettare il quale i Comuni risparmiano circa 1 miliardo e 200 milioni ogni anno, mentre i Ministeri aumentano ogni anno la spesa - e perchè da oltre 10 anni lo Stato taglia loro risorse impedendo che siano fatti nuovi investimenti. “Impediamo che mettano al tappeto i nostri Comuni”: è il grido dei sindaci, che chiedono una revisione del Patto per poter utilizzare i soldi risparmiati per continuare a garantire i servizi ai cittadini, pagare le imprese che hanno lavorato, fare i lavori pubblici necessari, contribuire a riavviare l’economia locale.

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